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Scuola, gli studenti migliorano. Il Sud fa progressi più in fretta

Lettura e matematica non sono più le “bestie nere” degli italiani

08/12/2010
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Il Messaggero

di ALESSANDRA MIGLIOZZI

ROMA - Italia promossa dall’Ocse, ma con riserva. Migliorano le performance dei nostri 15enni in matematica, scienze e lettura-comprensione del testo. Ma restano forti lacune nelle loro conoscenze: un’ampia fetta di studenti ha competenze di basso livello (il 20% è al di sotto della soglia minima nella lettura), le eccellenze scarseggiano. Rimane, poi, il divario fra Nord e Sud, con il risultato che studiare in una regione o in un’altra incide pesantemente sul livello di conoscenze che si possono raggiungere. La fotografia emerge dai risultati dell’indagine internazionale Pisa, il programma internazionale di valutazione degli studenti. Nel 2009 oltre 30mila quindicenni italiani sono stati sottoposti ai test che l’Ocse somministra ogni tre anni. Stavolta è andata meno peggio: rispetto al 2006 il punteggio medio ottenuto dai nostri ragazzi in matematica, scienze e lettura è più alto. Cominciamo ad avvicinarci alla media Ocse che tre anni fa sembrava lontana. In cima alla classifica dei paesi dell’Organizzazione svettano la Finlandia e la Corea. Se si allarga l’orizzonte a tutte le nazioni partecipanti la Cina straccia la concorrenza. I ragazzi dell’area di Shanghai ottengono le migliori performance con punteggi altissimi: 556 per la lettura, 600 per matematica, 575 per scienze. L’Italia in lettura si ferma a 486 punti contro una media Ocse di 493. Nella classifica che comprende tutti i partecipanti ai test siamo 29esimi, eravamo 33esimi nel 2006. Nelle scienze il punteggio medio italiano è 483 (media Ocse 496): siamo 35esimi, eravamo 38esimi nel 2006. Nelle scienze siamo sempre 35esimi con 489 punti (media Ocse 501), eravamo 36esimi la volta scorsa. Analizzando solo il dato interno emerge meglio l’inversione di tendenza: in lettura nel 2000 avevamo 487 punti di media. Nel 2006 siamo scesi a 469. Nel 2009 siamo tornati a ‘galla’ con 486. L’Ocse ci elogia poi per i miglioramenti “considerevoli” in matematica: avevamo 466 punti nel 2003, oggi siamo a 483. Nel 2006 il 32% degli studenti aveva performance di basso livello, nel 2009 sono scesi al 25%. La distanza dalla media Ocse adesso è di 13 punti, nel 2006 era di 36. Nelle scienze il punteggio medio ottenuto nel 2009 è 489: la distanza con il punteggio medio Ocse si è dimezzata.
Il ministro Gelmini si dice «orgogliosa. L’Italia inverte un trend negativo che durava da dieci anni- spiega-. Abbiamo investito sulla valutazione e i risultati ci premiano». Il Pd la bacchetta: i meriti non sono suoi e restano molti problemi sul piatto come il divario fra regioni. Che però riserva sorprese: a guidare l’inversione di tendenza non è il Nord, ma il Sud. Nelle aree settentrionali i risultati sono sopra la media Ocse, con la Lombardia che si piazza prima in tutti e tre gli ambiti. Ma le performance del Nord, soprattutto del Nord-Est risultano stabili (anche per la forte presenza di stranieri). Mentre il Sud migliora nettamente i propri punteggi. Il caso della Puglia sorprende: il recupero in matematica supera i 50 punti. Campania e Calabria restano in coda. Gli studenti più brillanti sono quelli dei licei, ma anche nei tecnici e nei professionali migliorano i risultati. L’Invalsi, l’istituto nazionale di valutazione conferma l’inversione di tendenza. «Ci sono forti segnali di miglioramento- spiega il presidente Piero Cipollone-, il Sud comincia a convergere verso la parte del paese che ha i risultati migliori. Tre anni fa recitavamo il de profundis della scuola. Invece qualcosa è cambiato». Ma cosa? «Al Sud si sta facendo uno sforzo straordinario nell’immissione di risorse e si sta lavorando tanto nelle scuole. Anche il nuovo sistema di recupero dei debiti introdotto alle superiori sta facendo la sua parte. E sta maturando una maggiore familiarità con le prove». Insomma non è merito di questa o quella riforma: sta piuttosto cambiando la mentalità e anche i test ora sembrano meno ostici


Torna l’appuntamento in cui le lavoratrici
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