Scuola, il «gender gap» nelle competenze si amplia con l’età: le ragazze si fermano (anche nel lavoro)
Dalla fine della scuola dell'obbligo all'età adulta i ragazzi aumentano il vantaggio rispetto alle coetanee nelle conoscenze matematiche e recuperano il divario nell'abilità di lettura, mentre le ragazze restano al palo, a scapito anche della loro carriera lavorativa
Giuliana Licini
Dalla fine della scuola dell'obbligo all'età adulta i ragazzi aumentano il vantaggio rispetto alle coetanee nelle conoscenze matematiche e recuperano il divario nell'abilità di lettura, mentre le ragazze restano al palo, a scapito anche della loro carriera lavorativa. E' la fotografia del «gender gap» nelle competenze scolastiche, e in seguito professionali, scattata da alcuni ricercatori internazionali in uno studio pubblicato dalla “Economics of Education Review”.
La ricerca esamina l'evoluzione in vari Paesi delle competenze matematico-scientifiche e nella comprensione dei testi nella generazione scolastica dei nati nel 1984-85, seguendola dai 9 ai 27 anni, attraverso i risultati di test internazionali quali Ocse/Pisa, Piacc, Pirls e Timss.
Come spiega Francesca Borgonovi, docente allo University College London, analista Ocse e uno degli autori dello studio, nei Paesi analizzati in generale «le differenze di genere nelle materie matematico-scientifiche a 9-10 anni sono quasi inesistenti, tendono ad accentuarsi all'età di 15-16 anni, pur restando contenute, ma in seguito c'e' un continuo aumento del divario a favore dei ragazzi, che tendono ad andare molto meglio delle ragazze all'età di 26-27 anni».
Nella comprensione scritta, per contro, mentre sui banchi delle elementari i due generi sono praticamente appaiati, le ragazze superano i ragazzi durante l'adolescenza quando il loro vantaggio rispetto ai coetanei raggiunge il massimo, ma poi la superiorità svanisce nell'età adulta. Il vantaggio dei ragazzi nelle abilità matematiche, invece, aumenta costantemente, con un percorso lineare.
Il “gender gap” nelle competenze che si afferma negli anni della adolescenza può essere collegato probabilmente con le norme sociali di genere e con differenze nei tratti psicologici, legati in particolare – spiega lo studio – con la diversa tempistica dello sviluppo cognitivo ed emozionale.
I ragazzi, che nella scuola secondaria secondo le valutazioni di apprendimento sono più bravi in matematica e scienze, su questa onda sono più propensi all'università a scegliere materie Stem e più spesso nella professione sono in ambiti basati sulle discipline scientifico-matematiche.
Al tempo stesso «la differenza nella comprensione dei testi rispetto alle donne tende a scemare, probabilmente perché qualunque sia il loro percorso, la comprensione può essere acquisita o migliorata anche studiando un manuale di matematica o di ingegneria, oppure leggendo un giornale», sottolinea l'economista.
Le ragazze, che a 15 anni stando ai test sono meno a loro agio con i numeri dei loro coetanei, invece sono sotto-rappresentate nell'istruzione Stem nella maggior parte dei Paesi Ocse e in seguito anche nelle professioni e nei campi di studio Stem, che sono i più premianti sul mercato del lavoro.
Nei 21 Paesi esaminati dallo studio, solo il 12% delle donne si trova in carriere Stem contro il 40% degli uomini. Non solo, le donne fanno un minore utilizzo delle loro competenze con i numeri sia a casa, sia in generale nel loro posto di lavoro, cioè sono coinvolte in modo meno frequente rispetto agli uomini in compiti che richiedono abilità numeriche. Le persone in carriere Stem, d'altro canto, utilizzano le capacità di scrittura e lettura tanto quanto coloro che hanno lavori non-Stem.
«Le scelte di studio e poi occupazionali, e sono scelte spesso indirizzate dalla società, penalizzano le ragazze per quanto riguarda le loro capacità matematiche. Mentre per gli uomini questo non avviene - riassume Borgonovi -. Quello che succede nell'età dell'adolescenza, quando c'è un pronunciato stereotipo con le ragazze che vanno bene nella comprensione dei testi e i maschi in matematica, è fondamentale. Dall'adolescenza si sviluppa un percorso che avvantaggia i maschi, laddove negli ambiti disciplinari in cui vanno meglio tendono ad andare sempre meglio, mentre negli ambiti disciplinari in cui andavano meno bene, recuperano».
E', invece, molto più difficile recuperare le competenze matematiche che non si sono acquisite a scuola, anche se nasce l'interesse o la necessità di colmare le lacune, come ad esempio per un nuovo inserimento professionale, sottolinea l'economista. Per questo, «sarebbe importante chiudere il prima possibile, sui banchi di scuola, il divario delle competenze nelle discipline matematiche o numeriche, perché si tende a non farlo dopo, mentre per la comprensione dei testi c'é più tempo. A 27 anni si può riprendere in mano i Promessi Sposi in tutta tranquillità. È molto più difficile cimentarsi ex-novo con algoritmi o teoremi - osserva infine l'economista - . Se non si punta sulla matematica presto, questo comporta la chiusura di tutta una serie di percorsi di studio e professionali e si vanno in un certo senso a rimarcare visioni stereotipate a svantaggio delle donne, che poi portano a una mancanza di potenzialità per tutta la vita». Perchè, «molte porte si chiudono», anche nel lavoro.