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Scuola, insieme merito e uguaglianza

Maria Chiara Carrozza-Rettore Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa

08/06/2012
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l'Unità

LA VALORIZZAZIONE DEL MERITO INDIVIDUALE  SAREBBE FORSE DI DESTRA, ENTRELASINISTRAPERSEGUIREBBEUNGRIGIO  APPIATTIMENTO  DI MASSA? QUESTA È LA VISIONE  caricaturale che qualcuno vorrebbe trarre  dalle discussioni accesesi in questi  giorni intorno alle proposte di riforma  del governo. Ora, su questo punto culturalmente  e politicamente cruciale bisogna  intendersi bene, senza equivoci. E  l’equivoco più grave sarebbe proprio  quello di attribuire alla politica scolastica  della sinistra una contrarietà o diffidenza  verso la crescita di studenti, di  scuole, di ricercatori, di poli di ricerca eccellenti.  È vero il contrario: perché è, perché  deve essere appunto la realizzazione e valorizzazione  di questi picchi l’esito finale  di una crescita complessiva del sistema  di istruzione e di formazione alla ricerca  perseguito dalla sinistra come condizione  strutturale. Insomma, non una competizione  fra individui in fuga isolati da un  gruppo in ritardo perenne e sempre più  grave, ma l’esprimersi delle capacità migliori  (individuali e di gruppo, creative e  organizzative) su un solido terreno egualitario.  Eguaglianza, si intende, non come primato  al ribasso della mediocrità, ma come  generalizzazione delle condizioni di  accesso all’eccellenza: non una gara fra  iperdotati ma la scoperta e valorizzazione  dei più dotati attraverso un processo  di mobilità sociale che nella scuola e  nell’università deve avere il suo principale  centro propulsivo. Infatti è proprio nella  perdita di questa capacità di promuovere  la mobilità sociale che si manifesta  la crisi profonda in cui è impantanato il  nostro sistema di istruzione pubblica.  Il vincitore di un’olimpiade, in qualsiasi  ramo sportivo, rappresenta sempre la  vetta di un vasto movimento di base in  quel settore: non è mai un exploit isolato,  e quando lo fosse non lascerebbe comunque  traccia. La cosiddetta meritocrazia  (concetto improprio e in sé assai confuso)  andrebbe piuttosto ricondotta al più  sano “merito”: che pertiene all’eccellentissimo  primo, al buon secondo, ma anche  al centesimo che si batte per migliorare  a novantesimo. Così cresce un gruppo,  così cresce un Paese.  Massima attenzione, dunque, allo stimolo  per i migliori: ma dando a tutti, appunto,  la condizione per partecipare alla  gara, di proporsi come i migliori, o comunque  di migliorare.  Credo che la discussione, condotta in  questo spirito, possa trovare punti di convergenza  positivi, e alcune dichiarazioni  e precisazioni del ministro Profumo vadano  nella direzione giusta: ed è in ogni  modo molto positivo che, in questo momento  di crisi economica, il tema  dell’istruzione e della formazione alla ricerca  sia stato posto di nuovo al centro  dell’attenzione: ma di quale crescita che  sia duratura e non congiunturale si potrà  mai parlare senza investimento in queste  funzioni fondamentali dell’intervento  pubblico, scuola e università?  Bene dunque l’impegno riformatore  nel settore e meglio ancora - ce ne sono  tutte le condizioni - una convergenza fra  l’azione riformatrice del governo e le esigenze  di equilibrio fra valorizzazione del  merito e condizioni di eguaglianza poste  dalle forze politiche più sensibili all’esigenza  di crescita in un contesto di equità  sociale