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Scuola, l'esercito dei 6000 rimasti senza lavoro

L'Unità - ed. Emilia Romagna-L’allarme di Errani Il presidente della Regione chiede alla Gelmini un incontro urgente L’ultima riduzione prevista a settembre è di 881 docenti e 606 assistenti E già oggi nelle classi oltre un alunno in più della media nazionale

18/03/2011
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l'Unità

A.Comaschi

Seimilia persone, tra docenti e personale tecnico-amministrativo, rimaste a casa negli ultimi tre anni in Emilia-Romagna, «è come se fosse sparita una grande impresa». Queste le stime portate dalla Cgil regionale scuola all’attenzione dell’assessore competente di viale Aldo Moro, Patrizio Bianchi.Un«enorme problema occupazione », nota il sindacato, che però - e su questo concorda anche Bianchi - non ha suscitato le proteste che merita. Dal canto suo, la Regione ha deciso di muoversi subito: lunedì ha licenziato in giunta una lettera del presidente Vasco Errani, inviata in settimana al ministro Gelmini con la richiesta di un incontro urgente. E di un dietrofront preciso sui tagli agli organici.

Trova quindi la più alta sponda istituzionale la denuncia lanciata la settimana scorsa dalla segretaria della Flc-Cgil regionale, Raffaella Morsia. Che partiva dall’ultima tranche di riduzione degli organici, a regime da settembre e ufficializzata proprio ieri dal ministero: sull’Emilia-Romagna vale 881 docenti e 606 Ata (ausiliari tecnici amministrativi) in meno. A questi vanno però aggiunti i 1.637 insegnanti “cancellati” già nel 2009, e gli ulteriori 1.193 dell’anno successivo: in tutto, 3.711 docenti in tre anni. Partendo dal 2009 anche per gli Ata, al 2012 risultano in regione 2.241 collaboratori scolastici in meno. Sommati a quelli degli insegnanti fanno appunto quasi6 mila posti di lavoro soppressi. Un dato ancora più inquietante, se messo a confronto con l’altro elaborato dalla Flc-Cgil: già oggi nelle classi emiliano-romagnole c’è oltre un alunno in più rispetto alla media nazionale.

Negli ultimi tre anni infatti, mentre gli organici si riducevano nelle nostre scuole entravano ben 25 mila alunni in più (34.900 se si guarda agli ultimi cinque, con un incremento dell’8,1%). Succede così che nelle primarie dell’Emilia-Romagna si contino in media 20,71 allievi per classe, contro i 19,43 della media nazionale; alle medie 22,99 contro 21,95; alle superiori siamo a ben 23,24 alunni in media, invece di 22,38. «Solo per “rientrare” nella media nazionale avremmo bisogno di 440 classi in più alle primarie e di altre 285 alle medie», spiega Morsia. Senza contare che, vista l’alta percentuale di scuole di montagna con classi giocoforza più ridotte, altrove i numeri sono anche superiori a queste medie. «Alla Regione abbiamo chiesto anzitutto un monitoraggio, ma anche un ruolo di governo forte della situazione.

Viene chiamata in causa la sua competenza sulla programmazione degli organici, inoltre ci sono in gioco diritti fondamentali» continua la segretaria Flc-Cgil. Quelli dei lavoratori. E quelli delle famiglie: «Vogliamo capire quali saranno gli effetti dei tagli sul numero di allievi per classe, sui disabili, sulla sicurezza delle aule. Ma anche le ricadute su Regione e enti locali, costretti a farsi carico di costi aggiuntivi per l’integrazione dell’handicap e la compensazione della riduzione di tempo scuola rispetto alle richieste».