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SCUOLA/PANINI (CGIL): CHI NON FA RELIGIONE NON VENGA PENALIZZATO

Monito a cattolici e ministero: alunni in stato di non obbligo

07/05/2007
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Roma, 6 mag. (Apcom) - Non esita ad attenuarsi la polemica a distanza tra la Cgil e le associazioni cattoliche che sulla base di una recente ordinanza del ministero della Pubblica Istruzione rivendicano a pieno titolo la validità del voto dei professori di religione cattolica durante gli scrutini scolastici: oggi Enrico Panini, segretario generale della Flc-Cgil, ha ribadito ad Apcom che gli studenti che decidono di non fare religione a scuola possono scegliere di non seguire insegnamenti alternativi senza il pericolo di incorrere in valutazioni negative o penalizzanti.

Secondo Panini in Italia è in vigore lo "stato assoluto di non obbligo, che è stato definito dalla Corte Costituzionale con la sentenza n.13 del 1991, non certo dalla Cgil, secondo cui non possono derivare crediti o penalizzazioni di alcun tipo a chi non partecipa all'ora di religione".

Il sindacalista sottolinea come la Corte abbia scelto la linea dello "stato di non obbligo" proprio "per non condizionare dall'esterno della coscienza individuale l'esercizio di una libertà costituzionale, come quella religiosa, coinvolgente l'interiorità della persona".

Su questo punto, invece, le associazioni cattoliche forniscono un'interpretazione completamente diversa: "lo studente che si avvale della religione o che sceglie la materia alternativa - ribatte Orazio Ruscica, segretario dello Snadir - ha il diritto a vedersi riconosciuto, proprio in sede di scrutinio finale o di ammissione agli esami di Stato, il profitto scolastico che ha tratto dalla frequenza e dallo studio di una delle suddette discipline scolastiche".

Per il segretario del sindacato nazionale degli insegnanti di religione è inammissibile che lo studente che decida di non partecipare né all'ora di religione né a quella alternativa possa essere valutato allo stesso modo di chi partecipa: "chi decide di non fare nulla durante l'anno scolastico non può lamentarsi se alla fine non può vantare un ulteriore elemento di valutazione finale. Il disimpegno non può essere premiato".

"Invece la Cgil - continua Ruscica - vuole premiare chi è disimpegnato, chi sceglie di non fare nulla durante l'anno scolastico, e bacchettare invece gli studenti che mostrano nei fatti di lavorare di più. Certo è strano che la Cgil scuola invece di sollecitare gli studenti a coniugare 'libertà e disciplina' li istighi soltanto ed unicamente al disimpegno, spezzando così il diritto di ogni studente ad una formazione integrale della propria personalità".

Pronta la replica del sindacato laico: "il Signor Ruscica fa molta confusione - ha detto oggi il leader della Flc-Cgil - ed ignora i fondamentali delle norme che regolano il nostro Stato: la sua interpretazione è semplicemente illegittima perché disattende proprio la sentenza della Corte costituzionale n. 13 del 1991, nella quale si precisa che esiste uno stato assoluto di non obbligo degli alunni che non si avvalgono dell'insegnamento di religione cattolica".

Secondo il leader della Federazione lavoratori della conoscenza ad alimentare confusione avrebbe collaborato anche il ministero della Pubblica Istruzione con l'ordinanza ministeriale n. 26 del 15 marzo scorso, firmata dal ministro Giuseppe Fioroni, attraverso la quale sono state introdotte nuove disposizioni al nuovo esame di Stato: tra le novità vi è quella che esclude dal credito scolastico chi si assenta dall'edificio scolastico proprio durante l'ora di religione, salvo riconoscergli un credito formativo nel caso in cui vengano certificate attività qualificate compiute durante l'assenza da scuola.

Per il segretario della Flc-Cgil quella giunta da viale Trastevere è un'indicazione non in linea con la Costituzione e il Concordato tra Stato e chiesa cattolica che non ammettono distinzioni per motivi religiosi: quella indicata dal ministero "è una previsione semplicemente illegittima perché disattende la sentenza della Corte Costituzionale del 1991. Non a caso le precedenti disposizioni ministeriali sugli esami di Stato - conclude Panini - non prevedevano le possibilità illegittimamente introdotte ora".

Il sindacato è convinto di aver dato la giusta interpretazione alle leggi in vigore al punto di lanciare un vero e proprio appello scuole: applicando il loro potere autonomo i collegi dei docenti o singoli consigli di classe potrebbero anche rifiutarsi di applicare le ultime indicazioni del ministero dell'Istruzione.

"Le scuole per affermare il principio di non distinzione in base al credo religioso e per applicare correttamente le leggi dello Stato - scrive la Flc-Cgil rivolgendosi ai docenti attraverso il sito internet - debbono in sede di scrutinio finale trasformare il voto, se determinante, dell'insegnante di religione cattolica, in giudizio motivato da iscrivere a verbale".

In poche parole per la Cgil la valutazione del docente di religione, come quella dell'insegnamento alternativo, va sottratta "dal computo dei voti per determinare maggioranza e minoranza, nel caso in cui tale voto dovesse risultare decisivo per decretare promozione o bocciatura".

Sinora sulla vicenda dal ministero della Pubblica Istruzione non giungono repliche, ma in vista degli imminenti scrutini di fine anno in molti si aspettano una più chiara presa di posizione.