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Scuola, perché non è accettabile una (seconda) falsa partenza

Il governo prometta che non chiuderà più, altrimenti sono solo slogan che non servono a nulla, specialmente agli studenti

27/11/2020
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Corriere della sera

Gianna Fregonara

Perché la riapertura — seppure graduale — delle scuole superiori non sia soltanto uno slogan buono per farsi applaudire sui social, non è sufficiente che il nuovo Dpcm indichi la data in cui i primi pochi fortunati studenti potranno rimettere piede nelle loro aule. Servirebbe che il governo decidesse cosa intende fare nei prossimi mesi e, cioè, se le scuole e gli adolescenti restano dei sorvegliati speciali come lo sono i ristoranti, i negozi e i campi da sci o se invece, una volta riaperte, le scuole non richiuderanno più fino alla fine dell’anno scolastico.

Solo un impegno definitivo a mantenere il diritto all’istruzione può giustificare la fatica che fanno presidi e insegnanti per seguire le regole sanitarie imposte dal Covid e far proseguire la didattica. Tutto il resto non serve. Dire che le scuole devono «aprire in sicurezza» come ripetono esperti e ministri (ieri anche i sindaci) o è un’ovvietà o è una scusa. O forse significa ammettere che a settembre il Paese non era pronto a riaprire le scuole? Una seconda falsa partenza non è accettabile.


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