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ScuolaOggi: Cesare Scurati: "Se si pensa a una scuola elementare poco evoluta"

Esistono basi pedagogiche per sostenere che il maestro unico è meglio ?

19/09/2008
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ScuolaOggi

Se si pensa a una scuola elementare poco evoluta"

Per capire che cosa sta succedendo nella scuola italiana. Al di là di ogni sterile contrapposizione. Scuolaoggi ha così deciso di interpellare uomini di sicura esperienza e valore scientifico per rispondere ad alcuni quesiti di fondo che oggi il ministro Gelmini impone. Abbiamo cominciato da Cesare Scurati, insigne pedagogista della Cattolica maestro di intere generazioni di insegnanti e ripetutamente coinvolto nell'elaborazione dei temi di riforma della scuola italiana. In quella primaria, innanzitutto. Ecco l'intervista.

1.Esistono basi pedagogiche per sostenere che il maestro unico è meglio ?

Il concetto di ‘basi pedagogiche’ potrebbe venire sostituito da quello di ‘argomenti pedagogici’; inoltre, non si può parlare di meglio o di peggio in assoluto ma soltanto relativamente al disegno o ‘modello di scuola che si ha in mente.

Allora: se si pensa alla scuola primaria come una scuola molto semplice, proprio ‘elementare’, poco evolutiva, alfabetizzante in maniera puramente strumentale, soltanto preparatoria per quel che seguirà, culturalmente non espansa e relazionalmente protettiva, il maestro unico è un corrispettivo adeguato. Nell’’85 (Programmi della scuola elementare) si parlò di una funzione di «alfabetizzazione culturale» che tenesse conto dell’ampiezza dei linguaggi e delle conoscenze da controllare e dell’ampliamento delle esigenze informative e formative significative per un periodo lungo di crescita e di trasformazione personale qual è quello che va dai sei agli undici anni.

Se questo non è più vero, e se si vedono gli alunni della scuola primaria come bambini sempre piccoli, è facile trarne le conseguenze: ma si dicano i veri motivi, che non sono soltanto quelli economici.

Un tema che – secondo me - andrebbe seriamente trattato è invece questo: se l’estensione dell’obbligo e la sua efficacia reale modifichino o meno il profilo delle attese nei confronti della scuola primaria come tale, che nella nostra storia è sempre stata la grande ‘università popolare’ accessibile a tutti. Ugualmente importante sarebbe ragionare sulle possibili implicazioni dell’organizzazione per ‘istituti comprensivi’ e le sinergie che, in un’ottica di continuità, potrebbero permettere di collaborare fra insegnanti di ordini diversi.

Bisogna fare analisi tecniche.

2.E’ vero che all’estero questa è la scelta più diffusa ?

E’ una verifica molto complessa e, tutto sommato, non molto indicativa: ogni sistema deve trovare le risposte più confacenti alle proprie intenzionalità sociali, politiche ed educative.

In linea di larga massima, sono più riscontrabili i disegni a prevalenza, ma occorre vedere quali ne sono le premesse ed in quali contesti istituzionali ed organizzativi si inseriscono. Le figure senza fondo non hanno mai senso: ancora di più quando si parla di grandi disegni culturali.

3.Che cosa perderebbe la scuola italiana con il maestro unico ?

Si veda quanto detto al punto 1: dipende da quello che si vuole. Io credo che si perderebbe un’occasione di utilizzare una possibilità di collaborazione integrativa fra professionisti adulti per svolgere un compito di altissima importanza morale. Richiudersi, frammentarsi o reinventare gerarchie fra colleghi non è oggi una bella lezione di progresso. Inoltre, perché mai la scuola non dovrebbe essere toccata dalla grande legge della cooperazione fra i diversi che è alla base del successo scientifico, culturale e relazionale in ogni campo dell’attività umana ?

Quanto alla restrizione contenutistica, va da sé: il maestro ‘supergeneralista’ è seriamente riproponibile ?

4.Come si può risparmiare per eliminare sprechi ?

Bisogna vedere, innanzitutto, se gli sprechi ci sono e rispetto a che cosa. Quando non si vuole più un certo tipo di qualità, tutto quanto la supporta viene considerato uno spreco. I discorsi, cioè, conviene sempre farli partendo dall’inizio