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ScuolaOggi: Il rispetto delle regole. Anche la Gelmini ha parlato

di Federico Nicoli

05/03/2010
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ScuolaOggi

Premetto che mi auguro che "er pasticciaccio brutto" , come lo chiamano a Roma, della mancata accettazione delle liste PDL a Roma e del listino del celeste a Milano si risolva politicamente con la riammissione di tutti alla competizione elettorale di fine marzo : la sinistra o il centrosinistra dovrà attrezzarsi per vincere sul campo le competizioni elettorali e non a tavolino.

Mi interessa, però, mettere in evidenza l’arroganza e la supponenza del PDL , che derivano dalla certezza di rappresentare il potere in quanto tale, considerando quella che è una regola da rispettare una formalità alla quale non debbono aderire gli unti del signore, eletti dal popolo sovrano!

Anche il nostro ministro, Mariastella Gelmini, si è inserita nel ginepraio delle dichiarazioni "a perdere" ed ha detto la sua : occorre badare alla sostanza, occorre una buona dose di flessibilità da parte dei magistrati, che si impantanerebbero in un mare di cavilli per far trionfare la burocrazia al posto della democrazia.

Brava, Mariastella! A seconda delle convenienze governative, si fa appello ad una flessibilità "buona" o ad una flessibilità "cattiva". Vedremo come utilizza la nostra questi canoni ermeneutici nel governo della scuola italiana

Le regole elettorali, pur essendo vecchie (sono in vigore dal 1995) e senz’altro da rivedere per la persistenza di una certa farraginosità procedurale, sono state decise per presidiare la legittimità di una delle più importanti fasi della vita democratica del paese : la costituzione degli organi elettivi a vari livelli. È vero che esistono 14-15 procedure elettorali per i diversi organismi da eleggere e che mister semplificazione (il buon Calderoli) si sarebbe potuto lodevolmente esercitare per distinguere il grano dal loglio invece di pontificare su improbabili complotti . Persino Gasparri si è avventurato in dotte citazioni da prima repubblica, dimenticando la famosissima favola del lupo e dell’agnello. Dal 1995 ad oggi nessun governo di centro, centrosinistra, centrodestra ha provveduto a disboscare la giungla legislativa e regolamentare. Pertanto – e qui mi riferisco ai piagnistei dei radicali e delle formazioni politiche improvvisate- con le norme vigenti bisogna fare i conti . E chi non riesce a raccogliere le firme non può approfittare di qualche scivolone dei dilettanti allo sbaraglio per chiedere l’annullamento delle elzioni in tutta Italia per rimettersi in gioco.

Persino per le elezioni di un Consiglio di Istituto occorrono

- un certo numero di firme di presentazione delle liste di genitori o insegnanti o personale ata (con relativa autenticazione delle firme);

- le accettazioni delle candidature (con relativa autenticazione delle firme con timbri e qualifiche del soggetto abilitato all’autenticazione: il dirigente scolastico, il notaio,…)

- la certificazione della iscrizione delle liste elettorali della componente per cui si presenta la lista o si accetta la candidatura

- soprattutto la presentazione dell’intero pacchetto documentale a partire da un certo giorno e fino alle ore x (termine inderogabile) di un certo giorno

Non è vero, poi, che nel procedimento (come sostengono gli arroganti e i supponenti pidiellini) non siano previste clausole di salvaguardia per errori scusabili. Tra i compiti delle Commissioni elettorali, a qualunque livello, è prevista non solo la mera accettazione delle liste, ma anche l’invito al presentatore di regolarizzare entro le 48 ore successive errori scusabili (la mancanza di un timbro e/o altre piccole distrazioni procedurali), ma non omissioni che facciano riferimento ai 4 punti essenziali sopra specificati.

Ma torniamo al nostro Ministro.

Con una supponenza degna di miglior causa, proprio lei racconta al popolo la favola delle interferenze (sic!) dei giudici ai danni del PDL con una strana inversione nella declinazione delle responsabilità dei vari protagonisti.

Nella scuola, dove, con la costituzionalizzazione dell’autonomia delle istituzioni scolastica, la flessibilità è la regola costitutiva dell’ordinamento, la Gelmini continua ad invadere il campo con regolamenti privi del necessario ancoraggio legislativo, ordinanze, direttive e quant’altro in settori riservati alla autonomia funzionale delle istituzioni scolastiche. Ad esempio, se in una istituzione scolastica non è stato istituito un posto in organico, l’autonomia non può spingersi fino ad inventarsi un posto inesistente. Ma se il posto c’è , non può il Ministro, come fa in continuazione, dettare regole sulle modalità di utilizzazione del posto, dell’insegnante,..

In materia elettorale, dove invece la flessibilità è l’eccezione, in quanto sono previste norme inderogabili per la correttezza delle procedure, Gelmini (e, prima di lei, la compagnia cantante del PDL) si avventura in una lezioncina ai giudici, che dovrebbero evitare un vulnus alla democrazia. Ignora, o finge di ignorare la nostra, che il rispetto delle regole non è una mera formalità, ma è la sostanza stessa della democrazia e non può essere assoggettato alle mutevoli esigenze dei governanti e dei potenti-prepotenti

Federico Niccoli