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ScuolaOggi: L'ultimo colpo di scure
Pippo Frisone
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Con la secondaria superiore si chiude il cerchio delle riforme volute dalla Gelmini.
Col 2010/11 partiranno le classi prime dei nuovi licei e dei nuovi indirizzi tecnici e professionali che andranno a regime nel 2014/15 .
Spariscono gradualmente le attuali 750 sperimentazioni inglobati in una trentina di indirizzi.
Meno tempo scuola per tutti da subito:da 27 ore nel biennio dei nuovi Licei a 32 ore nei tecnici e professionali…
Dall’intreccio dei quadri orari dei nuovi ordinamenti con l’aumento degli alunni per classe, l’aumento del rapporto alunni/posti, le riduzioni orarie nelle classi intermedie di tecnici e professionali con gli obiettivi previsti dalla L.133/08, nella secondaria superiore salteranno nel prossimo anno scolastico complessivamente 13.746 posti !
I tagli più significativi falcidieranno l’istruzione tecnica ( tra docenti laureati e ITP sono previste riduzioni per 7.161 posti nel 2010/11 )
Gli organici delle superiori da 211.774 vengono ridotti a livello nazionale a 198.028 unità.
In Lombardia da 27.228 a 25.539 con un taglio di 1.689 posti.
A Milano si ipotizza un taglio di 642 posti nonostante l’aumento di 1.038 studenti.
In Lombardia gli studenti aumentano complessivamente di 3.192 unità, fatta eccezione per le province di Sondrio ( -69), Pavia (-125 ) e Como ( -179 ).
Le classi passano a livello regionale da 14.925 del 09/10 a 14.795 del 2010/11 ( -130 ), con un significativo aumento della media alunni per classe.
Quello della secondaria superiore e’ l’ultimo colpo di scure che si abbatte quest’anno sulla scuola italiana.
Il 2011/12 completerà la triade dei tagli alla scuola che hanno origine dall’art.64 della L.133/08, la prima finanziaria del Berlusconi IV.
Il saldo finale previsto come obiettivo dalla L.133/08 comporterà la scomparsa di 87.548 posti, cui verranno aggiunti 45mila posti di personale ATA per un totale di 133mila , equivalenti a 8miliardi di euro.
Un massacro senza precedenti .
E’ come se il Governo avesse decretato la chiusura contemporanea di 26 stabilimenti Fiat della portata di Pomigliano d’Arco.
Coi sindacati divisi, un’opposizione debole e senza il bisogno di indire alcun referendum.