ScuolaOggi: La mozione razzista (?) bipartisan del consiglio provinciale di Vicenza
di Federico Niccoli
Ha destato molto scandalo la mozione approvata con voto largamente bipartisan (pdl-pd) dal Consiglio Provinciale di Vicenza. Si chiede, in sintesi, che venga posto un severo stop alla nomina di presidi (purtroppo molti ignorano che i presidi non esistono più : oggi si tratta di dirigenti scolastici) provenienti dall’Italia Meridionale.
Reazioni indignate, accuse di razzismo e quant’altro. Ho letto che il vecchio amico , dirigente scolastico dell’Istituto Agnesi di Milano, siculo doc, ha raccontato la sua storia personale a Repubblica, esprimendo sdegno e riprovazione.
Nella fase “emotiva”, anch’io ho ringraziato la mia buona stella per essere nato in epoca pre-Salvini (il noto capogruppo leghista al Consiglio Comunale di Milano) e di aver potuto crescere professionalmente a Milano.
Ma le questioni sono più complesse.
Siamo oggi , e a giusta ragione, tutti più sensibili ai risorgenti rigurgiti di razzismo, fascismo, rondismo, discriminazioni sessuali e a tutto l’armamentario ideologico di una destra che non ha eguali in Europa.
Non abbiamo la stessa attenzione mirata ai fenomeni di illegalità dilagante (ad opera non solo della destra) in molte regioni del Sud nel momento in cui verificano, salvo ad accorgerci a distanza di anni della strage di democrazia e legalità consumata. Come tutti sappiamo, persino il tesseramento al Partito Democratico in Lazio, Campania ed altre regioni del Sud sembra farci assomigliare ad una delle tante repubbliche delle banane.
Che cosa è realmente accaduto a Vicenza? Occorre una premessa per capire la dimensione del problema.
I concorsi a “preside” si svolgevano a livello nazionale. Tutti gli aspiranti svolgevano le prove scritte e orali a Roma e, al termine della procedura, si formava un’unica graduatoria dei vincitori e degli idonei, che venivano inizialmente e successivamente destinati alle sedi vacanti nel territorio nazionale. In quel caso, i posti venivano coperti senza problemi da settentrionali-meridionali in base al punteggio assegnato nell’unica graduatoria e non si sono mai verificati problemi di sorta.
In epoca recente è stato introdotto il criterio della regionalizzazione – col trucco- dei concorsi. In particolare per il concorso a dirigente scolastico ogni regione bandiva un concorso per un certo numero di posti, aumentabile solo fino al 10% degli idonei.
Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia, Toscana,… si sono attenuti al criterio stabilito dalla legge. Al sud, invece, il 10% è divenuto una mera ipotesi di lavoro, una variabile indipendente benedetta da alcuni TAR delle rispettive regioni. E così al Nord le graduatorie si sono esaurite immediatamente, mentre al Sud gli idonei proliferano e coprono tutti i posti vacanti (per pensionamento, dimissioni, …) dell’intera Repubblica.
Da questa allegra gestione della legalità amministrativa, nascono poi le proteste, che non definirei razziste, anche se alimentate dall’insofferenza leghista per ogni cosa che “odori” di sud.
Molti amministratori (è il caso di Vicenza) protestano contro uno stato di cose che di fatto esclude bravissimi insegnanti dalla possibilità di accedere alla dirigenza (sol perché nelle regioni del Nord si è rispettata la legge e le direttive ministeriali) per far posto ad insegnanti provenienti dal Sud e pronti a rientrarvi appena possibile, creando caroselli perversi.