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ScuolaOggi: La sentenza della Corte Costituzionale contro la Gelmini

di F.Dacrema

03/07/2009
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ScuolaOggi

Con la sentenza n. 200/09 della Corte Costituzionale sulla rete scolastica la Gelmini perde un pezzo consistente della sua manovra. Una parte consistente dei tagli, infatti, sarebbe dovuta derivare da un ridimensionamento della rete scolastica: meno istituzioni scolastiche e meno punti di erogazione dell’offerta formativa. Come abbiamo costantemente segnalato, in questo modo, però, la manovra del governo sarebbe entrata in rotta di collisione con le competenze delle Regioni, otto delle quali (Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Puglia, Campania, Basilicata e Sicilia) hanno promosso ricorso per ottenere il rispetto del Titolo V della Costituzione. Ora la sentenza della Corte Costituzionale conferma che lo Stato, in particolare il Ministero dell’Istruzione, non può ridimensionare la rete scolastica sul territorio perché si tratta di una competenza delle Regioni e, di conseguenza, dichiara parzialmente illegittime alcune norme del decreto 112/2008. Due i punti dichiarati incostituzionali dai giudici della Consulta: l’assegnazione al ministero dell’Istruzione del compito di definire «criteri, tempi e modalità per la determinazione e l’articolazione dell’azione di ridimensionamento della rete scolastica» e il fatto che anche lo Stato, oltre a Regioni ed enti locali, possa «nel caso di chiusura o accorpamento degli istituti scolastici aventi sede nei piccoli comuni, prevedere specifiche misure finalizzate alla riduzione del disagio degli utenti». La sentenza conferma anche il carattere nazionale del sistema di istruzione, e le conseguenti esigenze di uniformità di disciplina su tutto il territorio nazionale, e demanda la soddisfazione delle esigenze autonomistiche all'esercizio di scelte programmatiche e gestionali rilevanti soltanto nell'ambito del territorio di ciascuna Regione. Secondo la suprema corte rientrano in queste ultime anche le scelte sulla rete scolastica, mentre il Governo ha tentato di imporre alle Regioni precisi parametri di ridimensionamento anche attraverso la minaccia del commissariamento. Nell’ottobre del 2008 con una norma introdotta in un decreto legge sulla sanità l’esecutivo intendeva infatti esautorare le regioni inadempienti in tema di accorpamento e chiusura di piccoli plessi., ma fu costretto dalla durissima reazione delle regioni a fare marcia indietro. Nell’ultima versione del regolamento su rete scolastica e organici (DPR n. 81/2009), appena pubblicato sulla gazzetta ufficiale, il Ministro rinuncia definitivamente ad imporre alle Regioni criteri e parametri: ogni decisione in materia di rete scolastica è rinviata ad una intesa in Conferenza Stato Regioni (si doveva fare entro il 15 giugno) e si limita a confermare l’obiettivo di conseguire dalla riorganizzazione della rete scolastica risparmi pari a 85 milioni di euro. Ora che la Corte Costituzionale ha stabilito che sulla rete scolastica la competenza esclusiva è delle Regioni e che il Governo non può intervenire in materia con un regolamento, è lo stesso obiettivo della riduzione della spesa ad essere messo in discussione dalle autonome decisioni delle Regioni. Le Regioni tornano quindi in pieno possesso di una leva fondamentale della programmazione dell’offerta formativa e potranno utilizzarla per interventi virtuosi di razionalizzazione e reinvestimento delle risorse per estendere l’offerta formativa e per migliorarne la qualità. Per altro, la mancanza di intese tra Governo e Regioni in materia di istruzione è il sintomo di un malessere più vasto che ha portato la Conferenza delle Regioni a sospendere le relazioni con l’esecutivo in tutti i tavoli istituzionali.