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ScuolaOggi: Lo spettro del maestro unico-doppio

di Fabrizio Dacrema e Gianni Gandola

29/07/2009
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ScuolaOggi

Qualche settimana fa abbiamo commentato su Scuolaoggi la delibera della Corte dei Conti secondo la quale il modello del maestro unico sostenuto dal duo Gelmini-Tremonti non poteva essere prescrittivo (“La Corte dei Conti frena la Gelmini: il maestro unico non può essere un obbligo“). Ora anche Tuttoscuola Focus torna sulla notizia, precisando: “Adesso è quasi ufficiale: il modello del maestro unico non è prescrittivo e le scuole possono organizzarsi con ampi margini di autonomia. Dopo che la precisazione era stata riportata all'interno della delibera della Corte dei Conti con la quale era stata dato l'ok alla registrazione del regolamento sul riordino del primo ciclo (DPR 89/2009), ora anche l'atto di indirizzo (in bozza) che dovrà accompagnare l'applicazione del regolamento parla esplicitamente di modello non prescrittivo e di flessibilità organizzativa da parte delle istituzioni scolastiche autonome.”

Da parte nostra, da tempo sosteniamo che il maestro unico nella scuola primaria risponde a due precise finalità. La prima – probabilmente anche in ordine di importanza – è quella di ridurre il numero dei docenti nella scuola elementare. Vale a dire la convinzione che più docenti che intervengono nelle classi costituiscono "un lusso che non ci si può più permettere” (parole di Giulio Tremonti), e che un solo docente, per un tempo scuola ridotto (24 ore) basta e avanza. In vista del federalismo fiscale l’obiettivo è ridurre a questo la spesa standard dello Stato; gli enti locali e/o le famiglie che vogliono più tempo scuola e più insegnanti se li pagheranno. Di qui la politica di tagli agli organici che ne consegue, per evidenti obiettivi di risparmio di spesa.

La seconda finalità, di natura più squisitamente ideologica, è quella di riportare indietro l’orologio della storia, a prima del ‘68. Basta con il “collettivo”, con il gruppo docente. Torniamo all’insegnante unico, tradizionale, alla lezione frontale e facciamola finita con l’insegnamento cooperativo e la pratica didattica del “lavorare in team”.

Ma è sempre Tuttoscuola a sorprendersi per il fatto che ora, in molte scuole, con ogni probabilità prevarrà e verrà di fatto attuato un modello diverso, vale a dire “ l'impiego del docente unico per metà tempo su una classe e per l'altra metà su un'altra, con il reciproco speculare del collega dell'altra classe. Due maestri unici con un orario equamente suddiviso su due classi.” (“Se il maestro unico…sono due”).

Tuttoscuola sembra dimenticare o sottovalutare il fatto che se le scuole tendono ad adottare questo tipo di organizzazione didattica non è perché è “ più comodo”, ma perché corrisponde al modello pedagogico-didattico del team docente, attuato per anni, sin dalla legge 148/1990 e ancor prima, nelle sperimentazioni di Tempo pieno. E le scuole lo ripropongono, appunto, in quanto funzionale sul piano didattico. Perché ha sempre funzionato bene (nella maggior parte dei casi) ed ha prodotto buoni risultati nel corso degli anni, anche perché consente di utilizzare al meglio la specializzazione in un’area disciplinare che ormai tutti i docenti della primaria hanno da ormai lungo tempo sviluppato.

Fa bene, allora, Tuttoscuola a porsi domande quali: “Il doppio maestro unico ridimensiona la valenza educativa della riforma?” E ancora: “Se questo modello del maestro unico doppio sarà assunto in modo generalizzato, non si potrà dire che l'autonomia delle scuole non abbia funzionato secondo le aperture ministeriali. Ma una domanda sorgerà spontanea: sarà salva, comunque, l'idea educativa del maestro unico di riferimento che ha accompagnato tra mille polemiche il lancio della riforma Gelmini?”

Anche se sembra un grido di dolore, la domanda più che altro ci sembra retorica, perché è evidente che – se questa sarà la tendenza, l’orientamento prevalente nelle scuole - tutto ciò significherà, come già la scelta dei genitori al momento delle iscrizioni, un chiaro rigetto del modello gelminiano. Il maestro unico continua ad essere, per genitori e insegnanti della scuola primaria, per la “scuola militante”, un modello che appartiene al passato, culturalmente povero e riduttivo. Piaccia o no a Tuttoscuola.

Fabrizio Dacrema e Gianni Gandola