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ScuolaOggi: Perché un decreto legge?

di Osvaldo Roman

02/09/2008
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ScuolaOggi

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il 28 agosto un nuovo decreto legge che riguarda la scuola e che sta impiegando molti giorni prima di uscire sulla Gazzetta ufficiale. Questa volta per giustificarne il ricorso si è tirata in ballo la necessità dell’urgenza di approvare le norme prima dell’inizio dell’anno scolastico. Nessuno, tantomeno la Gelmini, nell’ imbarazzata e in definitiva pietosa conferenza stampa in materia(da brava segretaria del commercialista di famiglia per l’occasione assurto al ruolo di grande docimologo del Consiglio dei Ministri), ha spiegato perché il 1° di agosto lo stesso Consiglio abbia approvato per le stesse materie,( ritorno al voto di condotta, educazione civica ecc.) un apposito disegno di legge contenente soluzioni assai diverse. Qualche ministro evidentemente deve aver fatto presente che la situazione del bullismo nelle scuole era precipitata drammaticamente durante l’estate. Si può anche immaginare, se ci si limita a considerare il perché dell’adozione dello strumento legislativo consentito per situazioni di urgenza, che nessuno degli affaticati ministri si era accorto allora dello svarione realizzato dalla Gelmini nel predisporre un disegno di legge per norme che sarebbero potute entrare in vigore solo con l’inizio del prossimo(2009-10) anno scolastico. Non che la scuola fosse priva di strumenti disciplinari volti a colpire i fenomeni di bullismo fra le aule scolastiche. Infatti proprio il primo agosto il Ministro aveva licenziato una circolare che dava attuazione al Decreto Fioroni sulle modifiche allo Statuto degli studenti in base alle quali venivano individuate le procedure per colpire duramente anche sul piano dell’esito degli studi ,( bocciature ed esclusione dagli esami finali) comportamenti gravemente scorretti.

No quello che deve essere saltato in testa ai vari La Russa, Brunetta, Maroni e Sacconi é che non si poteva perdere l’occasione di un gigantesco spot sul governo forte. Colpisce amaramente l’incapacità di quanti, accogliendo con favore o rassegnazione il ritorno al voto di condotta da attribuire a otto milioni di studenti, non hanno colto il parellismo di questo provvedimento con quello che ha determinato la presenza a Piazza San Giovanni di paracadutisti in servizio di ordine pubblico con il mitragliatore. Si tratta dello stesso spot sul governo forte, che se ne buggera della sicurezza dei cittadini e del buon funzionamento delle scuole, e che pensa cinicamete solo al consenso di immagine che nel breve periodo tali misure possono garantire.

Si tratta , sarà presto evidente, di una iniziativa propagandistica, capillarmente diffusa, sul governo che riporta l’ordine nelle strade e nelle scuole e che mette a posto i rom, i bulli e i fannulloni. In queste settimane è venuta allo scoperto una rete di controllo sulla stampa locale, a sostegno dell’iniziativa governativa sulla scuola, che dovrebbe destare qualche preoccupazione .Cito solo un esempio fra i molti. Il grembiule ancora non è entrato nelle materie oggetto di decreto legge forse per un residuo senso del ridicolo presente nel Presidente del Consiglio. Ma ci sono giornalisti che lo danno già come legge in vigore(Giorno di Legnano del 26 agosto) I.B e C. M descrivono torme di nonne e di mamme che si affannano nei mercatini e nei supermercati per accaparrasi le migliori occasioni. La Gelmini poi, con un insistenza sul tema, continua a parlare di divise griffate, di ditte interessate all’argomento. Attenzione agli eccessivi interessi in materia! In qualche occasione il Ministro è così rispettoso delll’Autonomia scolastica che dice che la decisione spetta ai Presidi! Se la demagogica campagna andrà avanti ne vedremo delle belle: dalle classi arlecchino, alle scuole verdi e a quelle rosse. Ai griffati con il Che Guevara si affiancheranno quelli , con Mussolini sullo sfondo.Non mancheranno le tematiche sull’educazione sessuale. Per ora basta ribadire, tanto per chiarezza, che la divisa a scuola non esiste e che ogni decisione in materia con le dovute procedure di consultazione spetta ai Consigli di istituto.

Sulla stessa scia del governo forte e decisionista (per Azione giovani fa cose concrete!) si colloca la Gelmini che fra un intervista alla Padania e un seminario nella baita di Calalzo , illuminata da Tremonti, prevede severi corsi intensivi per gli insegnanti ignoranti del Sud e proclama la cancellazione di ogni eredità del ‘68 dalle scuole del nostro paese. Vi ricordate come lo stresso ministro qualche settimana prima si era presentato in Parlamento proclamando melo drammaticamente la necessità assoluta di porre fine ad ogni ideologizzazione dello scontro politico nella scuola? Addirittura aveva proclamato la necessità di bandire la politica nella scuola! Evidentemente si trattava della cultura dell’altra meta degli italiani che un ministro della Rebubblica dovrebbe in ogni caso tutelare e rappresentare. Ma per il procuratore legale di Reggio Calabria, fedele interprete della filosofia del suo Principale, questi concetti., sono veramente ostici. Per fortuna il forse involontario rilancio dello studio della Costituzione consentirà in tutto il paese, non solo nelle singole classi ,di approfondire una ricerca documentata sulla diversità che esiste tra il fascimo bandito dalla Costituzione e quei valori del ’68 che si muovono nel suo alveo.

Ma il Decreto legge come strumento non ha solo questa finalità di immagine.

Si presta soprattutto ad impedire un corretto confronto parlamentare e rappresenta un veicolo su cui la maggioranza potrà imbarcare anche quelle norme che il Consiglio dei ministri non ha potuto approvare, come il maestro unico, e la privatizzazione del reclutamento e non solo. Ciò per non devastare le relazioni sindacali specie in quei settori che hanno finora dimostrato una “maggiore disponibilità” nei confonti dell’esecutivo, Con questa decisione dovrebbero venire definitivamente meno tutte le residue illusioni di dialogo, forse troppo generosamente(per il bene del paese) e forse ingenuamente, da più parti, manifestate fino ad oggi.

Per quanto riguarda i contenuti del D.L. si può convenire con B. Vertecchi (Unità del 30 agosto) che non è tanto importante la simbologia (numeri o lettere) che affianca i giudizi, è importante come si arriva alla valutazione. Mi sembra invece importante esaminare come si è giunti a tale decisione sul piano della metodologia di riceca tecnica delle soluzioni e su quello del coinvogimento delle parti sociali e degli stessi organismi ,come il CNPI, che la legge prevede come istanze fondamentali nella adozione ministeriale e governativa di innovazioni dell’ordinamento scolastico.

Del CNPI è presto detto: il Ministro probabilmente ne ignora l’esistenza. Eppure il suo predecessore aveva impiegato un notevole tempo e grande riguardo nel sottoporre a questo organismo le modifiche disciplinari previste nello Statuto degli studenti.

Delle parti sociali si sa che l’idea del voto di condotta era stata preannunciata alle associazioni dei genitori e degli studenti, contestualmente all’impegno di proseguire il confronto nell’ambito della discussione di un disegno di legge.

Del ritorno al voto di profitto non c’è traccia nel suddetto confronto. Esso nasce, con il forcipe di Tremonti, tra la Padania, e l’ultima seduta del Consiglio dei Ministri.

Anzi merita di essere segnalato che il primo agosto un Consiglio dei ministri approva un d.d.l con il voto di condotta come giudizio nel primo ciclo e come voto nel secondo ciclo. Lo stesso testo viene sottoposto al Consiglio dei Ministri del 28/8 che per l’intervento dei pedagogisti Tremonti, Calderoli e La Russa opta per il voto numerico per tutti e per il ritorno alla votazione generalizzata in decimi per la valutazione del profitto. Sarebbe stato altrimenti difficile fare la media (quale media e a che fine nel primo ciclo?) tra giudizi e voto di condotta. Il ministro Gelmini balbetta sulle innovazioni, fatte con l’ausilio di Tremonti, in una Conferenza stampa da conservare in archivio.

Con buona pace delle intenzioni di coinvolgimento delle forze sociali e parlamentari mi sembra che il comportamento del Ministro sia stato di una gravità tale da sconsigliare per il futuro tutti dal correre il rischio di analoghe prese per i fondelli.