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ScuolaOggi-Quale tempo pieno? Coppia o gruppo docente ? Un problema annoso che va approfondito

Il dibattito continua. Quale tempo pieno? Coppia o gruppo docente ? Un problema annoso che va approfondito Dimensioni del gruppo di lavoro diade e gruppo non sono sinonimi. O si è in ...

30/04/2004
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ScuolaOggi

Il dibattito continua. Quale tempo pieno? Coppia o gruppo docente ? Un problema annoso che va approfondito
Dimensioni del gruppo di lavoro diade e gruppo non sono sinonimi. O si è in presenza di un gruppo, più o meno numeroso (dalla triade a gruppi di quattro/cinque componenti), o di una coppia di individui. Non si comprende che tipo di dialettica possa essere sviluppata all'interno del rapporto duale. In altri termini, come potrebbe esplicarsi il processo di negoziazione, considerato che verrebbe a mancare il ruolo di mediazione svolto almeno da un terzo membro. I due termini - coppia e gruppo - non dovrebbero, quindi, essere utilizzati in modo interscambiabile. Nel primo caso non sono infatti presenti quelle dinamiche relazionali che connotano in modo specifico il gruppo, né, tanto meno, il gruppo di lavoro centrato sul compito. L'esperienza verificata di Rho: dal docente unico al team teaching Tutte le organizzazioni sono composte da gruppi (professionali, funzionali, formali, informali, gerarchici &). Anche l'istituzione scuola, in quanto organizzazione finalizzata al perseguimento di obiettivi formativi/educativi/didattici, dovrebbe valorizzare al massimo livello possibile l'attività degli individui e dei gruppi che in essa operano. La prima elementare operazione da promuovere dovrebbe essere indirizzata alla costruzione di gruppi di lavoro (team building) a cui affidare il processo di insegnamento/apprendimento: i gruppi docenti. Questi elementari concetti di lavoro collegiale prima ancora che dalla legge 148/90 (Riforma degli ordinamenti della scuola elementare) derivano dalle esperienze di sperimentazione del tempo pieno che hanno contrassegnato la storia della innovazione scolastica nella provincia di Milano agli inizi degli anni '70. Particolarmente significativa fu la sperimentazione coordinata e diretta da Silvano Federici a Rho, dove venne scartata l'idea di assegnare a una coppia di docenti la conduzione di un gruppo classe. ""tutti gli insegnanti (ma anche gli adulti non insegnanti) insegnano a tutti gli alunni. Talora questo "team" generale si suddivide in sottogruppi di lavoro a seconda dei raggruppamenti di alunni (ad esempio per età o per attività o per settore o per cicli). E' stata rifiutata anche la contitolarità binaria, che avrebbe ricreato le condizioni adatte al sorgere delle classificazioni e quindi della concorrenza e dell'antagonismo." Come dire che l'operato di una coppia di docenti avrebbe potuto registrare qualche difficoltà ad individuare e mantenere i punti di contatto per cooperare (non di rado accade che, quando la relazione interpersonale è caratterizzata da conflittualità/incompatibilità, i due membri della coppia tendono a programmare/operare su piani separati, al riparo da mal tollerate invasioni di campo). A Rho fu realizzato un modello di scuola a tempo pieno fondato sul lavoro collettivo, dal momento che la figura dell'insegnante come operatore isolato, individuale e distaccato dal resto degli operatori scolastici divenne sempre più anacronistica e cedette il posto ad una dimensione collegiale che, ai vari livelli programmatori ed operativi, individuò nel "team-teaching" la struttura organizzativa centrale. Come si vede, l'innovazione prospettata sul versante dell'organizzazione scolastica contemplava un percorso cruciale: dal docente unico al "team teaching". Per le argomentazioni sopra enunciate, l'approdo non poteva certo essere la coppia docente, denominata altresì l'insegnante "unico doppio" (termine coniato dall'ispettore Raffaele Iosa). Come dice anche Federico Niccoli (nel recente articolo : "separare il grano dal loglio") a Milano non pochi insegnanti si sono "intruppati" nel tempo-pieno a coppia chiusa, perché hanno potuto assimilarlo e digerirlo benissimo come struttura di "doppio insegnante unico" Le motivazioni di carattere psico-pedagogico che stanno alla base del team teaching Nel luglio del 1993 la Direzione Generale dell'Istruzione Elementare, grazie anche all'impegno degli ispettori tecnici Alberto Alberti e Mario Giacomo Dutto (l'attuale Direttore Regionale Scolastico per la Lombardia), predispose un pregevole opuscolo da distribuire ai genitori degli alunni denominato "LA NUOVA SCUOLA ELEMENTARE: una scuola più". In esso erano spiegate in forma chiara ed efficace le linee generali del nuovo modo di "fare scuola" che stavano alla base sia dei Programmi del 1985, sia della legge di Riforma degli Ordinamenti, approvata dal parlamento nel 1990. Alcune pagine erano dedicate alla descrizione della "scuola dei quattro +": + ricca di cultura (più "sapere", più "saper fare", più "saper pensare"); + ricca di competenze (più docenti, più possibilità di imparare); + ricca di tempo (più ore di studio, più rispetto per i diversi ritmi individuali); + ricca di spazi (laboratori, palestre, teatri). Per quanto riguarda la scuola più ricca di competenze si affermava: "Il cuore della nuova scuola è rappresentato dai moduli organizzativi costituiti da tre insegnanti su due classi" L'esperienza verificata di Rho e delle scuole a t.p. "storiche" di Milano (Rho S.Erlembardo Brocchi-Uruguay, per citarne solo alcune) era approdata a soluzioni organizzative analoghe anticipando la riforma di quasi venti anni. In quelle esperienze si era riflettuto sul fatto che la dimensione organizzativa, discendente dalla complessiva articolazione del Piano dell'Offerta Formativa, ha una sua specifica valenza ed è funzionale a garantire le condizioni di efficacia e di efficienza per la piena esplicazione delle attività educative/didattiche : definire una organizzazione didattica basata sul gruppo docente piuttosto che sulla coppia non è un operazione neutra, di mera architettura organizzativa. Una precisazione a margine A proposito della tesi adombrata dall'ispettore Giancarlo Cerini in base alla quale "il peso culturale del tempo pieno è stato determinante per arrivare alla riforma del 1990, ma poi il "padre" (il tempo pieno) non si è riconosciuto nel "figlio" (l'organizzazione modulare)" - (da: "MITICO (?) TEMPO PIENO &") bisogna precisare che non è ipotizzabile alcun disconoscimento di paternità per tutte quelle esperienze che hanno mantenuto e rafforzato la struttura modularizzata nel tempo pieno . Se proprio si vogliono individuare gli alberi genealogici, si può dire che alcuni "figli" (quelli, per intenderci, del doppio insegnante unico) non posseggono il dna del loro genitore putativo Per concludere, sarà utile cogliere con determinazione le opportunità date dall'art.5 del DPR n.275/1999 (autonomia organizzativa) per affermare, in sede di elaborazione del POF e di definizione del modello didattico-organizzativo, il primato dell'assetto organizzativo centrato sul "team teaching", rilanciando in tal modo il processo riformatore avviato negli anni '70 con la legge 517 e proseguito negli anni '90 con la legge 148/90. Anselmo Fazzone (dirigente scolastico del II circolo di Magenta)