ScuolaOggi: Un referendum che deve far riflettere tutti
di Pippo Frisone
Il 16 Febbraio la Flc-Cgil di Milano ha tirato le somme della consultazione referendaria, indetta sul contratto relativo al biennio economico 08/09 e siglato da tutte le OO.SS. (Cisl-Uil-Gilda e Snals) ma non dalla Cgil. Preceduto da centinaia di assemblee dentro e fuori dall’orario di servizio e da decine d’incontri con le RSU, il referendum che si è tenuto in quasi tutte le scuole di Milano e provincia, al di là dei giudizi di parte, è stato, senza ombra di dubbio, un’alta dimostrazione di democrazia e di partecipazione. Un referendum che non può essere liquidato con battute di comodo che suonerebbero, alla luce dell’alta affluenza al voto, offensive non solo per la CGIL ma anche per quanti vi hanno partecipato e della loro intelligenza. Nelle 252 scuole di Milano e provincia, dove sono stati istituiti i seggi e con esclusione delle scuole della Brianza, hanno partecipato al voto oltre 16mila lavoratori , il 55% degli aventi diritto ( oltre 30mila ). I SI all’accordo sono stati il 7,4% mentre i NO il 91, 2%. Le operazioni di voto e di spoglio , avvenute al di fuori dell’orario di servizio, sono stati certificati da verbali sottoscritti e affissi all’albo nel rispetto della trasparenza e a prova di verifica. Il dato milanese non è una dato isolato. A livello nazionale i No all’accordo si attestano tra l’80 e il 90%. Non è stata un’operazione autoreferenziale nè tutta interna alla CGIL, come qualcuno in evidente difficoltà lascerebbe a intendere. I voti e i votanti stanno lì a dimostrarlo : gli iscritti alla CGIL ove tutti avessero partecipato al voto, rappresentano solo un terzo dei partecipanti. Un referendum, dunque, di queste proporzioni e così capillarmente diffuso non può non interrogare le altre OO.SS. i cui iscritti in buona parte sono andati a votare nonostante i richiami e i veti posti soprattutto dai vertici romani. Diamo atto a Cisl e Uil milanesi, cui pure era stato proposto di celebrare unitariamente il referendum che hanno manifestato fair play e una contrarietà abbastanza contenuta. Le consolidate abitudini a consultazioni unitarie su piattaforme e accordi e per ultimo, il recente referendum confederale sul welfare del 2007 hanno indubbiamente avuto il loro peso soprattutto su una militanza di base, molto attiva nelle scuole in questa fase per la forte opposizione alla cosiddetta “riforma Gelmini”. Passata la sbornia referendaria una riflessione però s’impone a tutti. Le divisioni in casa confederale, il tentativo di mettere all’angolo la Cgil e le ripetute dimostrazioni muscolari non fanno altro che portare acqua al mulino del Governo. Nell’accordo-quadro sulla contrattazione anche questo non firmato dalla Cgil, nulla si dice su democrazia e rappresentanza. Occorre ripartire dalla piattaforma unitaria presentata da CGIL-CISL e UIL che prevedeva per gli accordi confederali la consultazione certificata tra tutti i lavoratori e pensionati come venne fatto nel 93 e nel 2007. Per gli accordi di categoria vanno definiti specifici regolamenti delle procedure sui rinnovi contrattuali al fine di coinvolgere gli iscritti e tutti i lavoratori, prevedendo sia il percorso per la costruzione delle piattaforme che l’approvazione delle ipotesi d’accordo. L’esperienza referendaria messa in atto dalla Cgil, in fondo è avvenuta assecondando la linea tracciata nella piattaforma unitaria e non andando contro. Certo si potrà obiettare che mancavano i regolamenti condivisi fra le OO.SS. e col referendum tra tutti i lavoratori si è data l’impressione di una forzatura che andasse oltre il pronunciamento formalizzato dei propri iscritti. Qualcuno dovrà fare un passo avanti, qualcuno starà fermo e qualcun altro dovrà fare un passo indietro. L’importante è che il confronto e il dialogo anche aspro tra Cgil, Cisl e Uil riprenda, proprio a partire da questa grande esperienza del referendum che sicuramente coi tempi che corrono, avrà tanto da dire e, ancor più , tanto da far riflettere tutti. |