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Scuolaoggi-Un "tavolo milanese" per la scola pubblica

Un "tavolo milanese" per la scola pubblica Il progetto di riforma Moratti resta acceso sotto la cenere. I suoi fautori assicurano che il varo definitivo del primo decreto (quello della scuo...

27/10/2003
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ScuolaOggi

Un "tavolo milanese" per la scola pubblica
Il progetto di riforma Moratti resta acceso sotto la cenere. I suoi fautori assicurano che il varo definitivo del primo decreto (quello della scuola primaria) si realizzerà entro Natale, per dar modo alle famiglie di avere una prospettiva chiara al momento delle iscrizioni, a fine genniaio. Se così sarà, addio tempo pieno. Da qui la comprensibile ansia di chi crede che questa prospettiva vada evitate. Ci semmbra pertante significativa l'iniziativa di Dedalus, uno pseudonimo ormai familiare ai lettori di Scuolaoggi, di lanciare un "tavolo" d'intesa tra tutte le forze che si oppongono al progetto della Moratti.Ecco duque il testo della proposta di Dedalus: "Dopo le prime manifestazioni di maggio-giugno (assemblee dei genitori, interventi dei dirigenti scolastici alla Conferenza di servizio sulla formazione, ecc.) e dopo la pausa estiva, con i decreti e le circolari ministeriali su inglese e informatica e il progetto nazionale di "innovazione" (a proposito: che fine ha fatto? chi sperimenta che cosa?), adesso è finalmente chiaro, a seguito dell'approvazione dello schema di decreto legislativo da parte del Consiglio dei ministri il 12 settembre, cosa si sta preparando per la scuola primaria il prossimo anno. Così come è chiaro che il Tempo Pieno, come l'abbiamo conosciuto (come "modello educativo unitario" di 40 ore comprensive del tempo mensa), viene abrogato dal decreto e non ci sarà più, al di là di quanto sostiene ancora qualcuno contro ogni evidenza.

E così sono ripartite le proteste e le manifestazioni anche a Milano. I genitori di via dell'Arcadia, ai quali si sono aggiunti genitori di altri Circoli, hanno indetto una manifestazione per l'8 novembre. Mercoledì 29 ottobre ci sarà un'assemblea cittadina dei genitori in via Muzio. La Cgil scuola ha indetto un'assemblea cittadina per il 7 novembre presso la Camera del Lavoro. Sono tutte iniziative importanti e di rilievo. Ma quello che manca, almeno per il momento (e ci auguriamo ancora per poco) è un contenitore unitario, una struttura di coordinamento di tutte queste iniziative che rischiano di rimanere parziali e frammentarie.

Qualche mese fa a Bologna si è costituito un "tavolo per la scuola pubblica". Il tavolo bolognese per la scuola pubblica propone a partiti e sindacati di organizzare una manifestazione nazionale a Roma, "entro il mese di novembre", per riaffermare la centralità della scuola pubblica e contro la riforma Moratti. La richiesta è contenuta in un documento approvato l'8 ottobre scorso ed "esprime il sentimento diffuso in tutto il mondo della scuola". "Al centro della manifestazione - si legge nel testo - dovranno esserci i contenuti che fino ad oggi hanno unito nella protesta genitori, insegnanti e studenti".
Ovvero "la garanzia della scuola dell'infanzia pubblica per tutti; la difesa e l'estensione del tempo pieno; la riaffermazione della collegialità docente e il rifiuto della logica dell'insegnante unico o tutor; il rifiuto della riduzione dell'obbligo scolastico e della scelta precoce tra istruzione superiore e formazione professionale; la richiesta di investimenti nella scuola pubblica, per qualificare l'offerta formativa e garantire condizioni di apprendimento uguali per tutte e tutti e il rifiuto del processo di privatizzazione della scuola pubblica e del bonus ai privati". Il documento continua: "La nostra esperienza ci porta a sottolineare una inderogabile necessità, la costituzione di un "tavolo nazionale per la difesa del tempo pieno e della scuola pubblica" capace di raccogliere e valorizzare le tante disponibilità e risorse che si sono espresse in questi ultimi giorni".

Il tavolo bolognese per la scuola pubblica è formato tra gli altri dai genitori e dagli insegnanti della scuola Longhena, dalla Cgil e dalla Cisl scuola, dai Cobas, dal comitato "Scuola e Costituzione", dal Coordinamento per la difesa del tempo pieno e prolungato, dalla Gilda, da Legambiente, da "Oltre cattedra", da "Senza il banco", da Sos scuola pubblica, dai partiti della Margherita, dei Verdi, del Prc, del Pdci e dei Ds.

Perché non fare la stessa cosa a Milano? Perché non costituire un "tavolo milanese per la scuola pubblica" unitario, in grado di raccogliere tutte le forze disposte a mobilitarsi in difesa della scuola statale e del Tempo Pieno (da Cgil e Cisl scuola ai Cobas, dal Coordinamento Cgil-Cisl dei dirigenti scolastici alle assemblee e ai vari Comitati dei genitori, a Retescuole, al Coordinamento in difesa del T.P., al Cidi, all'Andis, ai partiti, alla stessa Anci, ecc.)?

Per quanto riguarda in particolare i genitori, che possono costituire la principale "forza di pressione", occorre considerare che proprio nell'area milanese si registra in questi ultimi tempi un fiorire di iniziative e di interventi significativi (oltre alle manifestazioni sopra citate, vedi i Comitati e Coordinamenti cittadini Al fuoco!, Genitori per la medicina scolastica, Pane e latte, ecc.) che vanno nella direzione di salvaguardare la qualità della scuola pubblica.

Avanziamo allora una precisa proposta. La CGIL di Cofferati è stata capace di portare in piazza, accanto a migliaia di lavoratori anche i "movimenti" e soggetti fra loro diversi ed ha rappresentato, sul tema della difesa dei diritti e dell'art.18, un potente fattore di unità. Perché la Cgil scuola e la Cgil milanese, nel corso dell'iniziativa cittadina del 7 novembre, non riprendono l'idea di costituire un "tavolo milanese" e se ne fanno carico, rilanciandola in grande da un luogo-simbolo importante come la Camera del Lavoro?

Significherebbe da un lato recuperare e valorizzare il rapporto unitario con la Cisl in particolare (raccogliendo tra l'altro l'invito di Silvio Colombini, v. intervento su queste stesse pagine), dall'altro interloquire "alla pari" con i genitori e le loro associazioni e più in generale con le espressioni più avanzate del mondo della scuola. Sarebbe un segnale politico di grande rilevanza".