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Scuole meno competitive, ma più ricche di relazioni umane

La qualità dei docenti italiani messa a nudo dall'ocse

25/08/2015
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ItaliaOggi

Giovanni Scancarello

Per l'Ocse l'Italia negli ultimi dieci anni ha sviluppato un sistema scolastico capace di capitalizzare il guadagno in professionalità e risorse a beneficio di tutti. Questo grazie soprattutto all'investimento umano degli insegnanti sui loro studenti. Magari meno competitiva in fatto di risorse e risultati di apprendimento, la scuola italiana però sa compensare con il suo made in Italy più importante: il cuore. L'Ocse ha recentemente pubblicato uno studio (Ocse Pisa in Focus n. 52) in cui si chiede quanto abbiano fruttato gli investimenti profusi nell'ultima decade in una quarantina di Paesi. La risposta resta sospesa.

Migliorano le prestazioni organizzative, professionali e tecnologiche, ma non fanno altrettanto i processi di perequazione educativa tra studenti svantaggiati e avvantaggiati. Sono infatti soprattutto questi ultimi a sfruttare meglio l'opportunità prodottasi con il miglioramento professionale, relazionale e tecnologico della scuola. Ad esempio, mentre nel 2003 la quota degli studenti dei Paesi sotto esame che frequentava classi in cui risultava associato ad uno svantaggio di preparazione nei docenti di matematica era del 22%, nel 2012 questa percentuale scende al 17%. In 29 dei 38 Paesi Ocse sono aumentati la qualità e la quantità delle risorse, come i laboratori, le attrezzature, i libri di testo, i materiali e le tecnologie. Questo è accaduto soprattutto in Paesi come Polonia, Russia, Turchia, Uruguay. Insomma, le scuole sono meglio equipaggiate e attrezzate oggi di quanto non accadeva in passato. Ma altrettanto non si può dire sull'inclusione socio-educativa. Mentre nel 2003 era possibile osservare un tasso di varianza di risultato nei test Ocse Pisa, tra le scuole all'interno dei Paesi studiati, che arrivava al 64%, nel 2012 esso scendeva al 36%. Nello stesso arco di tempo la varianza di risultato studiato, stavolta, all'interno delle singole scuole risultava però di soli 2,3% al di sopra dei livelli del 2012 Troppo poco.

Si stima che i risultati dell'inclusione socio-educativa dipendano in larga parte dal grado di libertà lasciato alle famiglie nella scelta delle scuole. Dove questo è ridotto, perché vigono vincoli di residenzialità, le scuole risultano meno inclusive e viceversa. Anche per questo l'Italia mostra un dato di miglioramento in fatto di inclusione socio-educativa tra i migliori del mondo, ma non è solo per questo. L'Italia, insieme a Giappone, Turchia, Svizzera e Corea, è il Paese con l'indice di miglioramento maggiore dal 2003 al 2012 in fatto di inclusione socio-educativa. Fatto sta che siamo sesti in classifica mentre ultimo è Hong Kong insieme a Latvia e Nuova Zelanda, Paesi spesso competitivi e spesso citati al top. Si tratta di un indicatore importante dello stato di salute della nostra scuola come quello sulla crescita della qualità della relazione docente – studente. Qui ci avviciniamo a capire meglio da dove arriva lo scatto in avanti degli italiani. L'Italia è ottava su 38 in fatto di miglioramento della relazione docente – alunno e questo nonostante la condizione retributiva dei nostri docenti. È chiaro che per gli italiani entrino in gioco soprattutto variabili intrinseche. I docenti italiani, dunque, ci mettono il cuore. Ma sarebbe un errore accontentarsi. Pensiamo dove potremmo arrivare se, oltre al cuore, i docenti italiani avessero più tecnologia in classe ma anche uno stipendio più interessante. Lecito chiederselo guardando ai risultati dei primi in classifica in fatto di miglioramento della relazione con gli studenti, cioè i colleghi lussemburghesi, i più pagati d'Europa (più di 100mila euro l'anno).