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Se il Peggio Diventa Legge-di Guglielmo Epifani

Se il Peggio Diventa Legge di Guglielmo Epifani E così, dopo quattro mesi di una trattativa inesistente e inconsistente nella quale il sindacato ha posto le domande e individuato le vie per risol...

04/10/2003
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Se il Peggio Diventa Legge
di Guglielmo Epifani

E così, dopo quattro mesi di una trattativa inesistente e inconsistente nella quale il sindacato ha posto le domande e individuato le vie per risolvere correttamente i problemi posti dalla delega previdenziale, in cui il governo si è soltanto rifiutato di rispondere, il Consiglio dei ministri ieri ha partorito una delle peggiori e, come ho detto, immorali riforme (tra virgolette) possibili del sistema previdenziale.
Viene confermato l'innalzamento da un giorno all'altro a quaranta anni di anzianità per andare in pensione a partire dal 2008. Viene indicata una strada degli incentivi che, al di là di quello che è stato detto, non si può applicare nel settore pubblico. E addirittura viene peggiorata l'impostazione generale consentendo sì dopo il 2008 il pensionamento di anzianità con le vecchie modalità di età lavorativa, ma introducendo a ritroso per tutti questi lavoratori la base di calcolo contributivo.
Ho definito tutto ciò immorale. Il perché è presto detto, perché si tratta di un regalo fatto alle imprese che in questo modo potranno mettere il lavoratore che a 57 anni non avrà maturato, dopo il 2008, la sua piena pensione di anzianità di fronte al ricatto: o perdere il posto di lavoro o accontentarsi di una pensione che, calcolata retroattivamente con il metodo contributivo, sarà sostanzialmente uguale alla metà di quella che aveva maturato.
Se a tutto questo si aggiunge che nel decreto legge, varato contestualmente alla Finanziaria, viene inserita una norma che altera profondamente tutte le tutele e le garanzie per i lavoratori esposti a lavorazioni con l'amianto, mettendo in forse addirittura le domande già presentate, si ha esattamente la conferma di quello che andiamo dicendo. Il governo, di fronte alle difficoltà e ai propri fallimenti, scarica sui lavoratori di oggi e su quelli del futuro le proprie responsabilità. Paga un tributo all'Europa e contemporaneamente rende il futuro dei lavoratori del nostro Paese assolutamente incerto, molto più precario ed esposto a tutti i rischi che questa nuova configurazione ovviamente propone.
Non solo, dunque, è sacrosanto lo sciopero generale, ma sarà sacrosanta una mobilitazione capace di durare nel tempo e di affermare con la nettezza necessaria l'equità e la sostenibilità della attuale sistema previdenziale (la riforma Dini per la quale il sindacato e i lavoratori si sono impegnati e hanno pagato prezzi consistenti) dall'iniquità e dalla rigidità di quanto viene proposto dal governo che, invece, colpisce in maniera fortissima la condizione di chi lavora.
E a proposito di giovani: è evidente che tutto questo scarica su di loro incertezze, precarietà e costi non sopportabili.
La manifestazione di oggi è una prima, importante occasione per dire, in tante e in tanti, che siamo per la difesa del modello sociale europeo e contro la riforma delle pensioni del governo Berlusconi.