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Secolo IXX-Simona, una vita da precaria

Simona, una vita da precaria SCUOLA Trentotto anni, docente di educazione fisica, un figlio di due anni. E la speranza di un lavoro fisso Insegnante racconta 14 anni di insicurezze: "Attesa avvile...

04/09/2004
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Il Secolo XIX

Simona, una vita da precaria
SCUOLA Trentotto anni, docente di educazione fisica, un figlio di due anni. E la speranza di un lavoro fisso
Insegnante racconta 14 anni di insicurezze: "Attesa avvilente"
Simona Narizzano, 38 anni, precaria da 14, da quando nel 1990 si laureò in scienze motorie. Insegna educazione fisica alle elementari. Insegna quando capita, quando c'è una cattedra. Non essere di ruolo significa accaparrarsi incarichi annuali, non essere assunta nella scuola a tempo indeterminato dallo Stato. "Ha presente i co.co.co? Si sono ispirati a noi".
La sindrome della precarietà occupa il suo passato, piuttosto remoto, ma anche il presente e il futuro. "Difficilmente entrerò di ruolo, i posti disponibili sono sempre meno, e la continua riapertura delle graduatorie, senza mai smaltirle, con immissione di riservisti o vincitori di concorsi precedenti, mi porterà alla pensione da precaria". Punto. Simona Narizzano sembrerebbe avere esaurito la rabbia, ma ha fatto scorta di sconforto. Ripete spesso: "però, è avvilente....".
Mamma di un bambino di due anni, ("In una inutile lista d'attesa anche lui, per l'asilo nido, preceduto da decine di extracomunitari e 7 euro e 50 all'ora di baby-sitter sono un salasso, per fortuna ci sono i nonni") abita in una casa di proprietà a Sturla (acquistata con l'aiuto dei genitori), insieme al marito che ha un lavoro più sicuro di lei. Ci vuole poco. "Vuol dire non sapere mai, fino all'ultimo, se avrai un lavoro e quanto durerà. Se tornerai nella stessa scuola oppure no. Se avrai un contratto fino all'estate per avere così le vacanze pagate. Oppure no".
Già, le vacanze, appena concluse e già dimenticate, si devono all'ospitalità di amici affettuosi che hanno offerto la seconda casa alla famigliola. "Ma non facciamone una questione di quantità di denaro, piuttosto di qualità di trattamento. Io guadagno 1.000 euro per 24 ore alla settimana in classe, oltre alle ore dedicate a incontri, aggiornamenti, alla discussione dei problemi di bambini sempre emergenti. Me li farei bastare se solo fossero "per sempre"". Se settembre non riproponesse, nella selva del provveditorato, quel famigerato elenco, che ha il fremito e la precarietà di una foglia, dove Narizzano Simona è cinquantasettesima, "e con 126 punti che erano 140 perchè questa estate hanno rivoluzionato le tabelle e per non so quale delirio ministeriale sono stata surclassata da chi aveva preso voti più bassi di me al concorso". Questa affannosa scalata verso il punteggio l'ha costretta ad un incessante carico culturale, uno studio matto e disperatissimo, diceva il poeta, ma per Simona più per forza che per amore. Perché ogni diploma, ogni laurea ogni corso fa punteggio.
Quindi dopo la laurea in scienze motorie, ora cerca di conquistarne un'altra in scienze della formazione primaria, e, come se non bastasse, vuole prendere la maturità classica. Che vanno a sommarsi ai quattro concorsi superati, un ordinario e un riservato per le elementari, e due abilitazioni per le medie. "Ho seguito per un anno anche il Montessori, ogni sabato che Dio mandava in terra, per scoprire poi che non rilasciava più punti". Senza i quali, la ferita è sempre più aperta.
Ma c'è un santo anche per i precari. Simona anche quest'anno, per il quarto anno di seguito, è riuscita ad aggiudicarsi (con un contratto che include anche le mensalità estive del 2005) l'incarico di educazione fisica alla elementare "Papa Giovanni XXIII" di Marassi. Terza elementare, 25 bambini, di cui 6 extracomunitari, un disabile e svariati problemi di dislessia, disgrafia e via dicendo. Straordinarie, ordinarie fatiche diffuse ovunque, nelle classi genovesi, come le epidemie di morbillo quand'è primavera. Ma lei non recrimina, anzi. "Mi piace insegnare, mi piace stare con i bambini. Ho provato a lavorare in palestra, non guadagnavo male, ma non ero al mio posto. Una seconda occupazione?Abbiamo dei limiti contrattuali in tal senso, molti di noi tuttavia per campare lavoricchiano in giro. Io ho la famiglia, gli studi, la scuola...".
Così, senza aver mai di fatto conosciuto un inizio della propria vita professionale, Simona ne prefigura la fine. Anche in questo caso numeri, punteggi, conti. "Per quel che riguarda la pensione si calcolerà sugli ultimi quattri anni pre ruolo più i due terzi del pregresso. Insomma: andrò col minimo".

Donata Bonometti
03/09/2004
Sono circa un migliaio gli insegnanti precari nella provincia di Genova. Spesso si impiegano anni per entrare in ruolo e gli incarichi temporanei sono l'unico modo per guadagnare e garantirsi punteggi. La riforma Moratti, che di fatto ha tagliato cattedre (poco meno di 300 in Liguria per gli organici di diritto) ha comportato una disponibilità annuale di posti in ruolo sempre più risicata. E quello di precario rischia di diventare uno status. Ecco la testimonianza di una precaria "storica" genovese (fa parte del Coordinamento) che riassume l'esperienza di centinaia di docenti. Intanto si sono esaurite le assegnazioni delle nomine dalle materne alle superiori. Una procedura abbastanza tranquilla tranne alcuni momenti di tensione per le assegnazioni del sostegno nelle materne ed elementari. Causa: una circolare ministeriale prevede che gli specializzati fino al 10 settembre possano scalzare gli altri in graduatoria.