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Secolo XIX. Genova, Scuola: un "esercito"di 2.000 precari a rischio

Costa al ministro: necessari interventi per tempo pieno e prolungato

07/06/2008
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Il caso

Genova. Quanti sono i precari nelle scuole di Genova e provincia? Circa seimila sulla carta, ben oltre duemila nella realtà. Sempre un numero consistente. E siccome dal ministero dell'Istruzione avanza l'ipotesi di consentire ai dirigenti scolastici di scegliersi i docenti, eliminando quindi i riferimenti alle graduatorie, va ricordato che una parte di quei duemila che stazionano nell'anticamera di un lavoro, rischiano di vedersi chiudere per sempre una porta.
«Si tratta - spiega la responsabile regionale Cgl FLC Paola Repetto - di coloro che compongono la cosiddetta terza fascia vale a dire i non abilitati. Quindi o coloro che si sono appena laureati, o le donne che dopo i 40 anni sono ritornate a lavorare per una serie di motivi dove spesso c'entrano nuove difficoltà familiari». Questo gruppo "debole" potrebbe essere destinato alla cancellazione. Ammesso e non concesso che prima o poi passi l'intenzione ministeriale.
«Anche in Inghilterra i presidi scelgono gli insegnanti ma secondo criteri di trasparenza rigidissimi che non so se troverebbero facile applicazione in un paese come il nostro -riflette la sindacalista- e comunque sia i dirigenti, nel caso, dovrebbero essere fortemente responsabilizzati e rispondere delle loro scelte. E comunque anche in Inghilterra si attinge ad una lista di insegnanti che hanno passato l'abilitazione, o il concorso e non si pesca certo nel mucchio...».
Torniamo ai componenti dell'esercito dei supplenti. Sulla carta sono 3992 nelle medie inferiori e superiori, 930 nelle elementare e 942 nelle materne. Ma questi numeri includono anche doppie iscrizioni: per esempio il docente che insegna già alle professionali e che si è comunque "segnato" per poter essere chiamato ad insegnare latino nelle superiori. Nelle graduatorie permanenti ci sono coloro che sono vincitori di concorsi o abilitati dalla scuola di specializzazione e, dato che le graduatorie sono chiuse e si tratta di posti ad esaurimento, hanno una sorte di assicurazione: avranno una cattedra.
Nella cosiddetta "terza fascia" c'è una folla indistinta, ben più a rischio di estinzione.
Paola Repetto batte il chiodo della necessità di un meccanismo di arruolamento degli insegnanti che non è mai stato fin qui messo in moto perché«comunque si tratta di un passo complicato che inciampa in rendite di posizione, diritti acquisiti». Una volta svuotate le graduatorie operazione fattibile se «ci fosse la volontà politica perché basterebbe coprire tutti i posti vacanti in organico con i precari..Ma a quel che risulta il ministro ha previsto una stabilizzazione di 25 mila precari. Una inezia, rispetto ai numeri».
Riguardo ai tagli negli organici delle scuole di ogni ordine e grado che anche la Liguria si prepara a subire ieri il vicepresidente della Regione nonché assessore all'istruzione e alla formazione Massimiliano Costa ha scritto una lettera al ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini sottolineando il fatto che ci sono zone a rischio educativo in molte aree urbane e in particolare in quella genovese «che rendono necessari interventi a tempo pieno e prolungato». Costa ricorda anche la forte presenza di cittadini stranieri che, lavorando, necessitano del servizio educativo per i figli anche nelle ore pomeridiane e la conformazione geografica della Liguria con 135 comuni su 235 che hanno meno di mille abitanti e che spesso sono situati in zone di montagna. Per questi motivi «il presidio scolastico, spesso con pluriclassi, è un elemento essenziale per la sopravvivenza stessa delle famiglie».
A quest'ultimo elemento si unisce il fatto che 39 ragazzi su 100, contro i 29 della media nazionale, usano il treno per raggiungere la scuola superiore di frequenza e che anche moltissimi studenti della scuola dell'obbligo usano i mezzi di trasporto pubblico. «I dati citati, ha sottolineato Costa, sostengono da soli la necessità di venire incontro alla scelta di questa amministrazione di sostenere il presidio delle zone interne anche attraverso il mantenimento delle scuole, partendo dalla garanzia di poter assicurare l'organico adeguato al personale, senza per questo dover penalizzare le aree metropolitane».

Donata Bonometti