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Secolo XIX-Insegnanti, la "fuga" dei 1.500

ISTRUZIONE Le riforme della scuola e della previdenza sociale accelerano il cambio generazionale sulle cattedre. Ma chi va via sarà sostituito da precari Tutti in fila per la pensione nel prossim...

04/02/2006
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Il Secolo XIX

ISTRUZIONE Le riforme della scuola e della previdenza sociale accelerano il cambio generazionale sulle cattedre. Ma chi va via sarà sostituito da precari
Tutti in fila per la pensione nel prossimo biennio. I prèsidi lanciano l'allarme
Genova. Impauriti dalle due riforme, della scuola e della previdenza sociale, gli insegnanti genovesi scelgono la pensione. Dal prossimo settembre 500 di loro lasceranno le aule ed è un numero doppio rispetto ai pensionamenti degli anni passati. Nel palazzo della Direzione Regionale scolastica di via Assarotti si assicura che il prossimo anno si duplicheranno, raggiungendo un boom di mille richieste di pensionamento, in vista appunto della riforma del 2008 che allunga gli anni dei contributi.
E' una perdita (o un vantaggio? Si vedrà) soprattutto per le scuole medie inferiori e superiori, professionali in particolare, il cui futuro incerto pesa sulle scelte di alunni, famiglie ma anche degli insegnanti. L'età media dei nostri docenti genovesi è di circa 50 anni, lievemente superiore alla media nazionale che è di 48,8, ma non c'è"vecchiume" in cattedra, anzi. Il provveditore di Genova Rosaria Pagano, non per difesa d'ufficio della categoria ma per convinzione, afferma: "L'età non c'entra proprio, quel che conta è la predisposizione naturale a fare questo lavoro: o ce l'hai o non ce l'hai. Certo questa fuga è un chiaro segnale di difficoltà da parte del personale docente che si sente inadeguato di fronte non solo alle novità della riforma, ma al livello sociale degli alunni, profondamente cambiato, alla difficoltà dell'integrazione, non dimenticando che a Genova abbiamo raggiunto e superato l'8 per cento di stranieri nelle scuole". Ma non si creda che questo esodo favorisca comunque un rinnovamento delle forze intellettuali della scuola: lo ricordano i funzionari della Direzione Regionale ("Recentemente abbiano fatto delle immissioni in ruolo a 54-56 anni ed anche per questo la media dell'etàè così alta, in conseguenza di un iter di carriera lungo e difficile e di un reclutamento farraginoso come queste benedette graduatorie"). Lo commenta anche il preside dell'Istituto Majorana di Molassana Benedetto Montanari: "Gli insegnanti precari oggi hanno età ragguardevoli, sono invecchiati aspettando una cattedra, per questo non penso che sarà una svolta epocale e un vero e proprio ricambio generazionale".
Tuttavia il cambio della guardia è di numeri consistenti. Gli insegnanti che a Genova oggi hanno un contratto a tempo indeterminato sono 8.020 e le defezioni dei docenti saranno soprattutto nei ranghi delle medie inferiori (1.819) e delle medie superiori (2.586). Quanto ai precari, agli insegnanti con contratto a tempo determinato, inserendo fra essi anche le supplenze di poche ore, sono in tutto 1.646 di cui 485 nelle inferiori e 569 nelle superiori. Va da sè che fra i precari chi andrà in pensione sarà una mosca bianca. Come si copriranno i vuoti dei 500? Con altre supplenze, con altri contratti a tempo determinato fino a che non scatteranno le 30 mila assunzioni a livello italiano che il segretario nazionale della Cgil scuola Enrico Panini dichiara di aspettare come una panacea, "Perchè quella sarà la vera riforma". Il preside Lembeck della media Parini Merello, parlando della convivenza nella sua scuola con insegnanti "d'età", è molto esplicito: "Una struttura così articolata e indipendente come è la scuola ha il suo punto di forza nella condivisione degli obiettivi nel fare insieme dei percorsi. Quello che un tempo si chiamava identità di istituto. Solo così i vecchi e i giovani possono lavorare bene insieme". Il preside Delle Piane del liceo King precisa: "Non voglio entrare nel fastidioso dilemma meglio il vecchio o il giovane, è evidente che è un fatto individuale. Per i più anziani è pesante adeguarsi al cambiamento dei ragazzi della società, delle famiglie oltre che della scuola ma chi regge l'urto e sa motivarsi, beh, allora è meglio di un giovane perchè mette sul piatto la sua esperienza didattica e umana. E poi un esodo così accentuato non favorisce la continuità ormai necessaria per una programmazione sui cinque anni, non concepibile con una carica di precari e di supplenti. Comunque nella mia scuola sono pochi i pensionamenti, anzi registro un po' di controtendenza: qualcuno mi ha chiesto di rimanere".