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Secolo XIX-La mia vita da prof precario"

La mia vita da prof precario" SCUOLA Centinaia di insegnanti in coda al liceo scientifico Pacinotti per riuscire a conquistare la cattedra Una docente di lettere: "Così penalizzano noi e i ragazzi...

26/08/2005
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Il Secolo XIX

La mia vita da prof precario"
SCUOLA Centinaia di insegnanti in coda al liceo scientifico Pacinotti per riuscire a conquistare la cattedra
Una docente di lettere: "Così penalizzano noi e i ragazzi"
Pacinotti sotto assedio per l'ondata dei precari spezzini in cerca di un incarico: nel fiume di aspiranti, quasi tutte donne, anche tante prof con bambini al seguito. Perché la vita va avanti, mentre i tempi biblici del sistema scuola costringono oltre seicento docenti ad inseguire di anno in anno la sospirata nomina: sempre in scuole diverse.
Troppi precari, quando i posti ci sarebbero. Si invoca l'immissione in ruolo delle centinaia di insegnanti sul filo del rasoio: "In provincia ne hanno assunti meno di 200 - rileva Lorenzo Cimino, delegato Cgil - una risposta del tutto insufficiente".
Il colpo d'occhio ne è la prova. Ci sono prof che con molto spirito si auto-definiscono "cariatidi": insegnanti che si ritrovano alla chiamata di fine agosto da oltre vent'anni.
Antonella Pecunia, docente di lettere, ha insegnato la prima volta 25 anni fa. Oggi è membro del movimento interregionale degli insegnanti precari: "Si è costretti a cambiare più scuole, non si tiene conto della didattica, non c'è mai garanzia sul proprio futuro - riassume - personalmente mi avvio a festeggiare le nozze d'argento con il precariato. Ciò che più ci dispiace, è che non si tenga veramente conto delle esigenze di continuità dei ragazzi". Pier Luigi Iviscori, docente di lettere, allarga le braccia: "Vorrei potermi occupare meno di burocrazia e più di insegnamento - spiega - non comprendo come si possa pensare una scuola in cui i ragazzi cambiano continuamente insegnante. E' sbagliato. Per noi precari è faticoso e spiacevole, per gli allievi è un danno perpetrato dal sistema scuola nei loro confronti". E' precario dal 1983 Daniel Picasso, docente di educazione fisica: "E' curioso, ogni anno ci si ritrova. Ci si conosce tutti, siamo generazion di precari - spiega - è un controsenso. Si scherza, si sdrammatizza, ma la veritàè che ci sentiamo giù. Si può ben comprendere con che spirito un insegnante si ripresenti alla chiamata di anno in anno, senza alcuna certezza su dove insegnerà, quanto, e come". Non è un problema da poco. Chi ha famiglia, deve fare i conti con i disagi degli spostamenti in località distanti. Ora tocca ad una prof bionda, sottile. La chiamano, non risponde. Arriva trafelata. Era in corridoio a telefonare alla suocera, per vedere se potesse tenerle i bambini: le avevano proposto un piccolo borgo in Val di Vara. Accetta, ma lo sguardo è turbato: dalla prima campanella, la vita diventerà un incastro fra casa, figli, scuola, per poche ore di lezione. La presidente di commissione, Paola Maggiordomo, non trattiene un richiamo: "Alla buon'ora!". In effetti, ha bloccato i lavori, ma i precari solidarizzano: è una vita dura, la nostra. Fuori, c'è una ressa da record. "Ogni anno questo delirio - ribadiscono Anna Monica Giunti e Elena Tarabella, docenti di lingue - il metodo di reclutamento dei supplenti è demoralizzante. Lo è ancor di più se si pensa a quanti ti passano avanti per assurdi meccanismi, come le "Sissine", le nuove leve delle scuole specializzate. I loro punteggi valgono più di chi si è laureato prima". Lo scontento è palpabile. Oggi, dalle 8,30, proseguiranno le nomine residue di materne ed elementari. Sarà un lavoro improbo.