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Secolo XIX: No dei sindacatial piano Gelmini

«Così si affonda l'istruzione pubblica. Daremo battaglia»

20/09/2008
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Il Secolo XIX

Roma. Meno ore di scuola alle superiori, maestro "unico" con insegnante di inglese, aumento delle sezioni primavera e tempo pieno alle elementari, anticipi alla scuola d'infanzia. Sono i punti salienti del «piano» del ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, presentato ieri ai sindacati, che prevede il reinvestimento di due miliardi di euro di risparmi. Denaro che sarà utilizzato per la formazione, le nuove tecnologie e per innalzare il livello di prestigio degli insegnanti attraverso forme di «premialità».

Confermato il personale docente che si occupa degli alunni disabili e non si toccano le scuole di montagna, ha detto il ministro che è andata a ripescare anche un tema introdotto dalla riforma Moratti ma successivamente abrogato dal governo Prodi: l'ingresso anticipato ai due anni e mezzo per la scuola dell'infanzia. E aumenteranno le sezioni primavera.

Novità anche per le classi di scuola primaria a 24 ore a settimana: sarà presente, oltre al maestro unico, anche l'insegnante di inglese. Il piano intende poi privilegiare, dove possibile, il modello degli istituti comprensivi e cioè che uniscono sotto un'unica istituzione scolastica (e sotto un'unica presidenza) scuole dell'infanzia, elementari e medie.

Meno ore alle scuole superiori. Negli istituti tecnici e professionali passeranno da 36 a 32 la settimana e nei licei classici, scientifici, linguistico e delle scienze umane, da 33 a 30. Per il liceo classico l'ulteriore novitàè che la lingua straniera sarà insegnata in tutti e cinque gli anni di corso e avrà più spazio anche la matematica.

Ora si apre un confronto che parte in salita. Pochi i margini di trattativa fissati, e rigidamente vincolati, dalle risorse della finanziaria che taglia per il settore 8 miliardi di euro in tre anni.

Così i sindacati - che ieri hanno incontrato il ministro per l'illustrazione delle linee del piano - confermano la mobilitazione nelle scuole, annunciano che decideranno altre azioni, ma vogliono ugualmente dialogare pur vedendo poche possibilità di modifica. Un altro appuntamento fra le parti è in programma per la prossima settimana.

Nessun commento all'annuncio del ministro di un reinvestimento di 2 miliardi di euro, ottenuti dai risparmi e da utilizzare per la formazione, le nuove tecnologie e il recupero del prestigio dei prof. Le critiche si sono concentrate sui confermati tagli, sulla riduzione del personale, il ritorno al maestro unico, lo «snellimento» degli orari alle superiori. I sindacati criticano nel merito e nella forma l'avvio del confronto: nessun documento in mano ma solo proiezione di slide.

Il ministro ha assicurato che un testo sarà loro inviato lunedì o martedì prossimi. «In pratica non c'è alcun piano - ha detto Rino Di Meglio, coordinatore della Gilda che conferma il sit-in di fronte al Parlamento per il 16 ottobre - ci sono solo dei titoli ed un'impostazione politica. È difficile confrontarci su questo. Fra gli insegnanti c'è disagio e forte scontento».

Per Massimo Di Menna, segretario generale della Uil scuola, «ci vorrebbe la magia per tenere insieme i risparmi e migliorare la qualità della scuola. I tagli delle risorse pesano come macigni. C'è poi la questione dei precari sulla quale il governo dovrebbe aprire un confronto. Intanto, il ministro ci ha garantito che il tempo pieno e il sostegno ai disabili non sarà toccato. Dobbiamo trattare, star fuori sarebbe controproducente. Ma la trattativa va sostenuta con una mobilitazione».

Molto duro il numero uno della Flc-Cgil, Enrico Panini: «Più che un piano operativo è un piano di fantasia. Da quello che ci hanno detto scompare il modulo, si riducono genericamente indirizzi ed ore. Si delinea una scelta netta che è la privatizzazione della scuola. E poi il ministro ci ha negato una trattativa, ci ha detto che ha il vincolo previsto dalla Finanziaria. A farne spese saranno le famiglie più povere». «Più che un piano di razionalizzazione - osserva Francesco Scrima, segretario generale della Cisl scuola - è un piano di dismissione, serve per coprire la manovra. Avremo una scuola più povera e meno qualificata. Serve una mobilitazione, anche delle famiglie, per contrastare questo piano».

(ansa)