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Secolo XIX: Scuola, sciopero generale il 30 ottobre

Cgil, Cisl, Uil, Gilda e Snals hanno fissato la data Manifestazione a Roma. La Camera dà il via libera al decreto Gelmini che ora passerà all'esame del Senato

10/10/2008
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Il Secolo XIX

ROMa. Hanno deciso compatti per lo sciopero, proprio nel giorno in cui la Camera ha approvato il decreto Gelmini sulla scuola, che prevede il ritorno al maestro unico alle elementari e il taglio di 131mila tra insegnanti, bidelli e impiegati. I punti cardine di una riforma contro cui ieri i sindacati Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda hanno indetto per il 30 ottobre uno sciopero generale di tutto il personale della scuola, dai docenti sino ai bidelli e agli impiegati amministrativi. Uniti anche nella grande manifestazione che si terrà lo stesso giorno a Roma "contro un provvedimento - denunciano i sindacati - che toglierà alla scuola quasi 8 miliardi".

Si va quindi al muro contro muro con il governo e il ministro della Pubblica Istruzione, Maria Stella Gelmini, che ieri hanno incassato l'approvazione del decreto legge sulla scuola da parte della Camera, con 280 sì, 205 no e 28 astenuti. Un esito scontato, visto che la maggioranza aveva blindato il provvedimento apponendovi la fiducia, ma che dimostra come l'esecutivo sia deciso a non cambiare rotta. Per la soddisfazione di Gelmini, che commenta: «Siamo a un passaggio importante e a un cambio di epoca per la scuola, che diventa un'agenzia sociale e non più un ammortizzatore sociale. Lo sciopero? Non ne comprendo le ragioni: la scuola ha bisogno di innovazioni e del coraggio di tutti per farla funzionare, non certo per bloccarla».

Il ministro insomma tira dritto, con la sua riforma che segna un ritorno al passato. Alle elementari i tre insegnanti per due classi lasceranno il posto al maestro unico, mentre l'orario settimanale sarà di 24 ore. Nelle pagelle torneranno i voti numerici e quello in condotta e l'educazione civica sarà materia obbligatoria. Le graduatorie per l'immissione in ruolo dei docenti alle elementari saranno fissate su base provinciale e non più nazionale, proprio come chiedeva la Lega Nord. Contro il caro libri, il decreto fissa l'obbligo di non cambiare i testi per almeno cinque anni alle elementari e per sei alle medie e alle superiori. Previste infine risorse per l'edilizia scolastica.

Misure in buona parte inaccettabili per i sindacati, che protestano innanzitutto contro i drastici tagli. Ieri, prima dell'ufficialità dello sciopero, c'è stato l'ultimo tentativo di conciliazione con il governo. «Ma anche questa volta abbiamo registrato una risposta negativa alle nostre rivendicazioni» spiegano i sindacati, che ricordano anche come il contratto della scuola "sia scaduto ormai da nove mesi". Ad avvelenare ulteriormente i rapporti con l'esecutivo aveva poi provveduto il ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, secondo cui "i nostri insegnanti lavorano poco e non si aggiornano quasi mai. E poi guadagnano 1300 euro al mese per un lavoro part-time, e che come tale è ben pagato".

Considerazioni ribadite ieri sera: «Gli insegnanti sono tanti, e selezionati non benissimo, mentre i ragazzi non sono preparati bene». Parole che "rafforzano lo sciopero" secondo Francesco Scrima, segretario generale della Cisl Scuola, che osserva: «A fronte delle dichiarazioni mortificanti e gratuite di Brunetta, che è uno showman, quello che rammarica è il silenzio del ministro Gelmini, che ancora una volta omette di difendere i docenti». Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil, sottolinea invece le ragioni dello sciopero: «Rappresenta la risposta all'arroganza del governo e della Gelmini, che con le loro scelte stanno distruggendo l'intero settore della conoscenza pubblica. Le mistificazioni ideologiche del ministro servono solo a coprire i tagli decisi dal ministro dell'Economia Tremonti». Concorde l'opposizione, a partire da Rosy Bindi (Pd): «Questa non è una riforma, ma un provvedimento frutto delle scelte di Tremonti».

Dubbioso il Mpa, che ha votato un "sì condizionato" alla riforma, e che tratterà sui tagli con il governo. Ora il decreto Gelmini passerà al Senato. Oggi invece in 80 città italiane gli studenti scenderanno in piazza contro i provvedimenti dell'esecutivo su scuola, università e ricerca.

luca de carolis