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Secolo XIX-Sogno un liceo in grado di valorizzare la musica

L' INTERVENTO "Sogno un liceo in grado di valorizzare la musica" La musica nella scuola italiana è la cenerentola come ha scritto nei giorni scorsi Il Secolo XIX. È vero, ricordo per...

14/10/2004
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Il Secolo XIX

L' INTERVENTO "Sogno un liceo in grado di valorizzare la musica"

La musica nella scuola italiana è la cenerentola come ha scritto nei giorni scorsi Il Secolo XIX. È vero, ricordo però che questa posizione marginale della musica nella formazione ha radici lontanissime nella storia della cultura italiana e non si può ridurre la questione ai semplicismi posti dall'articolo. Non parlerò dei primi ministri dell'istruzione dopo l'unità d'Italia, Casati e Correnti, non parlerò della Riforma Gentile, non parlerò dei Decreti Delegati. C'è tuttavia un elemento comune a tutti questi momenti: la musica viene sempre considerata come un affare per 'i più versati', non una materia formativa al pari delle altre. Questa convinzione sembra oggi scontata in Italia, eppure essa non fa parte delle leggi dettate sul Sinai, non è un dogma assoluto; tant'è vero che nel sistema educativo dei paesi di lingua tedesca la musica è materia comune a tutti gli ordini di scuola, e nessuno si sogna di porne in discussione il valore formativo. E pensare che il povero Giuseppe Verdi ha lottato un'intera vita contro questa superficialità banalizzante del valore sociale della musica, una lotta per la dignità della professione poi vanificata da un ventennio di populismo senza pudore (e ancor oggi siamo inconsapevoli vittime di quella anti-cultura musicale). È ovvio allora che, in Italia, nella percezione comune la musica sia unanimemente relegata nel limbo delle cose irrilevanti, uno svago, un momento di evasione, un gioco da ragazzi, buono solo per farci sognare nei momenti di romantico ripiegamento sul sentimento. Qualsiasi musicista che si rispetti, almeno nel panorama colto europeo dell'ultimo millennio, respinge con fastidio tutte queste cialtronerie.
Detto questo, non si può concludere con un netto aut-aut: l'educazione musicale alle scuole private o alle scuole pubbliche. La soluzione ottimale sarebbe invece la convivenza: la scuola pubblica curerebbe l'inserimento organico della conoscenza storico-estetica della musica nel quadro formativo generale, mentre ai privati rimarrebbe l'approfondimento del mestiere tecnico-artigianale.
Ma c'è un altro argomento altrettanto fondamentale, scottante e apparentemente polemico, sebbene non sia altro che una constatazione di fatto. L'educazione musicale come impartita nelle scuole private fa della musica una materia slegata dalle altre discipline formative: si apprende la grammatica del linguaggio dei suoni, la tecnica strumentale o vocale, la pratica dell'esecuzione d'insieme ecc. come attività facoltative e senza rapporti con il resto del curriculum scolastico dello studente. Non si cura se non marginalmente la dimensione culturale della musica nella storia e nella società, non si propone uno studio della musica come espressione storica pari alla letteratura, alla religione, alla morale, alla filosofia, al diritto (ossia i punti fondanti di una civiltà). In altre parole, anche l'ordinamento didattico delle scuole private, né potrebbe essere altrimenti, isola la musica dalle altre materie di studio confermando ed anzi allargando il senso di inferiorità verso le discipline da sempre ritenute fondamentali. Se davvero si vuole innalzare la musica al rango di 'alta cultura', ossia promuoverla a materia educativa valida quanto le altre discipline umanistiche e scientifiche, non si può evitare di istituire un Liceo statale che la ponga proprio al centro come materia caratterizzante e prioritaria. E questo, pur con le meritate lodi che vanno fatte loro, le scuole private non potranno mai realizzarlo per ovvie ragioni.
Dal Liceo Statale Musicale, se fondato e gestito in modo serio, deriverebbe un ulteriore conseguenza, ancora una volta impossibile a realizzare solo con il sistema privato. La stessa professione musicale avrebbe un luogo di rappresentatività sociale che all'oggi manca a Imperia: provate a indicarmi una figura istituzionale che rappresenti la professione del musicista attivo oggi a Imperia, provate a indicarmi un modello a cui un giovane studente di musica con precise idee di carriera potrebbe rivolgersi come a un modello ideale.
* docente Istituto d'Arte
Imperia

ANTONIO ROSTAGNO*