Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Secolo XIX-Sul lavoro i laureati guadagnano meno di chi ha fatto le medie

Secolo XIX-Sul lavoro i laureati guadagnano meno di chi ha fatto le medie

Sul lavoro i laureati guadagnano meno di chi ha fatto le medie Indagine Ires-Cgil sul precariato Roma Effetto della precarietà: con la laurea si guadagna meno. Anche se in possesso di un el...

25/01/2006
Decrease text size Increase text size
Il Secolo XIX

Sul lavoro i laureati guadagnano meno di chi ha fatto le medie
Indagine Ires-Cgil sul precariato
Roma Effetto della precarietà: con la laurea si guadagna meno. Anche se in possesso di un elevato titolo di studio, i giovani percepiscono retribuzioni inferiori a quelle dei colleghi più anziani. Tanto che sono di più i laureati, piuttosto che chi ha la licenza media, ad avere buste paga che non arrivano a 800 euro.
Il paradosso emerge da un'indagine condotta dall'Ires-Cgil sul rapporto su "Giovani, Lavoro, Sindacato" condotta su un campione di circa 1.600 lavoratori distribuiti sul territorio nazionale, di cui il 65% costituito da giovani fino a 32 anni.
Il quadro che ne esce è quello di una condizione di fragilità dei giovani sul mercato del lavoro, con l'impossibilità di progettare il futuro. Da qui la richiesta di una maggiore stabilità del lavoro, ma anche di un rinnovamento del sindacato, criticato pure per la sua organizzazione "ingessata" e per il fatto di privilegiare gli anziani (tra i giovanissimi solo il 22,9% è iscritto).
Secondo il leader della Cgil, Guglielmo Epifani (intervenuto alla presentazione dell'indagine condotta dal centro di ricerche confederale presieduto da Agostino Megale), "il lavoro per i giovani torna a fondare la loro identità, il senso della vita". Cambia, dunque, il modello sociale "impersonificato nello yuppismo, nel fare soldi". Lo stesso atteggiamento rispetto alla flessibilitàè di accettazione ma condizionata. Dunque, con diritti e tutele o purché coinvolga un periodo limitato.
Buste paga leggere per lavoratori temporanei. Percepisce più di 1.200 euro mensili il 27% dei lavoratori a tempo indeterminato e solo il 7% dei lavoratori temporanei (cioè l'87%,3% dei giovanissimi e il 53,5% dei giovani). Per il 55,8% di chi ha tra 17 e 24 anni lo stipendio è compreso tra 248 e 800 euro, e per un altro 33,3% tra 801 e 1.000 euro. Nella classe che comprende chi ha tra 25 e 32 anni si trovano livelli sempre più bassi di retribuzione: il 22,3% guadagna tra 247 e 800 euro e il 42,6% sul livello 801-1.000.
Ancora peggiore la condizione per le giovani donne. Più istruite degli uomini, sono prevalentemente occupate con contratti a tempo o atipici con retribuzioni inferiori: oltre il 70% guadagna meno di 1.000 euro, contro il 51,6% degli uomini.
Chi ha il posto fisso chiede più salario. Il 56,2% dei lavoratori a tempo determinato e il 49,8% degli atipici chiedono un lavoro più stabile, mentre soprattutto chi ha un lavoro stabile punta ad un lavoro meglio retribuito. I lavoratori temporanei sono più soddisfatti di quelli a tempo indeterminato. Si registra una sfiducia nel futuro, emerge una dimensione di "precarietà esistenzialè che travolge la sfera delle aspettative e dei progetti sul futuro sia per le prospettive lavorative sia per quelle economiche.
Un sindacato da rinnovare. E' soprattutto tra gli over 40 che l'iscrizione al sindacato è largamente diffusa, mentre i giovanissimi sono quelli che meno si iscrivono. E tra le motivazioni di quest'ultimi si registra per il 22% la paura di ritorsioni da parte del datore di lavoro. Da notare anche che al crescere del livello di istruzione diminuisce la quota di iscritti. Tra i laureati la quota è del 28% a fronte di una media generale del 48%. La stabilità, inoltre, favorisce l'iscrizione: il 14% dei giovani tra 25 e 32 anni e il 18% di chi ha tra 17 e 24 anni non si iscrive perché non pensa di rimanere a lungo nello stesso posto.
Circa il 10% di giovani, infine, ha dichiarato che non si è iscritto perché non gli è mai stato chiesto. Secondo gli intervistati, tra gli obiettivi che il sindacato deve perseguire, oltre alla lotta alla precarietà e per l'aumento delle retribuzioni, la garanzia di una pensione dignitosa.