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Secolo XIX: Voti in pagellagià alle elementari

Dal prossimo anno anche il maestro unico. I sindacati: no ai tagli

29/08/2008
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Il Secolo XIX

riforma della scuola

Roma. Aveva promosso un ritorno al passato, per riportare nelle classi ordine contro il bullismo dilagante e risollevare il carente livello culturale degli studenti. Obiettivi a cui il ministro dell'Istruzione, Maria Stella Gelmini, punterà con il decreto legge approvato ieri dal Consiglio dei ministri. Un provvedimento che cancella le riforme degli ultimi decenni, reintroducendo i voti in pagella alle elementari e alle medie e il voto in condotta, che sarà decisivo ai fini della promozione. L'educazione civica e stradale tornerà ad essere materia obbligatoria, mentre contro il caro-libri verrà introdotto l'obbligo di rieditare i testi solo ogni 4-5 anni. Infine, tra un anno alle elementari tornerà il maestro unico.

Il ritorno dei voti. La principale novità del decreto è rappresentata dal ritorno dei voti in pagella, che alle elementari saranno accompagnati da giudizi "esplicativi", mentre alle medie ci sarà spazio solo per i numeri. Una scelta che Gelmini spiega così: «Il ritorno al voto è frutto di una proposta mia e del ministro dell'Economia Giulio Tremonti, perché noi crediamo che nella scuola serva chiarezza, e che spetti agli insegnanti definire il livello di apprendimento degli alunni in ogni materia». Niente più giudizi quindi, introdotti dalla legge 517 del 1977.

Bocciatura per la condotta. D'ora in poi gli studenti delle superiori dovranno rigare dritto, perché il voto in condotta farà media con le altre valutazioni. Non solo: in caso di 5 in condotta, la bocciatura sarà automatica. «Una risposta necessaria e urgente al moltiplicasi dei casi di bullismo» a detta di Gelmini, che ha così dato il via a un'altra svolta radicale per la scuola. Il voto in condotta era stato reso ininfluente ai fini della promozione da un Dpr del 1999, ma già dal 1977, quando venne abolita alle elementari e alle medie, la valutazione del comportamento aveva perso peso nelle pagelle.

Educazione civica e stradale. Da anni era finita nel dimenticatoio, come una materia fantasma. Ma da settembre l'educazione civica, o meglio "l'educazione alla cittadinanza" tornerà ad essere un insegnamento obbligatorio, che comprenderà anche le norme del codice della strada. Spiega Gelmini: «Pensiamo che la scuola debba mettere al centro la persona, quindi aiutare i ragazzi ad essere cittadini consapevoli dei propri diritti e dei propri doveri. Per educazione alla cittadinanza intendiamo conoscenza della Costituzione, ma anche educazione ambientale e alla salute, nonché educazione stradale».

Lotta al caro libri. Stop alla riedizione annuale dei testi scolastici, che costringe le famiglie a ricomprare ogni anno i libri. «La riedizione dei testi dovrà avvenire solo quando strettamente necessaria, ossia ogni quattro o cinque anni, lasso di tempo entro cui i libri non potranno cambiare», precisa Gelmini. Una misura presa contro il continuo rincaro dei testi. Ieri l'associazione degli editori ha tuonato contro quella che definisce "una colossale montatura", sottolineando che «il 64% dei testi ha il prezzo invariato rispetto allo scorso anno». Gelmini tira dritto: «Vogliamo aiutare le famiglie. D'altra parte l'apprendimento nella scuola dell'obbligo non cambia: l'italiano è sempre quello, la matematica pure».

Verso il maestro unico. Una dichiarazione d'intenti, che dovrebbe tradursi in realtà il prossimo anno. Ieri il Consiglio dei ministri ha espresso parere favorevole al ritorno del maestro unico alle elementari, novità fortemente voluta da Gelmini. «Per la scuola primaria - sostiene il ministro - tornare al maestro unico risponde a un'esigenza pedagogica. I bambini hanno bisogno di punti di riferimento anche al di fuori delle pareti domestiche». Si punta quindi all'abolizione dei moduli, che prevedono tre insegnanti ogni due classi.

Le reazioni. Il centro destra fa quadrato attorno al decreto. «Con queste misure sulla scuola è finito l'ideologismo che, dal '68 in poi, ha creato gravissimi danni alla scuola», sostiene Lucio Malan (Pdl). Il portavoce di Forza Italia Daniele Capezzone parla di «svolta culturale», mentre il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli (Lega Nord) chiosa: «Il decreto rappresenta un grande risultato per il governo». Ma l'opposizione attacca. «Il ritorno al voto in condotta è solo uno spot», sostiene Marina Sereni (Pd), che aggiunge: «La responsabile dell'Istruzione dovrebbe impiegare i suoi sforzi per non far tagliare i fondi allo studio (la Finanziaria prevede 150.000 tagli in tre anni nelle scuole, ndr) e per evitare che gli istituti tecnici diventino delle fondazioni, trasformandosi in scuole di serie B». Furibondi i sindacati. Il segretario della Flc-Cgil, Enrico Panini, sibila: «Sul maestro unico si apre uno scontro frontale. Tornare a questa figura significa ridurre di due terzi l'attuale organico, che ora prevede circa 250.000 insegnanti». Duro anche Francesco Scrima (Cisl): «A Gelmini do cinque in condotta e quattro in pedagogia. Il ministro sta scardinando il sistema scolastico, con scelte frettolose, superficiali e condizionate da fattori estranei all'ambiente pedagogico". Protesta anche l'Azione Cattolica: «Le diamo cinque in condotta per il metodo, perché la scelta di legiferare con un decreto sacrifica il dibattito parlamentare. Quanto al voto in condotta, servirebbe maggiore prudenza». Sul piede di guerra, infine, gli studenti. L'Unione degli Studenti annuncia: «Ci sentiamo profondamente traditi dal ministro, che aveva promesso un confronto con le associazioni. Al voto in condotta, che ribalta decenni di lotte, risponderemo a inizio ottobre con una grande mobilitazione nazionale».

Luca De Carolis