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"Senza l'ansia del voto": così una scuola di Parma ha già cancellato i numeri in pagella

Il maestro Giovanni Cattabiani della primaria Parma Centro spiega il percorso che ha anticipato il provvedimento contenuto nel recento decreto ministeriale. "È la scelta giusta per evitare un inutile stress"

17/06/2020
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la Repubblica

Lucia De Ioanna

I bambini della scuola primaria, a partire dal prossimo anno scolastico, non verranno più valutati attraverso un numero, il voto espresso in decimi: i loro punti di forza o le criticità saranno espressi in un giudizio.

Il cosiddetto decreto Scuola sabato 6 giugno, dopo il passaggio alla Camera e al Senato, è diventato legge: al suo interno, tra le misure previste, viene sancita l’abolizione del voto in decimi alla scuola primaria e il passaggio a un giudizio di tipo descrittivo.

A Parma, docenti e alunni della scuola primaria Jacopo Sanvitale, oggi Parma Centro, già da alcuni anni si sono diretti verso questa importante trasformazione grazie alla adesione ad una sperimentazione del Miur: alla base di questa scelta, la convinzione che le capacità, le attitudini, le potenzialità di un bambino non debbano essere ridotte alla etichetta, positiva o negativa, di un numero, che rischia di irrigidirsi come una gabbia, fatta di preoccupazione e aspettative, sullo sviluppo del bambino.

"L’articolo di legge in questione non ha ricevuto grande attenzione mediatica perché ovviamente i temi caldi erano l’esame di stato, l’esame finale di terza media e le indicazioni per settembre. Per me, maestro di scuola primaria, e la mia scuola, l’istituto Parma Centro, di cui sono anche referente, è stata invece una notizia molto importante”, osserva Giovanni Cattabiani la cui scuola già da sei anni è arrivata a superare i voti numerici.

"Nel 2014, sei anni fa, durante un collegio docenti molto partecipato, la critica al voto porta a una decisione che ci avrebbe poi segnati negli anni seguenti: partecipare alla sperimentazione proposta dal Miur sulla valutazione, iniziando contemporaneamente con le nuove classi prime la pratica del non-voto; basta voti sui quaderni, sulle verifiche, nelle interrogazioni, sul registro elettronico, arrivando ad abolire la pagella coi voti del primo quadrimestre".

"Nel 2016 - prosegue - abbiamo promosso come scuola un convegno sul passaggio da una scuola delle conoscenze a una scuola delle competenze. Bene, durante quel convegno il pedagogista Gianni Marconato e il dirigente tecnico del dipartimento istruzione del Miur, Loredana Leoni, ci confermano nella direzione che avevamo intrapreso. Il voto – dicevano - è la punta dell’iceberg di un problema presente nella scuola: occorre spostare l’attenzione dalle etichette (voti, giudizi ecc.) agli effettivi apprendimenti realizzati, fatti di conoscenze e di competenze".

A Parma, docenti e alunni della scuola primaria Jacopo Sanvitale, oggi Parma Centro, già da alcuni anni si sono diretti verso questa importante trasformazione grazie alla adesione ad una sperimentazione del Miur: alla base di questa scelta, la convinzione che le capacità, le attitudini, le potenzialità di un bambino non debbano essere ridotte alla etichetta, positiva o negativa, di un numero, che rischia di irrigidirsi come una gabbia, fatta di preoccupazione e aspettative, sullo sviluppo del bambino.

"L’articolo di legge in questione non ha ricevuto grande attenzione mediatica perché ovviamente i temi caldi erano l’esame di stato, l’esame finale di terza media e le indicazioni per settembre. Per me, maestro di scuola primaria, e la mia scuola, l’istituto Parma Centro, di cui sono anche referente, è stata invece una notizia molto importante”, osserva Giovanni Cattabiani la cui scuola già da sei anni è arrivata a superare i voti numerici.

"Nel 2014, sei anni fa, durante un collegio docenti molto partecipato, la critica al voto porta a una decisione che ci avrebbe poi segnati negli anni seguenti: partecipare alla sperimentazione proposta dal Miur sulla valutazione, iniziando contemporaneamente con le nuove classi prime la pratica del non-voto; basta voti sui quaderni, sulle verifiche, nelle interrogazioni, sul registro elettronico, arrivando ad abolire la pagella coi voti del primo quadrimestre".

"Nel 2016 - prosegue - abbiamo promosso come scuola un convegno sul passaggio da una scuola delle conoscenze a una scuola delle competenze. Bene, durante quel convegno il pedagogista Gianni Marconato e il dirigente tecnico del dipartimento istruzione del Miur, Loredana Leoni, ci confermano nella direzione che avevamo intrapreso. Il voto – dicevano - è la punta dell’iceberg di un problema presente nella scuola: occorre spostare l’attenzione dalle etichette (voti, giudizi ecc.) agli effettivi apprendimenti realizzati, fatti di conoscenze e di competenze".
 

Parma, l'esame di terza media è in salotto - Foto

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Una ulteriore conferma arriva poi in un convegno sull’apprendimento cooperativo organizzato dalla scuola Parma Centro lo scorso anno scolastico. Il pedagogista Daniele Novara così si esprimeva: "L’abolizione dei voti alla scuola primaria è la scelta giusta per evitare un inutile stress in un’età che non ha bisogno di giudizi e valutazioni ansiogene data la plasticità del cervello infantile normalmente disponibilissimo all’apprendimento. Lodi e premi stimolano a imparare non per il piacere di farlo, ma per compiacere mamma e papà".

L’esempio della scuola di Parma arriva alla attenzione della sottosegretaria all’Istruzione quando, sempre nel 2019, 2forte di 5 anni di esperienza del non-voto la nostra scuola ha partecipato insieme a una rete di Scuole italiane Ashoka changemakers, con una forte vocazione per l’innovazione e la trasformazione sociale, a un incontro con la Sottosegretario di Stato dell'istruzione, Anna Ascani. A lei abbiamo presentato l’urgenza di eliminare i voti dalla scuola primaria, raccontando la nostra storia"

Agli occhi del maestro Cattabiani, la reintroduzione del voto numerico avvenuta nel 2008 appare come un anacronismo non in linea con le più recenti acquisizioni pedagogiche peraltro già al centro della riflessione di "tanti maestri e pilastri della storia della scuola italiana, dal maestro Manzi a Gianni Rodari fino a Mario Lodi".

Quale la reazione dei genitori rispetto alla sperimentazione attuata negli anni passati, anticipando nei fatti la recente norma? "C’è tutto un movimento dentro la scuola che sostiene l’importanza del superamento del voto numerico. Certo non da tutti condiviso. La nostra esperienza dice però che anche l’alleanza educativa, il dialogo con i genitori diventano più proficui. All’inizio molti genitori erano scettici, ma poi col tempo quasi tutti hanno apprezzato la scuola senza voti, che con più facilità mette al centro il bambino, i suoi bisogni, i suoi interessi, la sua crescita"

E per meglio trasmettere il senso di una scelta pedagogica che mette al centro il bambino e le sue virtualità che spesso non possono essere contenute in un numero, il maestro Cattabiani cerca le parole dentro gli sguardi dei bambini che sono stati suoi allievi in questi anni: "Provo a dire le motivazioni guardando gli occhi di un bambino che impara nella mia classe senza l’ansia del voto.

È un bambino che impara perché vuole imparare, non per prendere un voto, sia esso positivo (ricercato come ricompensa) o negativo (temuto come una punizione o una vergogna).

È un bambino che davvero si sente libero di sbagliare, perché… 'sbaglia anche il maestro, è normale sbagliare e non succede nulla'.

È un bambino più motivato a capire i propri errori, capendo serenamente e per davvero che sbagliando si impara, perché il suo maestro valorizza gli errori suoi e dei suoi compagni per spiegare ancora meglio.

È un bambino che non ha bisogno di entrare in competizione coi compagni, ma anzi può apprendere con i suoi compagni, può imparare dai suoi compagni, può imparare a confrontarsi, a discutere, a risolvere problemi, perché importante non è solo giungere alla meta, ma anche il modo con cui arrivarci.

È un bambino quindi che può sviluppare quelle competenze sociali e civiche così importanti nella sua formazione e urgenti nella società di oggi.

È un bambino che può imparare liberamente ad autovalutarsi realisticamente: alla fine la scuola deve servire proprio a questo, portare l’alunno a capire che fare della propria vita. E i bambini sono bravissimi ad autovalutarsi in modo accurato, diventando consapevoli dei propri punti forti ma anche dei propri limiti

È quindi un bambino più sereno, che sta bene a scuola: e quando un bambino vive così la scuola può dare il massimo, il proprio massimo, che è diverso per ciascuno di noi"


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