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Senza tempo pieno. Quello che pagano le famiglie italiane

Una lettera di alcuni genitori uguale a quella di migliaia di altri che hanno i figli alle elementari, scuola dell’obbligo. «Non tutti hanno più gli stessi diritti ai tempi della Gelmini»

30/05/2011
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l'Unità

Gentile Direttore,
siamo un gruppo di genitori indignati e preoccupati per quanto sta accadendo nella scuola pubblica e vorremmo che fosse data voce alla nostra indignazione. Nei giorni scorsi, come gli altri genitori dei bambini che l’ anno venturo andranno in prima elementare, siamo stati convocati dal dirigente del nostro Istituto, per essere informati circa le nuove disposizioni ministeriali previste per la formazione delle future classi prime. Date le disposizioni infatti risulta che, a causa dei tagli ai fondi dedicati alla scuola, non a tutti i bambini che l’anno prossimo frequenteranno le classi prime sarà garantito il tempo pieno (30 ore di didattica + 10 ore di tempo mensa, con uscita alle 16.30), richiesto peraltro da tutti i genitori all’atto dell’iscrizione. Questo accade, sia ben chiaro, non per colpa dell’istituto suddetto - il cui direttore scolastico, al contrario si sta prodigando per risolvere meno dolorosamente per tutti la situazione che, peraltro si ripropone identica anche nell’altro istituto della nostra città - ma perché il Ministero della Pubblica Istruzione su tre classi richieste a tempo pieno ne ha autorizzate solo due. La terza classe pertanto avrà il tempo scuola di sole ventisette ore. Ciò che si sta verificando, non solo negli istituti del nostro comune ma in buona parte delle scuole pubbliche italiane, soprattutto al Nord (dove il tempo pieno è stato finora particolarmente apprezzato dalle famiglie in cui entrambi i genitori lavorano full time) è una vera e propria disparità sociale e culturale: solo ad alcuni bambini infatti sarà garantito un diritto che fino a ieri era stato garantito a tutti. Peraltro l’ art. 4 del decreto ministeriale del 25-6-08, n. 112 (cosiddetto Decreto Gelmini) che regolamenta il tempo scuola prevedrebbe al contrario che «si tenga conto delle esigenze,correlate alle domande delle famiglie, di una più ampia articolazione del tempo-scuola ». Chi pagherà dunque le conseguenze di questi drastici tagli inflitti alle risorse? Le famiglie naturalmente che per garantirsi un surrogato del tempo pieno pagheranno di tasca propria l’intervento di operatori privati. Al danno dunque si aggiunge la beffa: ad alcune famiglie sarà imposto perché non da loro è stato liberamente scelto un modello di scuola a tempo ridotto per il quale, oltretutto,dovranno elargire un contributo affinché, almeno parzialmente, somigli al tempo scuola da loro inizialmente scelto. Ancora una volta constatiamo amaramente che i principi fondamentali della nostra Costituzione vengono violati proprio da chi dovrebbe farli rispettare: l’art 3 sancisce l’eguaglianza dei cittadini che in questo modo non sarà tutelata perché non verrà garantita eguale istruzione ai nostri figli ed eguale supporto alle famiglie; così come l’art34prevede che l’istruzione inferiore sia obbligatoria e gratuita. Non possiamo e non vogliamo accettare che ci siano bambini e famiglie di serie A e bambini e famiglie di serie B con una evidente disparità e disuguaglianza di trattamento. Ciò che, oltre ad indignarci, suscita la nostra rabbia sono le dichiarazioni del ministro Gelmini che continua, imperterrita, a negare unarealtà che oggi è palesemente sotto gli occhi di tutti noi, frutto di una precisa scelta politica: non investire sulla cultura e sull’istruzione delle generazioni future, basi fondamentali di una società civile e progredita, creando un sistema sociale dove le famiglie saranno sempre più in difficoltà .

Raffaella Caluri, Gloria Capitanio Salvatore Giammetti, Stefano Sbrogià Sonia Monteverdi, Giulio Ciarini