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«Si insegni in quarantena» E sulla didattica a distanza un piano per le elementari

La sensazione che la scuola proceda a larghi passi verso la didattica da remoto si fa sentire

27/10/2020
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Il Messaggero

 Si sta facendo sempre più distante, la didattica. Potrebbe finire online, infatti, anche per i piccoli delle elementari che, mettendo da parte regoli e colori, si ritroveranno a studiare guardando uno schermo. Per le scuole sta partendo una nuova difficile fase, in cui a dover fare i conti con le lezioni digitali sono ancora una volta famiglie e docenti. Ma le difficoltà in caso di bambini online, a cui qualcuno deve comunque badare se restano in casa, sono destinate a moltiplicarsi. La stretta del Governo sul 75% di lezioni da remoto, obbligatorie in quanto soglia minima nelle scuole superiori, tende ad estendersi al 100%. È una strada che stanno percorrendo sempre più istituti perché l'organizzazione oraria diventa troppo complicata. Ma potrebbe arrivare anche alle elementari. Le linee guida del ministero dell'istruzione per la didattica digitale integrata prevedono infatti la possibilità che, in caso di nuovo lockdown o comunque di chiusure temporanee, venga avviata la didattica online anche in prima elementare. Tutto quello che, in primavera, è stato improvvisato e lasciato alle capacità informatiche delle maestre, ora deve andare a regime. Perché gli studenti non possono permettersi di perdere altre giornate di lezione, a volte settimane se non addirittura mesi. 
CIRCOLARI E PCE allora si sta già correndo ai ripari. La sensazione che la scuola proceda a larghi passi verso la didattica da remoto si fa sentire. Nelle scuole primarie i dirigenti stanno già inviando alle famiglie le circolari con cui poter prendere in comodato d'uso computer o tablet. Vengono organizzati esempi di quadri orari nel caso in cui ci fosse bisogno di metterli in atto, dall'oggi al domani. Proprio come accaduto con il 75% di lezioni online che ha preso molti alla sprovvista: i dirigenti scolastici si stavano infatti adeguando alle richieste delle ordinanze arrivate dalle singole regioni, che sono entrate in vigore ieri (come nel caso della Regione Lazio con la didattica digitale al 50%) per poi doversi riorganizzare in meno di 24 ore per la rivoluzione prevista a partire da oggi con il 75%, in linea con l'ultimo Dpcm. Un terremoto organizzativo che ha mandato su tutte le furie non pochi presidi: «così è troppo complicato - denuncia Mario Rusconi, presidente dell'Associazione nazionale dei presidi di Roma e del Lazio - tante scuole superiori si stanno orientando verso il 100% online. È un danno formativo, per i ragazzi, ma ormai fare scuola così è impossibile: ci sono docenti che insegnano non solo su più classi ma anche su più scuole. Bisogna farsi trovare preparati con regole di comportamento e nuove attività didattiche». E così le scuole primaria stanno elaborando piani ad hoc stilati sulle linee guida ministeriali. Ad un bambino di prima elementare dovranno essere garantite almeno 10 ore di lezione a settimana, dalla seconda alla quinta elementare il minimo garantito è di 15 ore a settimana, quindi tre al giorno di media. Le lezioni devono essere sincrone e per l'intero gruppo classe: vale a dire che la maestra fa lezione in diretta, proprio come se fosse di fronte ai bambini, deve fare l'appello e segnare il nome degli alunni assenti. Ovviamente sarà poi il docente o comunque il regolamento interno del consiglio dei docenti a stabilire l'inizio e la fine delle lezioni giornaliere, scandendo anche le ore con delle pause necessarie sia per far alzare i bambini dalla sedia e per sgranchire un po' le gambe, sia per distogliere gli occhi dallo schermo. In linea di massima una lezione si ferma a 30-40 minuti per poi concedere il tempo della pausa. La scuola può anche prevedere, oltre alle 15 ore minime, attività in piccoli gruppi e modalità di didattica digitale asincrona, quindi con video registrati o con letture da fare da soli.
Il tema delle lezioni da remoto sta tenendo banco dall'inizio dell'anno. Non è necessario arrivare alla chiusura dell'intera scuola, basta infatti vedere che cosa accade in un istituto superiore quando un professore va in quarantena: si rischia di mandare a casa tutta la classe, forse anche più di una se il docente segue più sezioni. Perché i supplenti non arrivano. Ieri intanto è stato firmato un contratto integrativo sulla didattica a distanza, sottoscritto però solo da Anief e dalla Cisl, che prevede l'obbligo di prestare attività didattica a distanza per i docenti in quarantena o in isolamento fiduciario in salute. 
Lorena Loiacono


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