Si torna in classe d’estate, su base volontaria
Stanziati oltre 500 milioni. Studenti e docenti in classe da giugno a agosto, se lo vogliono.
Roberto Ciccarelli
La scuola da giugno a agosto è un’ossessione del governo. Draghi ha lanciato l’idea nel discorso sulla fiducia. La proposta è stata raccolta dal ministro dell’istruzione Bianchi che intende realizzare il suo progetto dei «patti educativi di comunità». Prima sembrava obbligatoria, ma si è scelta la formula: su base volontaria. Stanziati oltre 500 milioni di euro. Il piano delle attività è ricavato dall’abecedario del fanatismo pedagogico neoliberale.
Dopo avere passato 14 mesi tra Dad e classe, a seconda delle convenienze dei governi e in mancanza di una vera conoscenza sui dati epidemiologici fuori e dentro la scuola, ora gli studenti potranno scegliere se passare tre mesi di «potenziamento» degli »apprendimenti» Italiano, Matematica, Lingue), attività educative all’aperto su musica, arte, sport, digitale. Si parla di «competenze scientifiche e digitali (coding, media education, robotica). C’è anche un calendario. I docenti potranno insegnare, su base volontaria. Pandemia permettendo. In tal caso, non sembrano essere previste attività a distanza.
Bianchi ha parlato di una «scuola affettuosa». Meno retoricamente si tratta di capire se l’ossessione per compensare il vuoto di socialità al quale milioni di studenti sono stati costretti anche per l’incapacità dei governi e degli enti locali di garantire un diritto all’istruzione oggi non prepari un tentativo di surrogare la scuola introducendo altri soggetti nell’attività didattica (con quali contratti, con quali redditi?). Colpisce anche il fatto che, prima di affrontare il problema delle classi sovraffollate, del record di precariato, della medicina territoriale e scolastica, il governo pensi all’estate come un «ponte per l’anno prossimo». Il 26 aprile Bianchi ha incontrato i sindacati «con pochissimo preavviso e senza un testo su cui confrontarsi – sostiene Francesco Sinopoli (Flc Cgil) – è un attacco alle corrette relazioni sindacali».