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Sindacati-Giannini ai ferri corti

Contratto e legge 107 al centro dello sciopero di venerdì prossimo di tutto il personale. Sigle pronte a denunciare il ministro, relazioni interrotte

17/05/2016
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ItaliaOggi

Emanuela Micucci

Una diffida al ministro dell'istruzione Stefania Giannini per inadempienza degli obblighi sindacali. Lo stanno valutando Fcl-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals-Confsal che venerdì daranno vita allo sciopero generale unitario di tutto il personale della scuola. Più che una protesta, sottolineano spiegando le ragioni dell'agitazione del 20 maggio, «un grido d'allarme per un'istituzione importante quale la scuola in una situazione di silenzio assordante».

Il clima nelle scuole «è diventato irrespirabile», sottolinea Domenico Pantaleo, segretario generale Fcl-Cgil. «Non pensiamo a una scuola guerrigliera, siamo più vicini a Gandhi», aggiunge Pino Turi segretario generale Uil Scuola. Al centro dello sciopero, dal quale sono esonerati i docenti impegnati nel concorso a cattedre, il rinnovo del contratto, «scaduto da 7 anni», ricorda Pantaleo, ma anche «il ripristino di corrette relazioni sindacali, le modifiche della legge 107 della Buona Scuola, la libertà di insegnamento, il riconoscimento del ruolo del personale Ata, la risoluzione del precariato, la valutazione di docenti e dirigenti scolastici», aggiunge Turi.

I sindacati lamentano la mancanza di relazioni con il governo. «L'ultima volta che la ministra Giannini ci ricevuto», nota Turi, «è stato il 23 settembre, da allora più nulla, nonostante le nostre reiterate richieste». «In un Paese serio questo non è possibile», aggiunge Maddalena Gissi, segretario generale Cisl Scuola. Per questo motivo i 4 sindacati stanno pensando a una denuncia legale per il ministro Giannini per inadempienze sindacali. «La legge n. 300, che prevede che dopo la richiesta di incontri sindacali ci sia una risposta, va rispettata», ricorda Gissi. «Il governo fa una scelta strana», insiste Achille Massenti segretario generale vicario Snals-Confsal, «quella di decidere senza ascoltare o perché ha già deciso a priori o perché non ha la competenza per sostenere il confronto (forse ora questo è quello che sta accadendo al ministero). L'errore di fondo è aver voluto voltare pagina di colpo, producendo strappi, e non con gradualità, con un piano preciso».

La contrattazione è l'obiettivo, «deve tornare nelle nostre scuole», prosegue Gissi. «Inoltre dalla valutazione alla gestione del precariato vogliamo cambiare la legge 107, che ha un'impostazione autoritaria», dichiara Pantaleo. E che, sostiene Turi, sta facendo subire alla scuola «una mutazione genetica dove c'è una dipendenza gerarchica che ammazza l'autonomia prevista dalla legge».

Varie le iniziative previste a livello regionale e territoriale: cortei e presidi davanti le Prefetture, manifestazioni nelle principali città (Cagliari, Napoli, Bari, Milano, Torino, Bologna), un corteo a Roma da San Paolo alla sede del Miur. Intanto, a sostegno delle loro rivendicazioni i sindacati hanno avviato una petizione nelle scuole che ha già raccolto in questa prima tranche 150mila firme.