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Sole 24 Ore: Pubblico impiego: pochi soldi per i rinnovi contrattuali

Entro aprile si apriranno i "negoziati" per il rinnovo dei contratti di lavoro del pubblico impiego. In ballo ci sono il triennio economico 2010-2012 e, soprattutto, l'entità degli aumenti in busta paga

05/01/2010
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Il Sole 24 Ore

di Claudio Tucci

Entro aprile si apriranno i "negoziati" per il rinnovo dei contratti di lavoro del pubblico impiego. In ballo ci sono il triennio economico 2010-2012 e, soprattutto, l'entità degli aumenti in busta paga, per un settore che conta oltre 3 milioni di dipendenti. Nei prossimi giorni si chiuderà la partita per il comparto sicurezza-difesa, biennio economico 2008-2009, con un aumento mensile di circa 100 euro (30 in più della media statale), ma, ormai, l'attenzione è tutta proiettata sui nuovi rinnovi triennali.
I fondi per l'indennità di vacanza. La Finanziaria 2010, in vigore dal 1° gennaio, ha messo sul piatto (parte) dei fondi necessari: 350 milioni, nel 2010, 571, nel 2011 e 892, nel 2012, per la sola indennità di vacanza contrattuale appannaggio del settore statale. Più l'impegno (e la notizia ha fatto sospendere la mobilitazione della Uil prevista per il 21 dicembre scorso) a individuare ulteriori risorse (che verranno dai risparmi di spesa e, probabilmente, dallo scudo fiscale), una volta partiti i nuovi modelli contrattuali. Prima, però, di metter mani al portafogli, bisognerà definire il nuovo percorso, ridisegnato dalla riforma Brunetta, che porterà agli accordi.
Il calendario della Funzione pubblica. Un primo calendario diffuso informalmente nei giorni scorsi dalla Funzione pubblica prevede queste tappe. A fine febbraio la costituzione dei nuovi 4 maxi comparti (per l'istruzione si va verso l'accorpamento con università, Afam e ricerca) e tra marzo e aprile, i sindacati dovranno presentare le proprie "piattaforme" per i rinnovi contrattuali e l'Esecutivo l'atto di indirizzo all'Aran su come gestire l'intera procedura. Sarà necessario, però, che finisca la fase "commissariale" dell'istituto di via del Corso, con la nomina del nuovo organigramma. I tempi non saranno lunghissimi. Si aspetta solo un parere del Consiglio di Stato sulla legittimità delle nuove designazioni. Dopo di che il ministro Brunetta, darà piena operatività all'agenzia che dovrà rappresentare l'amministrazione pubblica in sede di rinnovo dei contratti.
I nodi da sciogliere. La vera "sfida", che si preannuncia "bollente", si gioca tutta sull'effettiva destinazione degli aumenti stipendiali, che, da Palazzo Vidoni, forti delle nuove norme sul lavoro pubblico, vogliono legare sempre più alla valorizzazione del "merito". La nuova strategia sarà adottata sia per la contrattazione nazionale, che per quella integrativa. A tal proposito, la riforma Brunetta, facendo seguito all'accordo quadro del 22 gennaio scorso, firmato da tutti i sindacati tranne la Cgil, prevede che vengano adottati 2 livelli contrattuali: uno, nazionale e uno, decentrato di amministrazione o, in alternativa, territoriale. C'è, poi, da considerare il nuovo metodo per calcolare gli aumenti retributivi, che sostituirà l'inflazione programmata: l'Ipca (l'indice dei prezzi al consumo armonizzato tra i Paesi europei), depurato dai beni energetici importati. E non va dimenticata, nemmeno, la vera e propria "clausola di salvaguardia" inserita in Finanziaria: ogni aumento, cioè, dovrà tener conto di obiettivi e vincoli di finanza pubblica. Insomma, se si centreranno i risparmi e, soprattutto, lo slittamento al prossimo 30 aprile dello scudo fiscale darà i frutti sperati (a oggi, l'Erario ha incassato circa 5 miliardi), usciranno i soldi in più da dirottare sui rinnovi. Altrimenti, i nuovi contratti si faranno solo con le risorse che ci sono.
La posizione dei sindacati. Proprio in ragione di queste difficoltà, le organizzazioni sindacali hanno chiesto un "aumento base" per tutti i lavoratori, valorizzazione del "merito" a parte. I primi a parlare sono stati i sindacati della scuola (i cui dipendenti, oltre un milione, rappresentano un terzo del pubblico impiego), visti, anche, i modesti risultati conseguiti nell'ultimo rinnovo, relativo al biennio economico 2008-2009: 77 euro mensili per gli insegnanti e 55 euro per gli Ata. Già a novembre, la Cisl aveva parlato di 200 euro al mese. Il 23 dicembre scorso, la Cgil ha portato la richiesta a 210 euro. Si tratta, spiegano dal sindacato di via Leopoldo Serra, di un incremento medio del 9,3%: il 7,3%, in difesa del potere d'acquisto e il restante 2%, legato a produttività e aumento dei carichi di lavoro. Ma la cifra è stata calcolata in base non al contratto in scadenza (che la Cgil non ha firmato), ma all'ultimo Ccnl sottoscritto (biennio economico 2006-2007). E ciò rende quanto meno complicato un nulla osta incondizionato di Palazzo Vidoni.


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