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Sono un prof ma non vado a scuola

Un insegnante tecnico pratico residente in provincia di Siracusa è stato assunto a partire dal 22 dicembre 2012 per due ore di lezione alla settimana, ogni sabato, nella sede di San Giorgio di Nogaro dell’Iti Malignani (Friuli Venezia Giulia), con contratto a tempo determinato (scadenza il 30 giugno 2013). Ma se va a scuola spende più dello stipendio

02/04/2013
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La Tecnica della Scuola

A.D.F.

Un insegnante tecnico pratico residente in provincia di Siracusa è stato assunto a partire dal 22 dicembre 2012 per due ore di lezione alla settimana, ogni sabato, nella sede di San Giorgio di Nogaro dell’Iti Malignani (Friuli Venezia Giulia), con contratto a tempo determinato (scadenza il 30 giugno 2013). Ma se va a scuola spende più dello stipendio
Da quel giorno, per come riferito dal Dirigente Scolastico della scuola Friulana il docente siciliano non è mai entrato in aula, poiché sono stati spediti, con regolarità assoluta, una serie di certificati medici atti a giustificare le reiterate assenze. Le conseguenze di queste assenze sono il mancato svolgimento di quelle prove pratiche e quelle esperienze laboratoriali cui l’insegnante sarebbe stato preposto e lo stato di impotenza assoluta in cui si è trovata la scuola incapace di arginare questo assenteismo reiterato.
L’invio di visite fiscali pare si sia rivelato inutile, considerata la brevità delle malattie o dei ricoveri ospedalieri in day hospital che non richiedono l’invio di accertamenti medico fiscali. Una situazione paradossale che pone un problema di fondo sul fatto se sia possibile dare un incarico di supplenza per circa 170 euro mensili (2 ore settimanali) a un docente residente a Siracusa, che per ogni viaggio settimanale (4 mensili) Sicilia - Friuli andata e ritorno ne deve spendere circa 200 euro (800 al mese).
Insomma una supplenza che non fa guadagnare, anzi una supplenza che obbliga il supplente a spendere più soldi del possibile stipendio mensile. In questo modo possono nascere deprecabili “meccanismi di difesa" che compromettono l’azione didattica e quindi il regolare apprendimento degli studenti.
Fatti che non dovrebbero accadere, perché discreditano intere comunità di insegnanti meridionali che spesso sono costretti a emigrare al nord per poter accumulare punteggio utile al mantenimento della loro posizione nelle graduatorie.