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Sospensione dei brevetti, pressing su Draghi per dire no a Big Pharma

Sinistra italiana, M5S e perfino Gasparri chiedono al governo italiano di convincere l’Ue

13/03/2021
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il manifesto

Eleonora Martini

Come in occasione della stipula dei contratti di fornitura con le case farmaceutiche produttrici di vaccini, l’Unione europea non riesce ad imporsi sulle più grandi multinazionali del farmaco (e in favore dei propri cittadini) neppure nel caso della sospensione temporanea dei brevetti e della proprietà intellettuale richiesta da India, Sudafrica e da quasi altre cento nazioni, ossia la stragrande maggioranza dei Paesi del Wto. Sospensione che permetterebbe di liberalizzare la produzione e sconfiggere così la pandemia.

Malgrado l’emendamento al Rapporto sul semestre europeo, approvato di misura giovedì a Strasburgo, che va nella direzione richiesta dai Paesi più poveri, l’Europa – che al Consiglio Generale del Wto, previsto a giugno, parlerà con una sola voce e inciderà con un solo voto – si è al momento aggregata al gruppo dei più forti, contrari al superamento dei brevetti: Usa, Uk, Giappone, Brasile, Canada, Svizzera, Australia e Singapore.

Perché? «L’Ue – ha spiegato ieri in conferenza stampa a Bruxelles a portavoce della Commissione per il Commercio, Miriam Garcìa Ferrer – ritiene che il problema dell’accesso ai vaccini non verrà risolto sospendendo i brevetti. I problemi sono legati alla mancanza di una capacità produttiva sufficiente a realizzare le quantità necessarie. In questo contesto ci compiaciamo delle dichiarazioni della nuova direttrice generale della Wto, Ngozi Okonjo Iweala, che ha detto che dovrebbe esserci una terza via per ampliare l’accesso ai vaccini, facilitando il trasferimento delle tecnologie all’interno del quadro normativo multilaterale».

Ma come nel resto d’Europa anche in Italia monta un movimento di opposizione. «Si sono assunti una tremenda responsabilità – dichiara Vittorio Agnoletto, portavoce della Campagna europea Diritto alla cura – È un duro colpo per il diritto alla salute dei popoli. Ora diventa fondamentale la raccolta di un milione di firme per obbligare l’Ue a modificare la sua posizione». Una campagna – «O i brevetti, o la vita!» – alla quale hanno aderito finora 70 organizzazioni italiane e che è attiva in tutta Europa, con un bilancio attuale di 100 mila firme. L’obiettivo prefissato è di arrivare ad un milione di sottoscrizioni, cominciando a raccoglierle il 7 aprile prossimo quando con un click day in tutta Europa si celebrerà la Giornata mondiale per il diritto alla Salute proclamata dall’Oms. «Mi chiedo – prosegue Agnoletto – se i nostri governanti, quando compiono queste scelte, siano consapevoli di tutte le conseguenze. La nostra lettera del 5 marzo al Presidente del Consiglio Draghi, nella quale chiedevamo di appoggiare la moratoria, è rimasta senza risposta».

«Vogliamo sapere dal governo Italiano se è vero che l’Italia, così come gli altri governi Ue, si sarebbe allineata contro la sospensione dei brevetti sui farmaci Covid discussa al Wto», scrivono i parlamentari di Sinistra Italiana Fratoianni, Fattori e Nugnes in un’interrogazione parlamentare al premier Draghi, ai ministri dell’Economia Franco e della Salute Speranza. «Nel Comitato Ue per la politica commerciale – prosegue l’interrogazione – la Commissione europea ha discusso con gli Stati membri la posizione negoziale che dovrà tenere al Wto, e da alcune riunioni tra gennaio e febbraio risulterebbe che i 27 delegati governativi si sarebbero detti concordi con l’esecutivo di Bruxelles che sostiene l’opposizione della Commissione alle deroghe richieste da India e Sudafrica al Trattato internazionale che tutela la proprietà intellettuale (Trips)».

In realtà la presa di posizione del nostro Paese è antecedente all’insediamento di Draghi, anche se non è stata modificata. Ma chi conosce bene gli ingranaggi delle istituzioni europee spiega che è addirittura perfino poco dipendente dall’inquilino di turno a Palazzo Chigi. Molto di più dipende invece dalle pressioni commerciali sui funzionari d’apparato. Ecco forse perché anche tra le fila della maggioranza di governo c’è chi ha alzato la voce contro questa pericolosa deriva.

Anche il M5S ha presentato una mozione alla Camera e un’interrogazione orale al Parlamento europeo per chiedere la sospensione dei brevetti e e l’utilizzo della licenza obbligatoria. E perfino Maurizio Gasparri (Fi) chiede a Draghi di «occuparsi soprattutto di questo». «La Ue non si sta affatto muovendo con la convinzione e la decisione necessarie – dichiara Loredana De Petris, presidente del gruppo Misto – Il governo italiano deve insistere e premere in questa direzione. L’Ue deve prendere una decisione in questo senso in tempi rapidi, altrimenti sarebbe inutile».