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Sperimentare l’uscita dalla scuola a 18 anni: chiarito il mistero del ministero

Si tratta di una sperimentazione di tre tipologie di percorso per accorciare di un anno il curriculum scolastico

23/03/2013
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La Tecnica della Scuola

Pasquale Almirante

Si chiarisce il “giallo”, da noi segnalato, sulla convocazione di oggi delle Oo. Ss. su uno strano e ambiguo O.d.G. del Miur: “Progetti innovativi sulla durata dei corsi di studio”. Si tratta di una sperimentazione di tre tipologie di percorso per accorciare di un anno il curriculum scolastico
I sindacati comunicano il report dell’incontro di oggi al Miur con toni non certamente di compiacimento e molti sono quelli che danno addosso al ministro Profumo che, a pochi giorni dal suo addio al ministero dell’istruzione, dissemina malanimo e soprattutto ansia tra i docenti e in modo particolare tra i precari che attendono una sistemazione dignitosa e stabile.
Ma di che si tratta allora? Cosa sono questi “Progetti innovativi sulla durata dei corsi di studio?”
Dice la Flc-Cgil:
Poiché in molti paesi europei l'uscita dalla scuola è a 18 anni, poiché in Italia si sta diffondendo la sperimentazione delle scuole europee, il Ministro propone di avviare tre tipologie di percorso scolastico accorciato di un anno, con questi criteri e su richiesta delle scuole coinvolte:
• anticipo a 5 anni dell'ingresso alla scuola primaria
• riduzione fra la IV° e la V° classe della scuola primaria
• riduzione del biennio iniziale della scuola superiore di secondo grado a 2 semestri.
Un comitato tecnico scientifico seguirebbe la sperimentazione, l'organico non verrebbe modificato nelle scuole oggetto della sperimentazione
.
Al di là di qualunque altra considerazione che si possa fare e di ciò che scrivono i sindacati della scuola, minacciando anche scioperi (il 10 aprile ne è previsto uno della Flc), rimane tuttavia il sospetto (forse certezza?) che la scuola dovrà ancora dare, ma nel senso di togliere.
Non si dimentichi l’altra proposta, quella cioè di aumentare di 6 ore l’orario di cattedra a parità di stipendio, poi fortunosamente smantellata (ma sarà forse ancora in incubazione?).
Per un verso o per l’altro, pare di capire, si vuole ridurre il personale, mettendo di mezzo sempre l’Europa che non c’entra nulla; anzi ci chiede di aumentare gli investimenti.
E appare pure strana questa posizione del ministro uscente che si sta prendendo addosso tutti gli strali avvelenati, sia dei sindacati e sia del personale: chi glielo fa fare?

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