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Sprecati 500 milioni di euro. Tanto costano le bocciature, sono 300mila alle superiori

Ripetenze, dispersione scolastica e Neet, l'allarme per un sistema scolastico escludente

08/07/2014
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ItaliaOggi

Giorgio CAndeloro

~~Quasi tre milioni gli studenti iscritti alle superiori e mai arrivati al diploma negli ultimi quindici anni in Italia, un tasso di dispersione scolastica che nelle isole sfiora il 35%, con il 37% nazionale di abbandoni nei professionali. E ancora, quasi settantamila studenti dispersi al primo anno delle superiori, che salgono a novantamila nel biennio, quando quasi il 50% chi abbandona ha già operato la sua rinuncia agli studi, senza neppure arrivare, nel caso dei professionali, all'obiettivo minimo della qualifica triennale.

Sono questi i dati drammatici della dispersione e dell'abbandono nelle scuole superiori italiane, che raccontano di un dramma sociale ma anche economico, visto che il costo complessivo della docenza sprecata si aggira intorno al mezzo miliardo annuo. Dato questo che diventa ancora più impressionante se lo si mette in relazione al costo sociale dei cosiddetti Neet (not engaged in education, employed or training), i giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e non svolgono alcun tirocinio professionale e che quasi sempre si trovano in questa condizione proprio a seguito della dispersione scolastica: un esercito immobile di quasi due milioni di nuovi analfabeti lavorativi, in gran parte concentrato al sud e nelle isole, che ha perso il treno dell'istruzione e della formazione, si trova ai margini del mercato occupazionale, non contribuisce in alcun modo al sistema previdenziale e costa alla collettività, tutto compreso, la cifra astronomica di 33 miliardi l'anno.


C'è chi si chiede se tutto questo non accada anche per colpa di una scuola che boccia troppo, senza offrire agli studenti che falliscono un piano B, un'alternativa credibile alla rinuncia e all'abbandono. Quel che è certo è che in Italia, molto spesso, la bocciatura è vissuta come un fallimento esistenziale e una sconfitta personale, piuttosto che come un punto dal quale ripartire per un riorientamento dei propri interessi e delle proprie prospettive di formazione e di futuro sbocco professionale. Così come è altrettanto certo che esistono, in Europa e altrove, sistemi scolastici nei quali la bocciatura non è prevista affatto, ma, soprattutto per l'istruzione professionale, si elabora un sistema di crediti accumulabili, più alti o più bassi a seconda dei risultati conseguiti, da spendere poi nell'accesso al mondo del lavoro. Un sistema al tempo stesso più competitivo e meno rigidamente escludente del nostro.


La scuola italiana produce invece, circa trecentomila bocciati l'anno alle superiori, quinte classi escluse, quasi il 15% del totale. Certamente una buona fetta di questi va ad ingrossare l'esercito di quel 27% nazionale di abbandoni i che è il male dimenticato del nostro sistema di istruzione.


Per l'anno scolastico appena concluso dati definitivi sulla quantità di bocciature ancora non ci sono, anche se il Miur ha iniziato il monitoraggio dei risultati, che saranno completi solo da settembre, quando si concluderanno gli esami degli alunni che a giugno hanno avuto la sospensione del giudizio. Dai primi dati parziali sembra però che le cifre dei respinti siano in linea con quelle degli anni precedenti. Anche quest'anno, insomma, l'esercito dei bocciati si arricchirà di nuove leve. C'è da chiedersi se il piano di riordino complessivo della scuola annunciato dal governo, e atteso per i prossimi giorni, si farà carico anche di questo problema. Perché forse, di questi tempi, la scuola italiana non può più permettersi il costo di trecentomila fallimenti l'anno.