Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Stipendi, l'aumento è a punti

Stipendi, l'aumento è a punti

Sarà caccia a crediti formativi, professionali e didattici

09/09/2014
Decrease text size Increase text size
ItaliaOggi

Carlo Forte

LINEE GUIDA DI RIFORMA/Addio all'anzianità, dal 2018 cambia la busta paga

I docenti dell'era Renzi lavoreranno di più e guadagneranno di meno. È quanto si evince dalle Linee guida sulla scuola emanate dal governo tramite il sito web https://labuonascuola.gov.it/ e disponibile sul sito www.italiaoggi.it/documenti. Ai normali oneri connessi allo svolgimento della prestazione si aggiungeranno, infatti, anche quelli di una formazione obbligatoria e di un impegno professionale crescente, che serva ad agguantare il nuovo scatto (ogni tre anni) di stipendio.

Gli scatti di anzianità, infatti, vanno in soffitta e, intrecciando gli attuali blocchi dei vecchi con la partenza dei nuovi, prima delfine del 2018 non ci saranno aumenti di stipendio. A ciò va aggiunta l'ulteriore proroga fino al 2015 del blocco dei contratti, non più rinnovati dal 2009. Blocco che stando a quanto precisa il Def potrebbe arrivare fino al 2019. Insomma, oltre a non percepire gli adeguamenti retributivi dovuti all'inflazione (che finora ha eroso circa il 15% del potere di acquisito dei salari), i docenti dovranno dire addio anche ai gradoni. Il tutto a fronte dell'invarianza dell'attuale prestazione ordinaria: 25 ore di insegnamento settimanali nell'infanzia, 24 nella primaria e 18 nelle secondarie + 40 ore per le riunioni dei consigli di classe e 40 ore per i collegi e gli incontri scuola-famiglia.

Dal 2018 in poi scatterà un nuovo sistema di incrementi retributivi, che saranno attribuiti solo a due docenti su tre. L'attribuzione degli aumenti (circa 60 euro ogni 3 anni) avverrà ad esito di una sorta di concorso per titoli. Titoli che consisteranno in non meglio specificati crediti didattici, crediti formativi e crediti legati allo svolgimento di incarichi di collaborazione con il dirigente scolastico. I crediti didattici saranno attribuiti ai docenti che saranno in grado di dimostrare la loro «capacità di migliorare il livello di apprendimento degli studenti». Quanto ai crediti formativi, essi saranno attributi a seguito della frequenza a corsi di formazione che saranno organizzati dalle associazioni professionali degli insegnanti. Il documento non spiega se la frequenza a questi corsi sarà a pagamento e, se sì, se i costi saranno posti a carico delle scuole oppure dei singoli partecipanti. Infine, per quanto riguarda i crediti professionali, il documento spiega che saranno «assunti all'interno della scuola per promuovere e sostenerne l'organizzazione e il miglioramento, sia nella sua attività ordinaria (coordinatori di classe) sia nella sua attività progettuale».

È prevista la costituzione di nuclei di valutazione, che esamineranno i titoli e certificheranno i crediti. Dopo di che sarà stilata una graduatoria e ai docenti che si collocheranno in posizione utile per figurare nel 66% degli aventi diritto, sarà attribuito l'aumento. Al rimanente 33% no. Questi ultimi potranno scegliere se rassegnarsi a non percepire alcun aumento oppure trasferirsi in una scuola che abbia docenti meno titolati. Così da rientrare comunque nel 66% approfittando dei punteggi inferiori dei colleghi presenti nell'altra scuola. Le Linee guida spiegano, inoltre, che la busta paga dei docenti non sarà più come prima.

Attualmente, le voci retributive sono essenzialmente 3. La prima è lo stipendio tabellare (nel quale è conglobata l'indennità integrativa speciale e,cioè, quello che resta dell'antica scala mobile). La seconda è la retribuzione professionale docente che, pur essendo un emolumento fisso e continuativo, rientra nel compenso accessorio. E infine, il compenso accessorio vero e proprio. Cioè lo straordinario. Lo stipendio tabellare subisce incrementi al maturare dei cosiddetti gradoni. La retribuzione professionale docente, invece, nel corso della vita lavorativa subisce solo un paio di incrementi, sempre legati all'anzianità. Infine, il compenso accessorio è legato al previo svolgimento di lavoro straordinario.

La busta paga dell'era Renzi, invece, manterrà lo stipendio tabellare, che però non subirà incrementi per effetto dell'anzianità. E poi, nell'accessorio, ingloberà gli aumenti che saranno legati al raggiungimento di un numero di crediti tale da consentire all'interessato di figurare nella pole position del 66%. Le linee guida, secondo quanto si legge nel documento governativo, costituiranno una base per una sorta di consultazione popolare via internet. E poi saranno tradotti in provvedimenti legislativi.