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Tagli a turn over e salari, statali verso lo sciopero

Buste paga più leggere di 3mila euro all’anno, età media dei lavoratori salita a quota 50

11/08/2013
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la Repubblica

Valentina Conte

ROMA
— Cinque anni di salari fermi e blocco del turn over. Risultato: la spesa per il comparto pubblico crollata di dieci miliardi, l’età media dell’impiegato statale salita a cinquant’anni, lo stipendio accorciato in media di 250 euro al mese, 3 mila euro all’anno. Ovvero quanto l’adeguamento al costo della vita, sospeso ormai dal lontano 2010 dai governi Berlusconi-Monti e prorogato di un altro anno al 2014, qualche giorno fa, anche dal governo Letta. Di qui il malumore della categoria. Minacciano lo sciopero autunnale un po’ tutti: sanità, scuola, persino carabinieri e militari. Bonanni, segretario Cisl, non esclude la mobilitazione. Gli altri sindacati, più prudenti per ora, sperano in un ripensamento della stretta.
Il provvedimento (un Dpr), varato a sorpresa dal Consiglio
dei ministri dell’8 agosto (doveva slittare a fine mese), è stato al centro di tensioni e tentennamenti nel governo. Da una parte il ministero dell’Economia (la Ragioneria), a favore della proroga del blocco. Dall’altra, il dicastero della Funzione pubblica, in frenata. Il rapporto semestrale sulle retribuzioni dei dipendenti pubblici, diffuso dall’Aran tre giorni fa, è disarmante. Il numero degli occupati diminuito di 120 mila unità dal 2010 al 2012 (quasi il 4% in meno). E gli stipendi in picchiata, non adeguati all’inflazione (7-8 punti persi fino ad oggi). Senza parlare degli oltre 100 mila precari della Pubblica amministrazione, altro nodo irrisolto, il cui contratto scadrà a fine anno e destinatari di un decreto fantasma (doveva entrare in cdm l’8 agosto).
Lo Stato ha risparmiato, certo. L’ex titolare dell’Economia Grilli snocciolava nel marzo scorso al Parlamento le cifre del dimagrimento: dai 172 miliardi del 2010 spesi per il settore statale ai 163,5 del 2013, fino ai 161,9 del 2014 (blocco incluso). Appunto, dieci miliardi in meno. L’1,1% del Pil, quantificava l’allora ministro. D’altro canto, i tagli alla Pubblica amministrazione, in questi anni di crisi e di austerity, hanno rappresentato il cuore pulsante di tutte le ricette della troika (Ue-Fmi-Bce) imposte ai paesi del “club Med” - i cosiddetti Piigs (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia, Spagna) per rimettersi in piedi e godere delle ciambelle di salvataggio dell’Europa. Ne parlava, come conditio sine qua non, anche la famosa lettera inviata dalla Bce all’Italia nell’agosto di due anni fa.
Il ministro D’Alia, a capo della Funzione pubblica, ha provato a stemperare il clima già torrido. Promettendo ai sindacati di categoria di riaprire un tavolo a settembre sulla contrattazione “normativa”, ovvero esclusa la parte economica. Mossa che potrebbe rivelarsi tuttavia inutile visto che la legge Brunetta ha già svuotato lo strumento del contratto, rimandando tutto alla legge.