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Tecnica della scuola: “Scivolo” per lasciare due anni prima, il sen. Valditara non molla

Dopo i primi due flop, stavolta l’emendamento è stato inserito nel decreto “Milleproroghe”: per rientrarci, qualora venisse approvato, bisognerà raggiungere quota 93 anziché 95.

03/02/2009
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La Tecnica della Scuola

Dopo i primi due flop, stavolta l’emendamento è stato inserito nel decreto “Milleproroghe”: per rientrarci, qualora venisse approvato, bisognerà raggiungere quota 93 anziché 95. L’occasione sarebbe presa al volo da 20.000 docenti e Ata desiderosi di andarsene. E da altrettanti precari “storici” la cui posizione diventa sempre più difficile.

No c’è due senza tre. Come i tentativi del senatore Giuseppe Valditara (Pdl), che per la terza volta in soli quattro mesi ha presentato, ponendosi in testa ad un gruppo di colleghi parlamentari, una proposta ufficiale per permettere il prepensionamento del personale della scuola. Come nelle prime due occasioni, quali la Finanziaria 2010 ed il decreto “salva-precari” con cui sono state riabilitati i trasferimenti in coda, anche stavolta lo “scivolo” richiesto è di due anni rispetto all’età minima per accedere all’assegno di anzianità: la finestra anticipata, richiesta attraverso il decreto “Milleproroghe”, verrebbe concessa al personale, docente e Ata, che chiederà di " accedere– si legge nell’emendamento n. 7.27 - al trattamento pensionistico di anzianità, in presenza di un'anzianità contributiva pari o superiore ad anni 33 e di un'età pari o superiore ad anni 60, di una anzianità contributiva pari a superiore ad anni 34 e di un'età pari o superiore ad anni 59, di un'anzianità contributiva pari o superiore ad anni 35 e di un'età pari o superiore ad anni 58". La deroga verrebbe concessa anche ai dipendenti della scuola che saranno in possesso " di un'anzianità contributiva pari o superiore ad anni 36 e di un'età pari o superiore ad anni 57, oppure, indipendentemente dall'età, in presenza di un'anzianità contributiva pari o superiore ad anni 38". In pratica sarà fondamentale arrivare a quota 93. Anziché a 95, come prevede oggi la legge (con almeno 59 anni di età anagrafica). Qualora l’emendamento venisse approvato, poiché i tempi per la candidatura al pensionamento sono scaduti da quasi un mese, la “finestra” straordinaria verrebbe tenuta aperta fino al “ 30 aprile 2010”.Da alcune stime, fornite dagli stessi promotori dell’emendamento, il numero di docenti e Ata potenzialmente interessati al pensionamento anticipato sarebbero almeno 20.000 unità (che tra l’altro avrebbero un costo quantificato in “ 8 milioni di euro per il 2010, in 24 milioni per il 2011 e in 16 milioni per il 2012”). Un dato che acquista ancora più importanza dopo la previsione, realizzata in questi giorni da un giornale specializzato, di decremento del numero di pensionati per l’anno 2010: la novità dei 36 anni complessivi di contributi versati, voluta con la riforma n. 247/07 (dal prossimo anno si sale ancora di un anno), basterebbe per bloccare attorno ai 10-12mila dipendenti. Così in pensione, sempre in base alla stima, andrebbero non più di 30.000 docenti e Ata (contro gli oltre 40.000 del 2009).Se si considera la seconda tornata di tagli imposta dal Mef (45.000 posti in meno tra prof e amministrativi, tecnici ed ausiliari), ecco che allora l’emendamento proposto da Valditara & C. rappresenterebbe per 20.000 docenti e Ata (quasi tutti precari “storici”) più che un salvagente. Che poi sono quelli a cui quest’anno è stata data la possibilità di “salvarsi” attraverso le graduatorie prioritarie, l’assegno di disoccupazione velocizzato, il punteggio assicurato e, in metà delle Regioni, i cosiddetti contratti di “disponibilità”. Sulla conferma di quest’ultimo provvedimento, per cui l’amministrazione ha preso un impegno formale attraverso il decreto “salva-precari” e morale, attraverso diversi parlamentari della maggioranza, però ancora non si sa nulla. Ecco che allora l’approvazione dello “scivolo” rappresenterebbe per molti precari (oltre che per i diretti interessati) una soluzione appetitosa. Per vederla tradotta in realtà bisognerà però passare per le maglie sempre più strette del Mef. E visti i precedenti c’è poco da sperare.