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Test Medicina 2020, l’allarme del ministero: «Non sappiamo cosa fare con gli studenti in isolamento»

Nell’avviso pubblicato sul sito è scritto che «si verificherà ogni possibile gestione della suddetta situazione». L’ipotesi di una prova suppletiva e il rischio di ricorsi a catena

01/09/2020
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Corriere della sera

«Si informa che il Ministero dell’Università e della Ricerca, vista la presenza di candidati destinatari dei provvedimenti sanitari di prevenzione del Covid-19 che, pertanto, non potranno sostenere le prove di accesso programmato previste a partire da giorno 1 settembre p.v. , ha provveduto ad avvisare i Ministeri competenti al fine di verificare ogni eventuale possibile gestione delle suddetta situazione». A meno di tre giorni dall’ora X, scoppia un grana di difficile soluzione per il prossimo test di Medicina che giovedì 3 settembre alle 12 dovrebbe vedere allineati ai nastri di partenza oltre 65 mila ragazzi di tutta Italia (e non solo). A giugno - in considerazione dell’emergenza Covid - il ministero dell’Università aveva già disposto che per limitare al massimo gli spostamenti i candidati camici bianchi non fossero costretti a sostenere il test nella sede universitaria che hanno indicato come prima scelta: possono (e anzi devono) farlo nell’ateneo più vicino a casa. Ma due mesi fa, quando è stata presa la decisione definitiva in merito al test in presenza, la situazione dei contagi era molto diversa da quella attuale. Ed è così che, alla luce del boom di nuovi positivi soprattutto fra i giovani di rientro dalle vacanze, il ministero ha sollevato un problema la cui soluzione andrà condivisa con il ministero della Salute.

Rischio ricorsi

Il rischio è che qualsiasi soluzione venga trovata per non lasciare a piedi quanti in questo momento si trovano impossibilitati a fare il test in presenza, cioè non solo i positivi ma anche tutti coloro che, pur non essendo positivi, si trovano in quarantena o in isolamento, si presti a infiniti ricorsi (in media ne arrivano 18 mila all’anno) da parte di coloro che non passeranno il test e che avrebbero buon gioco a protestare la disparità di trattamento rispetto a chi ha avuto un mese in più per prepararsi. Il Ministro Manfredi aveva già alluso a questa eventualità qualche giorno fa parlando dal Giffoni Film Festival, ma lui stesso aveva riconosciuto che si tratta di «un problema giuridico molto complesso».


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