Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Test per l’università anticipati: così le scuole aiutano i ragazzi

Test per l’università anticipati: così le scuole aiutano i ragazzi

Corsi pomeridiani propedeutici alle prove e niente interrogazioni prima dell’8 aprile. Resta il malcontento di studenti e professori per la sovrapposizione con la maturità. Il preside Pessina: «Il numero chiuso? Meglio esami rigorosi nei primi anni»

05/04/2014
Decrease text size Increase text size
Corriere della sera

Antonella De Gregorio

Arianna ha tenuto duro, ma nella sua classe, una quinta liceo dello scientifico Pasteur di Roma, diversi compagni hanno rinunciato: martedì 8 aprile non si presenteranno al test di Medicina. Anche tanti professori hanno fatto un passo indietro: niente interrogazioni e compiti in classe nelle settimane prima della temutissima prova con cui i loro alunni si giocano il futuro. L’anticipazione dei test d’accesso alle facoltà a numero chiuso ha sparigliato le carte: nel periodo più «caldo» dell’anno, quello dedicato allo sprint finale per la maturità, toglie energie allo studio per l’esame di Stato. Oppure costringe i meno determinati a chiudere il sogno del camice bianco nel cassetto E i dati, in calo, sugli iscritti effettivi ai test di quest’anno lo provano: 64.187 per Medicina contro i 74.312 dello scorso anno (ma i partecipanti effettivi alle prove furono poi 69.073); 6.940 candidati per la prova di Veterinaria del 9 aprile contro gli 8.902 di un anno fa; 11.884 candidati per il test di Architettura del 10 aprile contro i 16.651 iscritti effettivi dello scorso anno.

«Un dramma»

«Un dramma, per tutti», dice Innocente Pessina, preside del liceo classico Berchet di Milano. «I professori sono arrabbiati, i ragazzi in difficoltà. E in questo periodo bisogna fare i conti anche con le vacanze di Pasqua e le gite di istruzione. Difficile portare a termine i programmi». Senza contare la tesina, le simulazioni della prima e della seconda prova scritta. E quella terribile «terza prova», fatta di quiz su tutte le materie, che in molti casi vale come compito in classe ed entra nella media dei voti.

Tra corsi e proteste

Molti istituti hanno organizzato corsi pomeridiani propedeutici ai test: «Da noi è stato proposto un modulo di 15 ore. Siamo una sessantina a frequentarlo - dice Arianna - E i prof in questi giorni non interrogano». Ma dopo il 12 maggio, quando si conosceranno i risultati e sarà stilata la graduatoria nazionale, è facile prevedere che gli insegnanti si troveranno a dover affrontare la delusione di molti ragazzi «bocciati» ai quiz. E intanto dagli scrutini usciranno voti più bassi del solito.
Ansia per i ragazzi. Perplessità per i docenti. Alcuni presidi stanno pensando di mettere nero su bianco i motivi del malcontento in una lettera da indirizzare al ministro dell’istruzione, Stefania Giannini. Anche le associazioni degli studenti si stanno muovendo: ScuolaZoo, seguitissima community studentesca, sta raccogliendo segnalazioni e proteste da parte degli studenti e ha predisposto una lettera da sottoporre a presidi e insegnanti per chiedere la loro opinione: «Vi trovate di fronte classi affaticate dal peso di una doppia preparazione? Ragazzi assorbiti dai quiz? Rischio di voti finali più bassi?» E ancora: «Quali soluzioni proponete?».

«Niente test»

All’ultima domanda il preside Pessina risponderebbe senza incertezze: «Niente test, sono contrario, derivano da una cultura anglosassone che non è la nostra e impediscono a studenti meravigliosi, con vocazioni forti, di seguire il proprio destino. Piuttosto le università cerchino di accaparrarsi i più motivati attraverso dei colloqui, e selezionando con esami rigorosi nei primi anni. Non hanno spazi? Glieli diamo noi: le scuole sono vuote, al pomeriggio».

Fuori 6 sui 7

Se i numeri rimarranno quelli della vigilia - 69mila iscritti per 10mila posti (erano 84mila lo scorso anno) - sei candidati su sette rimarranno fuori. Inevitabile la frustrazione di aver sprecato del tempo, abbassato le medie, ritardato la preparazione. Ma c’è da prevedere che il giorno del test - 60 domande a scelta multipla, ciascuna con 5 opzioni di risposta - i candidati saranno meno del previsto. Spaventati dalla mole dei programmi, dalla lotteria a cui si devono sottoporre: «Biologia e chimica sono le materie che preoccupano di più - dice Arianna - Bisogna riprendere in mano programmi svolti negli anni passati in maniera superficiale e rifare tutto da capo».

Favoriti

Ad essere favorito, quest’anno è chi non va a scuola, quelli che tentano il test magari per la seconda o terza volta e hanno già superato lo scoglio della maturità. Se si continuerà su questa strada, in futuro chi vorrà tentare l’ingresso nella facoltà dei sogni dovrà studiare con almeno due anni d’anticipo e scegliere un liceo dal taglio più scientifico, con materie più attinenti ai test.

Il calendario

L’anno scorso i test d’ingresso erano stati retrocessi a luglio, poi, dopo il caso bonus-maturità, sono slittati nuovamente a settembre. Quest’anno il calendario è riuscito a fare peggio. Anche se, a sorpresa, un sondaggio di Skuola.net ha trovato un 33% di studenti favorevoli alle nuove scadenze: 1 su 4 pensa che in questo modo si abbia tempo per cercare alternative in caso non vada come ci si aspetti, mentre un 8% crede che così si presenteranno i ragazzi più determinati, e i concorrenti meno interessati si elimineranno da sé.
La scelta è stata dettata da una decisione del Consiglio nazionale universitario, che ha individuato quella data per il possibile allineamento con le altre scuole internazionali, visto che non in tutti i Paesi la scuola finisce a giugno come in Italia. Anticipare le prove d’accesso all’università, può anche attrarre studenti stranieri: in Italia sono ormai disponibili diversi corsi di laurea in lingua inglese. Vantaggi, però, che non sono proporzionati alle difficoltà che stanno incontrando gli studenti.