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Tfa, Pas e gli altri, la protesta dei docenti apolidi a scuola

Precariato. Abilitati, laureati, da anni insegnano nella scuola, ma non saranno tra i 150 mila assunti (così dice Renzi) nel settembre 2015. Per loro ci sarà un concorso. Se lo perdono, la disoccupazione o un altro lavoro. Da cercare altrove perché le supplenze brevi verranno abolite l'anno prossimo

07/09/2014
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il manifesto

Roberto Ciccarelli

Sono gli apo­lidi della scuola. La loro vita è scan­dita dagli acro­nimi: ci sono i Tfa (Tiro­cini For­ma­tivi Attivi) del primo e del secondo ciclo; i Per­corsi abi­li­tanti spe­ciali (Pas) detti anche «Tfa spe­ciali» con almeno 3 anni di inse­gna­mento alle spalle; i diplo­mati magi­strali, i lau­reati in Scienze della for­ma­zione pri­ma­ria dopo il 2010, i con­ge­lati delle vec­chie Scuole di spe­cia­liz­za­zione all’insegnamento (Siss) abo­lite nel 2007; i lau­reati pre-2001/2002. Il loro numero non è defi­nito, per alcuni sono 80 mila, per altri addi­rit­tura 100 mila.

Non ver­ranno assunti a set­tem­bre 2015, in un colpo solo come sostiene il governo Renzi nel «patto edu­ca­tivo» della «Buona Scuola» per­chè non rien­trano nelle gra­dua­to­rie per­ma­nenti (la «prima fascia» che sarà abo­lita). Sem­pre che si tro­vino 4,1 miliardi di euro neces­sari per le immis­sioni in ruolo. Un’impresa che, nel mondo della scuola, risulta fan­ta­scien­ti­fica visto che l’esecutivo non è riu­scito fin’ora a tro­vare una man­ciata di milioni per man­dare in pen­sione i cosi­detti «Quota 96».

Que­sti apo­lidi, obbli­gati dallo Stato a pagare fino a 3 mila euro per abi­li­tarsi nelle uni­ver­sità (i Tfa ad esem­pio), oppure i diver­sa­mente abi­li­tati (come i Pas) vivranno in una terra di nes­suno, ancor più pre­cari di oggi. A loro è stata pro­spet­tata la strada del con­corso che verrà ban­dito nel 2015 per 40 mila posti. Sem­bra un’ipotesi sod­di­sfa­cente. In realtà non lo è. Per­chè chi non pas­serà il con­corso per un ruolo che dovreb­bero avere di diritto, non potrà con­ti­nuare ad inse­gnare con le sup­plenze brevi. Anch’esse abo­lite per decreto e distri­buite nell’annunciato «orga­nico fun­zio­nale a rete» dove con­flui­ranno i neo-assunti che rispon­de­ranno «just-in-time» alle chia­mate dei diri­genti scolastici.

Gli apo­lidi reste­ranno disoc­cu­pati o dovranno cam­biare lavoro, dopo avere pas­sato in molti casi una vita a inse­gnare, a for­marsi, alle dipen­denze del Mini­stero dell’Istruzione, nomi­nati da gra­dua­to­rie di merito. Dicono di sen­tirsi «tra­diti» e «presi in giro» da que­sto uso della «meri­to­cra­zia». Nume­rose sono state le denunce nelle ore suc­ces­sive alla pre­sen­ta­zione del «patto educativo»Renzi-Giannini. «Noi, docenti invi­si­bili» scri­vono i «Pas» che si riten­gono «ingiu­sta­mente sca­val­cati» dai Tfa ai quali «è bastato pas­sare qual­che esame per acce­dere al ruolo d’insegnante».

Il Coor­di­na­mento Nazio­nale «Tfa ordi­na­rio» si sente invece con­dan­nato alla «disoc­cu­pa­zione per l’abolizione delle sup­plenze brevi» e denun­cia la «sva­lu­ta­zione» dell’abilitazione con­se­guita a caro prezzo. Diver­sa­mente dai docenti in gra­dua­to­ria (da assu­mere nel 2015), loro sono abi­li­tati alla seconda fascia e non ver­ranno assunti. 37 anni in media, e con espe­rienze di inse­gna­mento, ven­gono defi­niti dal governo «fre­schi di lau­rea ma ancora senza espe­rienza». Dal 2019 Renzi e Gian­nini inten­dono rifor­mare il «reclu­ta­mento» nella scuola. Nei 5 anni pre­ce­denti rischiano di can­cel­lare più di una gene­ra­zione di «precari»