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Tirreno-Nonni e nipoti in difesa della scuola

Nonni e nipoti in difesa della scuola Quasi duemila in corteo: 5200 firme consegnate in Prefettura Manifestazione senza precedenti in centro: in piazza intere famiglie per dire n...

21/11/2003
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Il Tirreno

Nonni e nipoti in difesa della scuola
Quasi duemila in corteo: 5200 firme consegnate in Prefettura
Manifestazione senza precedenti in centro: in piazza intere famiglie per dire no alla riforma
SARA GIUSTI


LIVORNO. Una bimba di 5-6 anni, maglioncino rosso e capelli biondi, sperimenta per la prima volta le fatiche del corteo. Esce dal serpentone umano e si siede su uno scalino in piazza del Municipio. Pochi secondi per riprendere fiato e poi, svelta, eccola riprendere il suo posto dietro lo striscione per urlare a squarciagola "la scuola ci piace, Moratti dacci pace". Genitori e bambini, per la prima volta, insieme in un corteo. E' successo ieri quando nel pomeriggio si sono dati appuntamento in piazza Attias intere famiglie, insegnanti e bidelli, rappresentanti di istituzioni e sindacati. Per protestare contro la riforma Moratti, che, se negli anni passati ha infuocato gli animi degli studenti superiori, questa volta colpisce di più i bambini delle elementari.
Un serpentone umano quello che, da piazza Attias si è snodato in via Ricasoli, piazza Cavour, piazza Grande passando da una via Cairoli riempita da cima a fondo di manifestanti (1500 per le forze dell'ordine, più di duemila secondo gli organizzatori).
Mamme con i passeggini, un figlio in braccio e l'altro con il fischietto in bocca, bambini alla testa del corteo, agguerritissimi marmocchi di sette-otto anni che, con uno slogan che ha reso omaggio alla parlata livornese più verace ("Moratti, megera, devi andà in galera!") hanno scaldato le vie del centro. Un corteo tutto sommato apolitico, praticamente inesistenti le bandiere di partito e quelle sindacali, ad eccezione di Cobas ed Unicobas, tanto rumoroso quanto composto.
Un corteo di figli e genitori, nonni ed insegnanti, riunitisi spontaneamente in un coordinamento che le circoscrizioni hanno soltanto provveduto ad organizzare, per dire no ad una riforma che, secondo le parole dei contestatori "riporta la scuola indietro di trent'anni, quando ancora non esistevano il tempo pieno e prolungato, quando ancora un unico maestro si trovava a gestire una classe di trenta bambini".
E va bene che le nascite sono in calo costante, che l'Italia sta diventando un paese di anziani e le classi da "Libro cuore" con quaranta alunni non esistono più, però i passi indietro raramente sono ben accettati. "Soprattutto - come spiega una mamma che cerca di tenere a bada il suo manifestante in erba - se ad una dequalificazione della scuola pubblica, corrisponde un aumento delle risorse e quindi dell'offerta formativa della privata".
"Aumento del vuoto culturale, aumento dei fondi alle private", "Scuola pubblica per tutti di qualità", "I nonni difendono i diritti delle scuole pubbliche", "Cultura, non merce", sono soltanto alcuni degli striscioni che hanno sfilato da piazza Attias fino al palazzo del governo, dove una delegazione di genitori capitanata dai presidenti di circoscrizione è stata ricevuta dal vice prefetto vicario Di Carlo, per consegnare le 5200 firme contrarie alla riforma, raccolte dai genitori nei vari circoli didattici. "Firme che dimostrano - come ha spiegato Maurizio Paolini, presidente della circoscrizione 2 al vice prefetto - come questa riforma venga vissuta con preoccupazione dai genitori".