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Tribuna di Treviso/Nuova Venezia: ATA, i desaparecidos della scuola

Nel Veneto monta la rivolta. Quattromila e malpagati Attendono dal 1999, quando passarono agli enti locali, che la loro situazione venga regolarizzata

03/12/2007
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La Tribuna di Treviso

PADOVA. Sono circa 900 a Padova e provincia; 800 a Venezia e 700 a Treviso. In tutto il Veneto 4.000. Sono i «collaboratori scolastici», più alcuni impiegati amministrativi ed insegnanti tecnico-pratici delle scuole, che nel 1999, ai tempi del Ministro della Pubblica Istruzione Giovanni Berlinguer, in base alla legge 124, «transitarono» dalle dipendenze dirette degli Enti Locali (in genere Comuni e Province) a quelle dello Stato. Una scelta burocratica, che agli inizi dell’iter amministrativo, in vigore dall’1 gennaio 2000 sembrava soltanto una mera formalità. Invece, con il passare degli anni, s’è rivelata una bruttissima decisione che ancora oggi pesa moltissimo sulle spalle del personale Ata.
I bidelli, infatti, coinvolti in questa storia di ordinaria follia della burocrazia italiana, ancora oggi guadagnano circa 200 euro in meno rispetto ai loro colleghi di lavoro, pur svolgendo le medesime mansioni e prestando servizio per lo stesso numero di ore alla settimana. La categoria è stanca di tale, snervante, situazione, che si è ulteriormente accentuata in questi ultimi mesi dopo l’aumento generalizzato del costo della vita. Tant’è che circa quattrocento non-docenti, arrivati da tutta la regione, si sono ritrovati a Padova per una riunione, organizzata da Cgil, Cisl e Uil, coordinata dai tre segretari regionali della scuola, Antonio Giacobbi, Nereo Marcon e Roberto Checcacci.
La cronistoria della vicenda è stata fatta dal segretario della Cisl-veneta del settore. «L’impasse ai danni dei bidelli nasce nel momento in cui gli Enti Locali non comunicano le cifre giuste della carriera di ogni collaboratore al Ministero della Pubblica Istruzione - spiega Nereo Marcon, docente elementare in distacco sindacale di Carmignano di Brenta - Di conseguenza il Ministero si viene a trovare con tanti soldi in meno per pagare i bidelli in questione. In pratica succede che l’anzianità viene decurtata con effetti diretti anche su quelli che vanno o andranno in pensione. Ma oramai la frittata è fatta. Tanto è vero che nel 2002, sia a Padova che in quasi tutte le Province italiane, i bidelli, organizzati quasi ovunque dal sindacato confederale, presentano ricorso collettivo ai giudici del lavoro. Solo a Padova i ricorrenti sono 500. «E la storia non finisce quà. «Sebbene i bidelli vincano tutte le cause e trionfano anche in appello, all’interno della Finanziaria del 2005 per il 2006 (ultimo anno del Governo Berlusconi) viene approvato come emendamento il comma 218, in cui si sostiene che le sentenze dei giudizi non hanno alcun valore perché non c’è neanche 1euro a favore dei bidelli provenenti dagli Enti Locali. Subito dopo contro la categoria ci si mette anche la Corte Costituzionale, che chedà torto a quelli che avevano presentato ricorso. Quindi punto e daccapo.
«Di conseguenza l’unica speranza resta la Finanziaria che si sta discutendo in questi giorni. Servono tre cose - dice Antonio Giacobbi - Abolire per sempre il comma 218 della Finanziaria di Berlusconi, reperire risorse pari a circa 200 milioni di euro per gli 80.000 casi sospesi e, caso mai, spalmare le risorse disponili per i prossimi 2-3 anni.
(Felice Paduano)