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Tuttoscuola: 574 telefonate per nominare un supplente

Ormai il disservizio per nominare supplenti nella scuola primaria non fa piu' notizia

30/10/2006
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Tuttoscuola

Ormai il disservizio per nominare supplenti nella scuola primaria non
fa piu' notizia, anche se, tra costi per telegrammi, tempi
interminabili di ricerca del docente supplente, trasferimenti da una
classe all'altra di scolaresche orfane di insegnante ed altre
esperienze di cronaca dell'assurdo (prima del 2000 questo non
avveniva), si potrebbe scrivere un libro bianco o tragicomico.
L'ultima notizia della serie - ma siamo pronti a dare spazio ad altre
situazioni al limite - e' quella di una segreteria di una scuola della
provincia di Latina che ha dovuto effettuare ben 574 telefonate (costi
e tempi ve li lasciamo immaginare) prima di trovare un supplente (il
giorno dopo) che finalmente ha detto di si', arrivando comunque a
scuola a fine mattinata, ma con diritto a vedersi valutata e pagata la
giornata di servizio.
Nel frattempo, mentre un'impiegata a tempo pieno telefonava a
centinaia di supplenti che, avvalendosi di un loro diritto (e' cosi')
hanno rifiutato (senza conseguenza alcuna) la proposta di nomina, gli
scolari venivano suddivisi in gruppi e affidati ad altre classi (in
barba alla continuita' didattica).
Abbiamo notizia di insegnanti di ruolo che, nel corso delle assemblee
per il rinnovo delle Rsu che si svolgono in questo periodo, hanno
chiesto ai rappresentanti sindacali di essere tutelati dall'emergenza
supplenze, visto che, a causa dei ritardi di nomina, quasi
quotidianamente in alcune scuole salta la programmazione della
attivita' didattica per ospitare alunni di altre classi, scaricando
l'emergenza sugli insegnanti in servizio.
Un problema che sussiste da quando e' stato introdotto il regolamento
sulle supplenze brevi dei docenti nel 2000 (poi applicato dal 2003) e
che ora ha ereditato il ministro Fioroni. C'e' da augurarsi che sia la
volta buona per un cambiamento delle regole per le supplenze che
proprio in queste settimane si stanno discutendo con i sindacati al
Ministero della Pubblica Istruzione.