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Tuttoscuola: Federalismo scolastico. La Lega rompe gli indugi

Non c’è dubbio che la proposta di legge n. 3357, presentata il 30 marzo 2010 alla Camera da 50 deputati della Lega (primi firmatari Goisis, Caparini, Cota, Reguzzoni), ora consultabile sul sito www.camera.it, sia destinata a far discutere.

10/05/2010
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Tuttoscuola

Non c’è dubbio che la proposta di legge n. 3357, presentata il 30 marzo 2010 alla Camera da 50 deputati della Lega (primi firmatari Goisis, Caparini, Cota, Reguzzoni), ora consultabile sul sito www.camera.it, sia destinata a far discutere.

La proposta, il cui titolo completo sembra quasi un programma di politica scolastica di legislatura (“ Disposizioni concernenti il sistema dell'istruzione, il governo delle istituzioni scolastiche, il trasferimento delle funzioni amministrative relative al personale della scuola alle regioni, nonché il reclutamento, l'organizzazione e l'inquadramento del personale scolastico nei ruoli regionali e l'istituzione di autonomi livelli di contrattazione collettiva integrativa regionale”), affronta in modo organico la questione del federalismo scolastico con una serie di argomentazioni sviluppate con notevole rigore anche formale nella relazione introduttiva.

Siamo cioè di fronte a un testo che per la prima volta offre in forma compiuta la versione leghista del federalismo per quanto riguarda la scuola, uno dei tre capisaldi – insieme alla sanità e alla polizia locale – della battaglia leghista per la “devoluzione” alle Regioni di competenze già di pertinenza dello Stato.

Due sono i princìpi fondamentali a cui si ispira la proposta di legge:

-
il mantenimento in capo allo Stato della definizione del quadro normativo generale di tutta l’istruzione, compresa quella professionale, dal momento che i diplomi e le qualifiche devono avere valenza nazionale ed essere riconoscibili ed equiparabili a livello europeo;

- il trasferimento alle regioni dell’amministrazione di tutta l’istruzione, senza distinzione tra quella scolastica e quella professionale.

La Lega propone di completare il processo avviato con il decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, che aveva attribuito alle Regioni solo le competenze di programmazione dell’offerta formativa e della rete scolastica, assegnando ad esse anche quelle finora mantenute dagli uffici scolastici regionali in materia di programmazione e gestione degli organici del personale.

L’attuazione del federalismo, secondo la Lega, comporta l’autonomia fiscale per regioni, province e comuni, che potranno stabilire imposte proprie ma anche accedere ad aliquote riservate e a quote dei grandi tributi erariali. Con queste risorse le Regioni dovranno finanziare integralmente, sulla base dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP) e dei costi standard (che sostituiranno gradualmente la spesa storica), le funzioni fondamentali degli enti territoriali, inclusa la dipendenza del personale dirigenziale, docente e amministrativo, tecnico ed ausiliario (ATA). Per i territori a minore capacità contributiva si fa riferimento alla legge n. 42 del 2009, istitutiva di appositi fondi perequativi per la regione e gli enti locali.

Da notare che la Lega, su questo terreno, non compie apparentemente alcuna accelerazione. Si rifà anzi alle proposte che le Regioni e le Province autonome avevano già approvato e condiviso all’unanimità il 14 dicembre 2006, in sede di Conferenza unificata, proposte concernenti il master plan delle azioni da effettuare per dare compiuta attuazione al Titolo V della Costituzione nel campo dell’istruzione.

Azioni che dovranno svolgersi dando alle Regioni la possibilità di rendere coerente la programmazione dell’offerta di istruzione e formazione e della rete scolastica e formativa con la allocazione delle risorse umane disponibili, sia pure sempre nel rispetto dei LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni), fissati a livello nazionale con il loro concorso e consenso.