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Tuttoscuola: Istruzione tecnica

Rilancio bipartisan Si riprenderà l’istruzione tecnica?

01/06/2009
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Tuttoscuola

Istruzione tecnica/1. Rilancio bipartisan

Il rilancio dell’istruzione tecnica, culminato, finalmente, nel varo (in prima lettura) del relativo nuovo Regolamento da parte del consiglio dei ministri di giovedì scorso, è il frutto di una scelta condivisa di fatto dai due schieramenti, al di là delle polemiche di questi giorni su alcuni aspetti (orari, prima applicazione, qualche distinguo sulle discipline di insegnamento) che non intaccano il sostanziale consenso bipartisan sull’impianto.

E ciò non solo perché l’attuale governo ha deciso di avallare il modello di riforma predisposto dal precedente esecutivo sulla base delle proposte della commissione De Toni, ma anche perché – a ben vedere – la stessa commissione De Toni aveva a sua volta in qualche modo recepito le novità introdotte nei licei economico e tecnologico nell’ultima stesura del decreto legislativo n. 226/2005 (Moratti), quando furono inventati i cosiddetti “licei vocazionali”. E’ bastato togliere a questi ultimi l’etichetta di “licei”, sostituendola con quella di “istituti” (in attuazione della legge n. 40/2007, Bersani) per veder risorgere le principali tipologie degli istituti tecnici.

Il punto di svolta, in direzione del rilancio degli istituti tecnici, si è verificato, al di là delle etichette, tra il 2003 e il 2004, quando fu abbandonata dal ministro Moratti l’ipotesi di mantenere in area liceale solo un liceo economico e uno tecnologico (sul modello dell’indirizzo scientifico-tecnologico Brocca), e di costruire la “seconda gamba” del sistema utilizzando non solo gli istituti professionali ma anche il grosso degli istituti tecnici.

Per ragioni politiche (dissensi all’interno della maggioranza) e per la forte pressione di Confindustria, che temeva il salto nel buio della regionalizzazione del “secondo canale” tecnico-professionale, si arrivò alla fine a definire 9 indirizzi di liceo tecnologico e due di liceo economico, con ampio spazio per le materie tecniche e le attività di laboratorio: uno schema sostanzialmente ripreso dalla commissione De Toni e ora sanzionato dal Regolamento.

Istruzione tecnica/3. Si riprenderà l’istruzione tecnica?

Passare da 39 (più centinaia di sperimentazioni) a 11 indirizzi, 9 tecnologici e due economici, rilanciare il marchio dell’istruzione tecnica con un largo consenso politico (Prodi ne è stato e ne è un appassionato fautore), condurre una vasta campagna di marketing verso le famiglie con il sostegno dei principali quotidiani, con in testa quello della Confindustria: servirà tutto questo a far uscire l’istruzione tecnica dalla lenta ma costante tendenza alla perdita di iscritti in atto da diversi anni, con lievi segnali in controtendenza registratisi solo in questi ultimi due anni scolastici? Ma soprattutto: avremo un’istruzione tecnica forte e credibile sul piano dei risultati formativi?

Domande alle quali è difficile dare una risposta, se non questa: il successo dell’operazione dipenderà dalla capacità degli stakeholders (Ministero e suoi apparati centrali e locali, esperti ascoltati dal ministro, ispettorato, dirigenti scolastici, assessorati regionali, sistema delle imprese, sindacati e associazioni professionali) di restituire un’identità forte all’istruzione tecnica, come quella che ha avuto in passato, quando dagli istituti tecnici sono usciti i quadri intermedi e anche gli imprenditori che hanno fatto grande e competitiva l’industria manifatturiera italiana.

Certo, sulla carta gli istituti tecnici sono ora più forti, e possono competere meglio con i licei: potranno anche beneficiare, forse, del riflusso di una parte della domanda che finora si è rivolta agli istituti professionali, la cui immagine non è certo esaltata dal modello De Toni, recepito dal Regolamento. Ma potrebbe anche accadere che le famiglie confermino fiducia ai professionali proprio per il loro profilo “operativo”, sottolineato nel Regolamento, e che restino diffidenti verso un’istruzione tecnica che riduce l’orario proprio delle materie tecniche, aumentando quello di materie generali come italiano e matematica. Perché, a quel punto, e visto anche che per molte professioni è ora richiesta la laurea almeno triennale, non scegliere il liceo?

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