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Ugolini: ci sono 9.300 scuole in Italia, ministero metta a frutto capitale umano

- “Abbiamo delle urgenze- ha spiegato alla DIRE- innanzitutto migliorare il rapporto scuola-lavoro”.

10/04/2013
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Agenzia Dire
ROMA - “Abbiamo delle urgenze- ha spiegato alla DIRE- innanzitutto migliorare il rapporto scuola-lavoro”. Ugolini ha ricordato quello che è stato fatto quest’anno con l’articolo 52 del decreto sviluppo, che chiede di “allineare filiere formative e filiere produttive attraverso la costruzione dei poli tecnico professionali e attraverso la costruzione-potenziamento del livello terziario non accademico di istruzione(gli ITS), cioè- ha chiarito il sottosegretario- quel modello che permette di costruire i super tecnici di cui hanno bisogno le aziende. Innanzi tutto- ha proseguito Ugolini- consolidare il rapporto scuola-lavoro per permettere ai ragazzi di frequentare il mondo del lavoro e delle professioni prima di finire la scuola, anche in chiave orientativa, perché noi dobbiamo aiutarli a capire cosa fare da grandi e come mettere a frutto i loro talenti”.

L’altra priorità, secondo il sottosegretario all’Istruzione, sono “le lingue straniere, perché senza questo strumento i nostri ragazzi non possono avere come orizzonte il mondo. Noi dobbiamo avere come orizzonte il mondo- ha precisato Ugolini- non per lasciare il nostro bel Paese, ma per viverlo avendo rapporti con tutti. Noi abbiamo visto in questi anni di crisi che abbiamo bisogno di esportare, di far capire che il made in Italy è meraviglioso a tutto il mondo e per questo- ha concluso- occorre sapere le lingue straniere.

CONIUGARE TRADIZIONI ITALIANA E ANGLOSASSONE
Esame di Stato, esame di ammissione all’Università e prove Invalsi. In Italia abbiamo un sistema di valutazione con il quale, secondo il sottosegretario all’Istruzione Elena Ugolini, “è chiaro che non si può andare avanti”. La soluzione proposta dall’esponente del Miur dovrebbe essere quella di coniugare la tradizione classica e tecnica italiana con quella proveniente dal mondo anglosassone.

“I nostri ragazzi sostengono l’esame di Stato, poi molte università chiedono degli esami di ammissione perché ‘non si fidano’ dei voti in uscita agli esami di Stato”. E per l’anno prossimo è prevista anche “una rilevazione esterna degli apprendimenti degli Invalsi su italiano e matematica per tutte le quinte superiori”. Occorre “capire in che modo coniugare la nostra tradizione culturale dell’esame di Stato”, che punta “sull’oralità, sulla creatività, sulla capacità di svolgere delle prove aperte, pratiche, concrete e tecniche, con una tradizione anglosassone di prove esterne standardizzate sugli apprendimenti, magari computer based- ha spiegato Ugolini- che permetteranno di poter fare delle prove aperte, strutturate anche in modo diverso, evitando il cheating (la copiatura) e avendo in tempi brevi dei risultati”.

Su questo temi “ci stiamo lavorando- ha precisato- sicuramente daremo un disegno prospettico per il nuovo governo, ma già da gennaio ci saranno delle prove esterne standardizzate di italiano e matematica per tutte i ragazzi di quinta superiore. Molte università stanno lavorando affinché quei punteggi possano essere utilizzati anche per le ammissioni”. Ma l’impegno del ministero continua anche nella direzione di valorizzare, attraverso un decreto, “il voto di maturità per le ammissioni all’università, perché non ha senso che un ragazzo faccia fatica e lavori per cinque anni e questo non gli venga riconosciuto nell’ammissione”.

Infine, rispondendo alle richieste dei giovani presidenti alla plenaria delle consulte provinciali studentesche all’Aquila, il sottosegretario ha concluso: “Il ministro Profumo ha in cantiere una legge sul diritto allo studio molto importante. Speriamo da qui alla fine di aprile di poterla portare avanti. Una legge che permetta di dare borse di studio a chi veramente ne ha bisogno e a chi si merita di avere questo aiuto”.


CONSULTE STUDENTESCHE LA CONNESSIONE TRA STUDENTI E ISTITUZIONI FUNZIONA

"Le consulte studentesche hanno funzionato, perché funziona l’idea di poter creare una connessione tra le istituzioni e il mondo degli studenti". Lo spiega Giuseppe Pierro, dirigente dell’Ufficio primo della Direzione generale per lo studente del Miur, a quindici anni dalla loro creazione.

È un’idea “vincente” l’aver creato “un meccanismo di rappresentanza istituzionale- ha spiegato il dirigente- perché i ragazzi sono eletti in tutte le scuole secondarie di secondo grado con un processo di scelta democratica all’interno delle scuole. Hanno, inoltre, un ruolo riconosciuto dalle leggi dello stato”, dal momento che c’è “un decreto del Presidente della Repubblica che spiega qual è il loro compito e cosa devono fare”.

La Direzione generale ha dato “una cornice istituzionale ad un’idea che nasceva dagli studenti, per rispondere ad una loro richiesta. Loro richiedono, soprattutto oggi- ha precisato Pierro- di essere ascoltati”. Ma il dirigente ha anche ricordato che da 15 anni a questa parte “sono cambiate un po’ di cose. Allora il tessuto sociale del nostro paese era diverso- ha sottolineato l’esponente del Miur- oggi i ragazzi devono affrontare tematiche che 15 anni fa noi stessi non pensavamo che dovessero affrontare. Pensare di parlare di crisi, di educazione finanziaria e di rilancio del Paese richiede anche da parte nostra un ripensamento”.