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Uità - Il Virgilio di Roma, un liceo tutto scuola e caserma

Il Virgilio di Roma, un liceo tutto scuola e caserma di Piero Sansonetti In un importante liceo classico di Roma, il Virgilio, il preside e gli insegnati hanno deciso di affrontare la protesta ...

14/01/2002
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l'Unità

Il Virgilio di Roma, un liceo tutto scuola e caserma
di Piero Sansonetti

In un importante liceo classico di Roma, il Virgilio, il preside e gli insegnati hanno deciso di affrontare la protesta studentesca alla maniera di una volta. Commissione disciplinare, processi personali, punizioni esemplari. Si sono basati sul Regio decreto del 1925, emanato all'epoca delle leggi speciali con le quali Mussolini abolì la democrazia parlamentare. Non hanno trovato di meglio. E hanno istituito una commissione 'anti-occupazioni' che lavorerà in diretto contatto con le forze dell'ordine e con il tribunale dei minori. Con un'idea, sembrerebbe, di collaborazione positiva tra scuola e caserma. In attesa che questa commissione dia i suoi risultati, il collegio dei docenti ha anche deciso di operare in modo diretto. Ha convocato appositi consigli di classe nel corso dei quali una ventina di studenti - considerati i capi più pericolosi della protesta - sono stati processati uno ad uno. Le prime condanne sono arrivate ieri, le prossime si decideranno in settimana. Sono previsti vari gradi di punizioni. La più blanda - un po' 'americana' - è la condanna a venire a scuola in ore non di insegnamento per lavorare al restauro e alla riverniciatura dei muri; la punizione intermedia è la sospensione per un certo numero di giorni; la più grave - per ora solo minacciata - è l'espulsione dalla scuola e quindi la perdita dell'anno. A tutto ciò si aggiunge la decisione di usare il voto di condotta per alzare o abbassare il voto di profitto, e quindi, eventualmente, per ridurre i crediti scolastici e abbassare il voto di maturità.
La decisione degli insegnanti del Virgilio, presa a larghissima maggioranza - con un solo voto contrario - naturalmente ha suscitato molte proteste. Ma sicuramente ha anche prodotto consenso e rilanciato le speranze di una parte del mondo scolastico: quella che ha sempre sognato la vecchia scuola selettiva e gerarchica, non ha mai accettato la 'rivoluzione di fatto' degli anni sessanta, e oggi finalmente vede un po' di luce, dopo un trentennio di vessazioni, freme di speranza e sogna il riscatto, il ritorno ai principi autoritari e paternalisti di una volta.
Non c'è nessuna relazione diretta tra le decisioni - per la verità abbastanza gravi ma anche un po' comiche - della preside del Virgilio e le idee di riforma della scuola avanzate nelle settimane scorse dalla ministra Moratti (e messe in discussione, pare, persino dal Consiglio dei ministri); però è evidente che lo spirito è lo stesso. Lo spirito di restaurazione. E ricorda un po', in queste sue forme infantili, vecchi episodi che finirono nel ridicolo tanti anni fa. Come quando il preside del Plinio, sempre a Roma, in pieno sessantotto, proibì agli studenti di andare a scuola coi capelli lunghi, e un giorno si presentò nelle classi con le forbici, per tagliare i capelli: si beccò un mese filato di occupazione e poi il trasferimento. I giornali - che all' epoca non erano particolarmente liberal - lo presero mortalmente in giro.
Al Virgilio il conflitto è esploso alla fine di novembre. Gli studenti, la sera del 30, si sono riuniti in assemblea e hanno deciso l'occupazione. Più o meno come succedeva negli stessi giorni - senza provocare drammatiche conseguenze - in un gran numero di scuole di tutt'Italia. Il giorno dopo la preside ha deciso di dichiarare guerra agli studenti, e ha cercato in vari modi di far interrompere l'occupazione con una azione di forza. Il 9 dicembre gli studenti hanno deciso di loro iniziativa la conclusione dell'occupazione, dopo due giornate difficilissime, nelle quali pare che molti personaggi esterni alla scuola fossero entrati nella aule e avessero provocato un bel po' di danni. Il giorno dopo - ma si è saputo solo oggi - la preside, facendosi forte dell'indignazione per i danni provocati dall'occupazione, è riuscita a far votare al collegio dei docenti quel documento di cui parlavamo prima, che autorizzava in modo formale la repressione.
Con la preside si sono schierati, oltre alla maggioranza degli insegnanti, compresi molti insegnanti di sinistra, anche l'associazione dei genitori cattolici, la quale sostiene che la scuola deve servire a insegnare il senso di responsabilità, e quindi sono giuste le punizioni esemplari verso i ragazzi che hanno diretto questa occupazione.
Reazioni opposte da parte della maggioranza dei genitori e delle organizzazioni studentesche. Che giudicano le decisioni del collegio dei docenti nient'altro che una vendetta contro le iniziative politiche degli studenti. Persino il sindacato dei docenti, che pure si trova in una situazione imbarazzante, dal momento che rappresenta gran parte di quelli che hanno votato per la repressione, ha preso molto nettamente le distanze. Massimo Menna, che è il segretario della Uil scuola, ha fatto notare che una cosa è cercare i responsabili di eventuali devastazioni e una cosa un po' diversa è punire in modo indiscriminato una ventina di studenti scegliendoli tra quelli che sono stati più attivi nella battaglia politica.


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